Corruzione, falso e truffa al Consorzio Rete Fognante: sospesi ex dirigenti e imprenditori
di Redazione | 10/05/2024 | CRONACA
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L'impianto di smaltimento di Giardini Naxos
Corruzione, truffa, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, falso materiale e ideologico e inquinamento ambientale. Sono i reati contestati in concorso a quattro persone alle quali è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare personale dagli agenti del Commissariato di Polizia di Taormina e dai finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina per la gestione del Consorzio per la Rete Fognante, che si occupa di smaltimento dei reflui provenienti dai comuni di Taormina, Giardini Naxos, Letojanni e Castelmola. Il provvedimento dispone la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un ex dirigente del Consorzio ed il divieto temporaneo per due imprenditori della provincia di Messina ed un professionista, già dirigente dell’Ente, di contrarre con la Pubblica Amministrazione. Agli indagati sono contestati, in concorso tra loro, i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, falso materiale e ideologico, truffa e inquinamento ambientale. Le indagini, condotte dal Commissariato di Taormina e dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, coordinate dalla Procura, sono consistite in complesse ricostruzioni documentali, intercettazioni ambientali e accertamenti bancari e hanno messo in luce l’esistenza di un collaudato sistema di cattiva gestione delle funzioni pubbliche, in totale spregio dei principi di correttezza, trasparenza ed imparzialità che dovrebbero presiedere all’azione amministrativa. Il sistema illecito ruotava attorno alle figure di due dirigenti, rispettivamente responsabili dell’Area tecnica e dell’Area finanziaria, che secondo l’accusa gestivano in maniera clientelare i lavori di manutenzione al Consorzio Rete Fognante, inosservanti della vigente normativa sui contratti pubblici, affidandoli arbitrariamente ad alcuni imprenditori per la realizzazione di scopi personalistici, quali incarichi privati retribuiti ed altre varie utilità economiche. Inoltre, gli investigatori hanno dimostrato che il responsabile tecnico aveva consentito l’utilizzo dell’impianto di depurazione anche in assenza dell’autorizzazione allo scarico, risultata ormai scaduta, e della manutenzione della struttura, obbligatorie per il trattamento a norma di legge delle acque reflue, arrivando persino ad autorizzare uno degli imprenditori colpiti dalla misura restrittiva allo scarico reiterato di reflui fognari non depurati nelle acque del fiume Alcantara, in totale inosservanza delle prescrizioni e cagionando un significativo danno all’ecosistema fluviale. Considerati i gravi indizi di colpevolezza ed il concreto pericolo di reiterazione del reato, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro dell’automezzo utilizzato per il trasporto illecito di rifiuti e scarico abusivo dei reflui fognari, riconducibile ad una società gestita da uno degli imprenditori indagati. L’impianto gestito dal Consorzio, già sottoposto a sequestro nel marzo 2021 nel corso delle investigazioni, è attualmente affidato ad un amministratore giudiziario e risulta regolarmente operativo, in regola con gli interventi di manutenzione previsti per legge. L’odierna attività - evidenziano le Forze dell’ordine e la Procura - testimonia il perdurante impegno nel contrasto ai reati contro la Pubblica Amministrazione, a tutela dell’ambiente ed a presidio della legalità circa la corretta spesa delle risorse pubbliche in favore della collettività.