Fatture false per 9 milioni, arrestati tre imprenditori: due di Sant’Alessio Siculo
25/11/2016 | CRONACA
25/11/2016 | CRONACA
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I finanzieri della Compagnia di Taormina hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Case fantasma”, che ha permesso di portare alla luce un consistente giro di fatture per operazioni inesistenti nel settore della rivendita di materiali edili, per complessivi nove milioni di euro. Contestualmente è stato effettuato il sequestro di un patrimonio di oltre due milioni di euro pari al consistente danno subito dal Fisco. Le misure cautelari degli arresti domiciliari, convalidate dal magistrato, sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, Monica Marino, nei confronti dei fratelli Giovanni e Salvatore Cucuzzella, 40 e 32 anni, noti imprenditori di Sant’Alessio Siculo attivi da molti anni con l’azienda “Gruppo Cucuzzella Srl” nel settore del commercio di materiali edili, ferramenta, rivestimenti per interni, arredo bagno, e di Gioacchino Scattareggia, imprenditore 52enne di Spadafora, specializzato nel settore della carpenteria metallica. Nel corso della medesima operazione, le Fiamme gialle hanno notificato due ulteriori misure interdittive, concesse dal giudice Marino che ha disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale nei confronti di Anna Scattareggia, 56 anni, sorella di Gioacchino, e di Giuseppe Lo Giudice, 39, anni costruttore di Mongiuffi Melia. La Guardia di Finanza ha inoltre sottoposto a sequestro diversi beni immobili situati nei comuni di Messina, Santa Teresa Riva, Spadafora, Mongiuffi Melia, alcuni rapporti bancari e postali, nonché quote di partecipazione, pari complessivamente al 74,58% del capitale sociale della Gruppo Cucuzzella Srl. La complessa attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Messina, Antonio Carchietti, è stata avviata nel 2014 dai finanzieri di Taormina a seguito di una verifica fiscale nei confronti della “Lo Giudice Costruzioni Srl”, che ha permesso di disvelare quello che gli inquirenti definiscono un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati tributari, che ha portato ad avviare vere e proprie indagini di polizia giudiziaria, anche a mezzo di intercettazioni telefoniche, che hanno permesso di scoperchiare un ingente giro di false fatturazioni, poste in essere tra cinque aziende della provincia di Messina attive nel settore edile. In alcuni casi, secondo gli accertamenti, le fatture venivano letteralmente “autoprodotte” dagli indagati, che le intestavano a soggetti assolutamente inconsapevoli i quali, paradossalmente, avevano già cessato l’attività da diversi anni, ossia dal 2010 al 2014. Gli indagati avrebbero utilizzato tale rilevante giro di false fatturazioni, pari a nove milioni di euro, al fine di evadere l’imposta sul valore aggiunto e le imposte sui redditi per un ammontare complessivo di oltre due milioni di euro. I finanzieri hanno passato al setaccio anche le modalità di effettuazione dei singoli movimenti dei mezzi utilizzati per dei trasporti, ritenuti finti, di merce dai clienti ai fornitori, così come attestato nella documentazione contabile, riscontrando pure inequivocabili incongruenze tra i chilometri effettivi esistenti tra un deposito e l’altro di materiale e quelli effettivamente percorsi su tragitti totalmente diversi.