Sabato 23 Novembre 2024
Indagate altre 15 persone. Sequestrate ingenti somme di denaro anche all'estero


Crac Wind Jet, arrestati Nino Pulvirenti e Stefano Rantuccio - VIDEO

29/01/2016 | CRONACA

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Nino Pulvirenti

Diciassette indagati, di cui due agli arresti domiciliari, e cospicue somme di denaro poste sotto sequestro. Sono gli esiti dell’operazione “Icaro” della Guardia di Finanza di Catania, sfociata stamane negli arresti di Antonino Pulvirenti Stefano Rantuccio (originario di Milazzo) rispettivamente presidente e amministratore delegato di Wind Jet Spa, sulla base di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale etneo per il reato di bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della compagnia aerea low cost. I riflettori degli inquirenti si sono concentrati anche su altre 15 persone, per le quali sono stati disposti diversi provvedimenti. Oltre ai due arrestati, infatti, ristretti agli arresti domiciliari con il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali e nei confronti dei quali è stato disposto il sequestro preventivo di somme unitamente ad altri soggetti, risultano indagati: Angelo Vitaliti, quale componente del Consiglio di amministrazione di Wind Jet Spa (divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali e sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Vincenzo Patti, quale presidente del Collegio sindacale di Wind jet Spa (divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali); Paola Santagati, quale commercialista di Wind Jet Spa (divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali); Gianni Cominu, quale maintenence PH di Wind Jet Spa (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati), Giuseppe D’Amico, quale engineering manager di Wind Jet Spa (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Biagio Rantuccio, fratello di Stefano, quale destinatario di somme di denaro sul proprio conto corrente (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Matko Dadic, quale managing director di “Dale Aviation Ltd” – Uk (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Gregoire Lebigot, quale administrator della “Jmv Aviation S.a.r.l.” – Lussemburgo (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Karl Rickard, quale vicepresidente della “Jmv Aviation Sarl”- Lussemburgo (sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati); Sarah Patti, quale componente del collegio sindacale di Wind Jet Spa (indagata a piede libero); Gianmarco Abbadessa, quale componente del collegio sindacale Wind Jet Spa (indagato a piede libero); Luciano Di Fazio, senior partner di “Emintad Italy Srl”, società di consulenza strategica (indagato a piede libero); Gianluca Cedro, senior partner di “Emintad Italy Srl”, società di consulenza strategica (indagato a piede libero); Giulio Marchetti, quale associate partner della società di revisione “Bompani Audit Srl” (indagato a piede libero); Remo Simonetti, quale amministratore della società di revisione “Bompani Audit Srl” (indagato a piede libero). In esecuzione del medesimo provvedimento, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania stanno procedendo al sequestro preventivo di cospicue somme di denaro nei confronti dei principali indagati, anche su conti individuati in Svizzera, attraverso rogatorie internazionali.

L’inchiesta e le accuse

La vicenda nasce nell’agosto 2012, quando, a seguito del fallimento della trattativa per la cessione della Wind Jet all’Alitalia, la compagnia aerea siciliana, in forte crisi di liquidità, aveva sospeso le proprie attività. Nel maggio successivo la società veniva ammessa dal Tribunale fallimentare di Catania alla procedura di concordato preventivo liquidatorio, con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per oltre 43 milioni di euro. Le indagini, dirette dai magistrati del gruppo per i reati contro la criminalità economica della Procura distrettuale di Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, in stretta collaborazione con i consulenti tecnici nominati dall’autorità giudiziaria e con il supporto del Nucleo speciale di Polizia valutaria. Tali attività hanno consentito di ricostruire, attraverso l’analisi delle complesse vicende societarie, le operazioni dolose compiute a partire dal 2005 che hanno determinato l’aggravamento dello stato di dissesto della Wind Jet Spa. Il quadro complessivo emerso dall’esame della documentazione sequestrata, dalle ispezioni informatiche, dalle rogatorie internazionali eseguite in Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, nonché dagli accertamenti bancari, dall’approfondimento di segnalazioni sospette e dalle indagini tecniche ha evidenziato che la società, già a partire dal 2005, non avrebbe dovuto operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate.

Fra le operazioni fraudolente finalizzate all’occultamento delle effettive perdite e all’incremento dell’attivo patrimoniale si inquadra la rivalutazione del marchio Wind Jet nell’annualità 2005, operata in contrasto con i criteri di redazione del bilancio. Tale marchio, iscritto nel bilancio 2004 a soli 319 euro, è stato poi valorizzato nel bilancio dell’anno 2005, sulla scorta di una perizia ritenuta di comodo, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto (e retrocesso dopo pochi anni) alla “Meridi Srl” (società di gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo imprenditoriale). Anche nei bilanci relativi agli anni successivi, sono state individuate artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di società estere che, attraverso perizie “di comodo”, hanno gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro. In tale contesto si inquadra la sopravvalutazione operata da due imprenditori stranieri (Matko Dadic, e Karl Rickard), attraverso proprie società estere (“Dale Aviation Ltd” e “Powerjet Aviation Service Ltd”) dei rottami dell’aereo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro, a fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di poco più di 600mila euro.

Dalle indagini sono anche emersi indizi di responsabilità a carico dei componenti dell’organo sindacale ai quali la legge assegna specifiche funzioni di vigilanza e controllo. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati della Procura distrettuale di Catania e dei finanzieri sono finiti anche i responsabili della società di revisione, la “Bompani Audit Srl”, che avrebbero concordato e retrodatato le relazioni di revisione da allegare ai bilanci relativi agli anni dal 2008 al 2011, sulla scorta di indicazioni fornite dal commercialista della Wind Jet, Paola Santagati, così da nascondere la reale situazione di dissesto in cui versava la società. Assai significativa appare la circostanza per cui il management della compagnia aerea, quando la società già versava in grave crisi di liquidità, ha distratto ingenti somme di denaro verso altre società del “Gruppo Pulvirenti”, giustificandole, in un caso, come restituzione di pagamenti effettuati per conto della Wind Jet Spa (1.800.000 euro nei confronti di “Finaria SpA”) e, in un altro, quale pagamento parziale per il riacquisto del marchio “Wind Jet” (2.400.000 euro nei confronti della “Meridi Srl”). L’attività degli investigatori ha permesso di rilevare che, sempre con la compiacenza degli imprenditori stranieri, l’amministratore delegato della Wind Jet, Stefano Rantuccio, ha sottratto risorse finanziarie alla società utilizzando false fatture relative alla manutenzione degli aeromobili o all’acquisto di costosi ricambi. L’esame della copiosa documentazione bancaria acquisita ha anche permesso di accertare che lo stesso Stefano Rantuccio, con l’aiuto del fratello Biagio (anch’egli indagato), si sarebbe appropriato, di oltre 270 mila euro tratti da somme precedentemente trasferite dalla Wind Jet su conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La restituzione ai Rantuccio è avvenuta attraverso bonifici su conti personali e accrediti su carte prepagate intestate a prestanome rumeni. 

Più informazioni: nino pulvirenti  stefano rantuccio  


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