Donna di Alì Terme morì dopo il parto, assolta ginecologa dell’ospedale di Taormina
di Andrea Rifatto | 11/06/2020 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 11/06/2020 | CRONACA
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L'ospedale "San Vincenzo" di Taormina
Non vi è stata alcuna responsabilità dei medici nella morte di Annalisa Cassisi, la donna di 38 anni di Alì Terme deceduta il 10 ottobre del 2013 dopo aver dato alla luce un bambino. Il giudice monocratico del Tribunale di Messina ha infatti assolto in primo grado dall’accusa di omicidio colposo la ginecologa catanese Lucia Salvia, che all’epoca dei fatti prestava servizio all’ospedale “San Vincenzo” di Taormina, dove avvenne il parto. La 38enne aveva dato alla luce un maschietto in ottime condizioni di salute, ma poco dopo aveva accusato delle complicazioni, in particolare una grave emorragia che aveva costretto i medici all’asportazione dell’utero ed al trasferimento nel reparto di Rianimazione. Annalisa Cassisi, nonostante le numerose trasfusioni di sangue, era però morta per arresto cardiaco il mattino successivo alla nascita del figlio e il marito aveva deciso di presentare una denuncia ai Carabinieri perché facessero chiarezza su eventuali responsabilità dei medici nel decesso della moglie. Il sostituto procuratore Margherita Brunelli aveva aperto un’inchiesta e da lì era poi iniziato il processo, con unica imputata la ginecologa che si occupò del parto. Adesso per la dottoressa Lucia Salvia, difesa dall’avvocato Enzo Iofrida, è arrivata un’assoluzione con la formula “perchè il fatto non sussiste”, così come chiesto dal suo legale, mentre il Pm aveva avanzato la richiesta di condanna a 9 mesi. La ginecologa era accusata di avere somministrato alla partoriente un farmaco, le prostraglandine, che avrebbe provocato la rottura dell’utero alla donna. L’avvocato Iofrida, sulla scorta della perizia redatta dal dottor Cataldo Ruffino, medico legale nominato consulente dalla difesa, ha provato che la morte di Annalisa Cassisi non era stata causata dalla dottoressa Salvia e che, al contrario di quanto sostenuto dall’accusa, l’utero della signora Cassisi non era rotto. Conclusione alla quale sono giunti nel corso del dibattimento anche i tre medici specialisti nominati dal Tribunale. La morte delle 38enne di Alì Terme, dunque, provocata da una una coagulazione intravascolare disseminata (Cid), sarebbe stata una tragedia imprevedibile nella quale, secondo il verdetto di primo grado che dopo sette anni ha riconosciuto l’innocenza della ginecologa, non ci sono state responsabilità dei medici dell’ospedale di Taormina. Una vicenda che ha segnato inevitabilmente l’esistenza di entrambe le parti.