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Delitto Canfora, il gup dice no al rito abbreviato per Bayar. La difesa giocherà due carte
di Andrea Rifatto | 21/03/2023 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 21/03/2023 | CRONACA
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Quel giorno Bayar era da poco maggiorenne
Nessun rito premiale con la possibilità di ottenere uno sconto di pena in caso di condanna. Feres Bayar, il 18enne tunisino accusato dall’omicidio di Massimo Canfora, l’operatore ecologico di 56 anni ucciso il 18 agosto nella sua abitazione di Letojanni, sarà giudicato con rito immediato come richiesto nelle scorse settimane dalla Procura della Repubblica di Messina e stabilito dalla giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro. Ieri la gup Tiziana Leanza ha infatti ritenuto inammissibile la richiesta di rito abbreviato presentata dai legali del giovane, gli avvocati Giuseppe Marino e Giovambattista Freni, secondo i quali la mancata concessione dell’abbreviato dispiega gli effetti di una lesione del diritto di difesa. In udienza hanno inoltre avanzato un'altra richiesta, ossia quella di disporre una perizia per comprendere se Bayar abbia la capacità di stare in giudizio, visto che il giorno del delitto aveva appena diciotto anni, compiuti esattamente il 5 agosto 2022. Nella memoria difensiva che i legali di Bayar hanno depositato ieri mattina davanti al gup si intuisce già quale sarà la linea difensiva: da un lato la “immaturità di Bayar Feres, desumibile dall'eta, lievemente superiore al diciottesimo anno”, dall'altro il suo stato psicofisico al momento dell'omicidio, fortemente alterato, perché era “reduce da faticosa attività lavorativa, che lo ha impegnato ininterrottamente dalle prime ore del pomeriggio sino alle ore due del mattino successivo, resa ancor più fragile dalla iniziativa di Ibrahim Soaudi che ha indotto Bayar Feres a consumare cocaina ed assumere alcool, prima che fosse commesso il delitto di omicidio di Canfora Massimo”. Proprio Saoudi era uno dei due testi che i difensori del diciottenne avrebbero voluto citare qualora fosse stata accolta la richiesta del giudizio abbreviato condizionato Adesso si tornerà in aula il 19 aprile davanti la Corte d’assise per il rito immediato, come stabilito in prima battuta, dove il 18enne tunisino comparirà come imputato con le accuse di omicidio per aver provocato la morte di Canfora utilizzando un coltello lungo 29 centimetri, con 15 centimetri di lama, colpendolo reiteratamente con numerose e violente coltellate in varie parti del corpo, al capo e alla gola, provocando il decesso per arresto cardio-respiratorio per shock emorragico da ferite da punta e taglio, con l’aggravante di aver agito per crudeltà verso la vittima inerme che tentava invano di difendersi; inoltre deve rispondere del reato di calunnia, aggravata perchè commessa al fine di assicurarsi l’impunità per il delitto, in quanto nel corso dell’interrogatorio del 22 agosto davanti alla Gip, in sede di convalida del fermo, ha accusato falsamente per l’omicidio un suo amico e connazionale che vive al piano di sotto, Ibrahim Soaudi, pur sapendolo innocente. Parti offese sono i familiari di Massimo Canfora, assistiti dall’avvocato Giacomo Rossini, e il giovane accusato da Bayar.