Corruzione al Comune di Taormina: arrestato un avvocato, divieto di dimora a ex dirigente
15/11/2019 | CRONACA
15/11/2019 | CRONACA
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L'operazione è stata condotta dalla Finanza di Taormina
I finanzieri del Comando provinciale di Messina hanno arrestato a Taormina un noto avvocato e notificato un divieto di dimora ad un ex dirigente comunale, ora in pensione, ritenuti responsabili dei reati di peculato e corruzione per essersi appropriati delle somme relative al servizio idrico versate dagli utenti morosi. Si tratta dell’avvocato Francesco Laface, 60 anni di Giardini Naxos con studio a Taormina, ristretto agli arresti domiciliari, e dell’ex dirigente comunale Giovanni Coco, 67 anni, in pensione dal 31 dicembre scorso, nei cui confronti è stato disposto il divieto di dimora a Taormina. Misure adottate considerato il valore probatorio degli elementi raccolti nel corso dell’attività d’indagine e rilevato il rischio di reiterazione delittuosa da parte degli indagati. Nell’ambito della stessa operazione sono stati sequestrati beni immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 817mila euro, somme ritenute il profitto di peculato ed il prezzo della corruzione. L’operazione, denominata “Acquewin”, scaturisce da una complessa attività d’indagine eseguita dai militari della Compagnia di Taormina e coordinata dal Gruppo delle Fiamme Gialle di Messina, che ha portato all’emissione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Messina. Le indagini hanno consentito di accertare che l’avvocato, nella sua qualità di incaricato dall’Amministrazione comunale alla riscossione delle somme dovute per la fornitura dell’acqua nei confronti degli utenti morosi, unitamente al responsabile dell’Area Servizi Generali e dell’Ufficio Riscossione del Servizio acquedotto del Comune di Taormina, omettevano di versare nelle casse comunali gli importi riscossi per il pagamento delle utenze idriche, appropriandosi, negli anni, di un importo vicino al milione di euro. L’attività investigativa ha tratto origine dall’analisi di dati ed elementi acquisiti dalle Fiamme gialle taorminesi nell’ambito di una verifica fiscale nei confronti di Laface e ha evidenziato come l’ex dirigente comunale, in cambio di denaro e di altre utilità, del valore pari a circa 26mila euro, individuate attraverso accertamenti patrimoniali, si fosse totalmente sottomesso all’avvocato. In sede di perquisizione, peraltro, presso l’abitazione dell’ex dirigente comunale, è stato rinvenuto e sequestrato un “pizzino”, rappresentativo della giustificazione concordata tra gli attori per creare una giustificazione - ovviamente solo apparente - alla tangente ricevuta. Secondo l'accusa il legale, grazie alla complicità del predetto responsabile dell’Ufficio idrico, che pertanto ometteva la prevista attività di controllo, giungendo anche ad inserire nel sistema informatico comunale “AcqueWin” - da qui il nome dell’operazione - dati falsificati, negoziava direttamente sul suo conto corrente personale gli assegni degli utenti morosi (comportamento definito dallo stesso giudice come “inquietante”), ovvero si faceva pagare “in contanti”, a fronte di uno sconto all’utente, nell’ottica di non lasciare traccia degli importi ricevuti. La cosa ancora più grave, scrivono gli inquirenti, appare come tale strutturata e indisturbata attività di sistematica appropriazione di denaro pubblico risultasse nota a molti impiegati della macchina comunale della Perla dello Jonio, come emerge dal contenuto delle intercettazioni, ma purtroppo, come spesso le cronache giudiziarie registrano, l’omertà e la connivenza dei pubblici dipendenti divenivano il volano del perpetrarsi, nel tempo, delle condotte illecite. Secondo ipotesi d’accusa, proprio il connubio criminale oggi disvelato consentiva al legale di riuscire a mantenere l’incarico, sin dal lontano 1995, nonostante i vari avvicendamenti delle amministrazioni comunali, continuando, in tal modo, a perseverare in maniera indisturbata nella sua azione criminogena. Nella mattinata odierna, pertanto, i Finanzieri hanno dato esecuzione al provvedimento e sequestrato tre unità immobiliari di proprietà del professionista e, tra le altre, le somme maturate dall’ex dirigente a titolo di trattamento di fine servizio a seguito della cessazione del rapporto di lavoro. Trattasi del primo caso di misura cautelare reale della specie nella provincia di Messina. L’operazione odierna testimonia l’impegno della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Messina nella lotta alla corruzione, a salvaguardia del corretto utilizzo delle risorse pubbliche e per rilanciare l’economia locale. Tutelare i cittadini onesti e pretendere correttezza nello svolgimento dei servizi pubblici - concludono le Fiamme Gialle - significa garantire alla comunità locale migliori condizioni di vita, anche contenendo possibili aumenti esponenziali dei costi di gestione della macchina pubblica, magari a causa di comportamenti illeciti di dipendenti infedeli.