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Femminicidio di Lorena Quaranta, chieste le attenuanti e lo sconto di pena per l'assassino
di Andrea Rifatto | 24/05/2023 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 24/05/2023 | CRONACA
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Lorena Quaranta e Antonio De Pace
La concessione delle attenuanti generiche e di conseguenza una riduzione della condanna all’ergastolo, inflitta in primo grado lo scorso luglio. È la richiesta avanzata ieri mattina nel processo di appello per il femminicidio di Lorena Quaranta, la 27enne di Favara uccisa il 31 marzo 2020 a Furci Siculo dal fidanzato Antonio De Pace, oggi 31enne, con il quale conviveva nella villetta di via Delle Mimose. Il procedimento è ripartito in Corte d’assise d’appello dopo la sentenza della Cassazione sul caso dei giurati over 65, che rischiava di portare all’annullamento del processo di primo grado, e in aula è intervenuto il procuratore generale Maurizio Salamone, che ha ricostruito la vicenda e in conclusione ha chiesto per l’infermiere di Dasà (Vibo Valentia) l'applicazione delle attenuanti generiche, lasciando alla valutazione dei giudici l’entità della pena. L’accusa ha sottolineato nel suo intervento aspetti come la capacità d'intendere dell’imputato al momento del delitto, anche basandosi sulle varie consulenze mediche, e la sua giovane età. L’avvocato Giuseppe Barba, che assiste la famiglia Quaranta, ha invece chiesto la conferma integrale della condanna di primo grado all’ergastolo, ritenendo che le motivazioni della sentenza di primo grado siano ineccepibili. All’udienza sono intervenute anche le avvocate Cettina Miasi per il centro antiviolenza "Una di Noi”, Maria Gianquinto per il Cedav e Cettina La Torre per l’associazione "Al tuo fianco”, che ha sede proprio a Furci Siculo, costituite parti civili al processo insieme ai centri antiviolenza Telefono Rosa Bronte, Work in progress, Pink Proiect ed Evaluna Onlus. Nella prossima udienza a giugno interverranno il difensore di Antonio De Pace, l’avvocato Salvatore Silvestro, e altre parti civili.