Cateno De Luca a processo per diffamazione verso Crocè e Pino della Fp Cgil
di Andrea Rifatto | 07/03/2017 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 07/03/2017 | CRONACA
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Cateno De Luca dovrà comparire in udienza il 23 giugno
Nuovo procedimento penale per Cateno De Luca. Il sindaco di S. Teresa di Riva dovrà infatti comparire a processo dinanzi al Tribunale di Messina perché accusato del reato di diffamazione nei confronti di Clara Crocè e Carmelo Pino, segretaria generale e segretario provinciale del sindacato Funzione pubblica Cgil di Messina. I due hanno querelato De Luca il 26 ottobre 2015 in seguito ad alcune dichiarazioni ritenute offensive pubblicate dal primo cittadino sul proprio profilo Facebook, relative alla vicenda dei 22 lavoratori dell’Ato Me4 che secondo l’organizzazione sindacale dovevano transitare nell’Aro comunale di S. Teresa, il cui Piano prevedeva invece l’impiego di 12 addetti. In particolare De Luca, commentando la richiesta di ispezione avanzata dalla Fp Cgil agli organi competenti, per verificare che tutti gli adempimenti adottati dal Comune di S. Teresa fossero corrispondenti a quanto previsto dalla normativa vigente, accusava Crocè e Pino, nella qualità di sindacalisti, di utilizzare “metodi mafiosi” per difendere i lavoratori rimasti esclusi dall’Aro rifiuti, “pubblicando una nota con espressioni infamanti del ruolo delle associazioni sindacali”. Motivazioni che gli sono valse l’accusa di diffamazione, “perché offendeva l’onore e il decoro di Crocè e Pino”, con l’aggravante di aver commesso il fatto con la diffusione attraverso il social network Facebook. Il Tribunale, il 30 dicembre, ha emesso decreto penale condannando De Luca per diffamazione a 2mila euro di multa ma il sindaco di S. Teresa non si è dato per vinto e ha proposto opposizione chiedendo di aprire il dibattimento. Il giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco ha quindi disposto il procedersi a giudizio fissando l’udienza per il 23 giugno dinanzi alla Seconda sezione penale monocratica. A difendere Cateno De Luca è l’avvocato Giovanni Mannuccia di Messina. Per il reato contestato la pena prevista è la reclusione da sei mesi a tre anni o la multa non inferiore a 516 euro.