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"Cotto e crudo", genesi dell'indagine e ruoli degli arrestati: "Mia figlia sta con lui..."
di Andrea Rifatto | 10/02/2023 | CRONACA
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La palazzina di via Spinelli davanti la quale avveniva lo spaccio
Quell’abitazione all’estremità nord di Furci Siculo era divenuta “un centro stabile di smercio di sostanza stupefacente, meta di un vero e proprio pellegrinaggio quotidiano di numerosi avventori-clienti”. Un traffico che i carabinieri della Stazione di Santa Teresa di Riva e della Compagnia di Taormina hanno monitorato per diversi mesi tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, raccogliendo le prove su oltre settanta episodi di traffico e cessione di droga confluiti nell’operazione denominata “Cotto e crudo”, termini utilizzati dagli indagati per indicare cocaina e crack facendo riferimento a un “mezzo panino”, oppure a “due birrette normali” o “cinque birre” da acquistare. Uno smercio incessante in cui l’abitazione di Carmelo Menoti, situata in via Spinelli a Furci Siculo, era base logistica: era lui, secondo l’accusa, a reperire la droga sul mercato di Messina e a curare acquisto, pagamento, trasporto, preparazione e confezionamento in dosi e la vendita in prima persona tramite i sodali: Francesco Celi e Paolo Grasso sono ritenuti stabili fornitori, Giuseppe La Rosa e Tamara Gugliotta corrieri dal capoluogo a Furci Siculo, Emanuele Impellizzeri (secondo il gip Fabio Pagana il braccio destro di Menoti), Alberto Ferraro e Simone Triscari i venditori al dettaglio sotto la sua abitazione, a cui impartiva le istruzioni dopo aver ricevuto gli ordini dai clienti. Le dosi venivano anche lanciate direttamente dalle finestre dell’appartamento e ricevute “al volo” dagli spacciatori, che le cedevano agli acquirenti giunti in auto o a piedi. Le indagini hanno portato gli inquirenti a ritenere che vi era “l’esistenza di un sodalizio criminoso finalizzato allo smercio sistematico di sostanza stupefacente facente capo a Menoti, vertice dello stesso - scrive il gip - e non v’è dubbio che l’abitazione in uso al Menoti fosse centro stabile di smercio di sostanza stupefacente a Furci Siculo”. Le indagini sono partite dopo il racconto fatto il 17 novembre 2020 ai Carabinieri di Santa Teresa, allora guidati dal luogotenente Maurizio La Monica, dai genitori della convivente di Menoti, preoccupati per la figlia perchè il compagno era uno spacciatore. La madre lo aveva visto “maneggiare della sostanza bianca, forse cocaina” e uscire di casa e consegnarla ad un soggetto che transitava in auto, per poi essere invitata ad andare via dal giovane perchè “doveva lavorare”, mentre riceveva una "richiesta" per telefono e si prodigava per esaudirla andando a prendere della sostanza bianca che trattava con il bicarbonato per preparare delle dosi. Da allora la palazzina di via Spinelli ha iniziato ad essere tenuta d’occhio e ripresa dalla telecamera piazzata dai carabinieri, che hanno registrato tutti i movimenti dal 25 gennaio al 9 marzo 2021 e “acceso” le intercettazioni telefoniche sulle utenze degli indagati. Per l’accusa Impellizzeri, Ferraro e Triscari, “per l’assiduità e la stabilità di rapporto e per il ruolo svolto di coadiutori/venditori al dettaglio, ben possono considerarsi partecipi del sodalizio stabile”, così come Celi, “stabile fornitore del Menoti e conscio di una sua sistematica e organizzata attività di spaccio” e Grasso, “anche lui fornitore assiduo”, mentre La Rosa e Gugliotta erano i corrieri, “soprattutto nei momenti di fibrillazione per temporanea indisponibilità di sostanza stupefacente, pronti ad accompagnarlo dai fornitori o a recarsi per suo conto”. Per Cisterna obbligo di firma perchè “non si può considerare sodale la sua contiguità a soggetti spacciatori seriali, ma la sua familiarità con contesti criminali induce a ritenere concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato”: Oggi inizieranno gli interrogatori di garanzia degli otto arrestati dell’operazione, che compariranno davanti al gip Pagana insieme ai loro legali difensori, gli avvocati Felice di Bartolo, Antonio Bongiorno e Tino Celi. I primi ad essere sentiti saranno i quattro indagati rinchiusi nel carcere di Gazzi e Piazza Armerina, Menoti, Impellizzeri, Celi e Grasso; poi toccherà agli arrestati ristretti ai domiciliari, Ferraro, Triscari, La Rosa e Gugliotta e infine ad Alessandro Cisterna, sottoposto ad obbligo di firma e ritenuto estraneo all’associazione. Secondo il gip le esigenze cautelari sono “pregnanti nei confronti di soggetti gravemente indiziati non solo dei reati fine ma anche dell’ipotesi associativa, legati tra loro da un chiaro vincolo associativo e stabilmente dediti allo smercio di sostanze stupefacenti. Per tutti è concreto e attuale - secondo Pagana - anche in forza della recente epoca di commissione di tutti i fatti di reato, il pericolo di reiterazione”. Per Menoti è stato deciso il carcere “perchè ogni altra misura meno afflittiva non scongiurerebbe adeguatamente l’evidenziato pericolo di reiterazione”, così come per Impellizzeri, Celi e Grasso, in quanto “le loro condotte e la loro disinvoltura denotano una spregiudicatezza criminale nell’organizzare gli approvvigionamenti e una assiduità negli stessi e nelle necessarie cautele”. Per Ferraro, Triscari, La Rosa e Gugliotta, invece, i domiciliari sono “adeguati a fronteggiare il pericolo di reiterazione e proporzionati al disvalore dei fatti a loro ascritti e del ruolo a loro riconosciuto”, essendo indagati che “operano in posizione di subordinazione rispetto al Menoti e con ruoli essenzialmente esecutivi di materiale consegna di stupefacente ai clienti o corrieri negli approvvigionamenti”.