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Femminicidio di Lorena Quaranta a Furci Siculo, la Cassazione riapre il processo
di Andrea Rifatto | 31/05/2024 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 31/05/2024 | CRONACA
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Lorena Quaranta aveva 27 anni
Si riaprirà a Messina il processo per l’omicidio di Lorena Quaranta, la studentessa 27enne originaria di Favara uccisa il 31 marzo del 2020 a Furci Siculo. Ieri la Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio alla Corte d’assise d’appello di Messina, limitatamente all’applicabilità delle attenuanti generiche, della condanna all’ergastolo inflitta lo scorso 18 luglio al trentenne calabrese Antonio De Pace, il fidanzato della giovane accusato di omicidio aggravato e premeditato. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della sentenza a carico di De Pace, difeso in Cassazione dagli avvocati Salvatore Staiano e Bruno Ganino, ma la Cassazione ha deciso di riaprire il processo per far tornare i giudici a decidere in merito alle attenuanti generiche. In appello la Corte non aveva accolto la richiesta avanzata dal procuratore generale Maurizio Salamone, che aveva chiesto la concessione delle attenuanti generiche e di conseguenza una riduzione della condanna all’ergastolo inflitta in primo grado, ma la sua istanza era stata respinta ed stata confermata la sussistenza dell'aggravante della convivenza ed erano state escluse quelle della premeditazione e dei motivi abietti e futili. Lo scorso luglio la Corte d’assise d’appello di Messina aveva confermato anche il risarcimento per le parti civili, i familiari di Lorena Quaranta assistiti dall’avvocato Giuseppe Barba, il “Centro Donne Antiviolenza Onlus di Messina” rappresentato dall’avvocata Maria Gianquinto e l’associazione antiviolenza “Una di Noi” rappresentata dall’avvocata Cettina Miasi. Antonio De Pace è accusato di aver premeditato l’uccisione di Lorena Quaranta e di non aver agito in preda ad un raptus o preso dalla rabbia, oppure perchè viveva in uno stato d'ansia per il timore di rimanere contagiato dal Covid. A sostegno di questa tesi alcuni messaggi WhatsApp inviati prima del delitto alla sorella e al fratello, con i quali manifestava la volontà di trasferire i risparmi, accumulati nel proprio conto corrente, ai nipoti: messaggi che poi ha cancellato dal cellulare per non lasciare tracce. Per la Procura era un segno che aveva pianificato il delitto attuato nella villetta di via Delle Mimose ed era certo delle conseguenze che ne sarebbero derivate. L’assassino, secondo quanto ricostruito dalle indagini, ha colpito Lorena con un oggetto contundente per tramortirla e poi le ha messo la mani al collo per strangolarla, causandone la morte pochi istanti dopo per asfissia acuta da soffocazione diretta.