Fogna in spiaggia a Roccalumera: assoluzioni e prescrizioni per il sindaco e due tecnici
di Andrea Rifatto | 15/09/2021 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 15/09/2021 | CRONACA
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Uno sversamento degli anni scorsi in spiaggia
Assoluzioni, prescrizioni e una sola condanna lieve al termine del processo di primo grado sui malfunzionamenti del depuratore fognario di Roccalumera e gli sversamenti di reflui in spiaggia e nel torrente verificatisi tra il 2014 e il 2016. Sul banco degli imputati, dopo gli accertamenti effettuati dalla Capitaneria di Porto di Messina e l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica, erano finiti il sindaco Gaetano Argiroffi, il responsabile dell’Ufficio tecnico Giuseppe Della Scala e il responsabile del Servizio Manutenzione dell’impianto di depurazione Giuseppe Gugliotta, rinviati a giudizio nel giugno 2017 su richiesta del pubblico ministero Rosanna Casabona, che ha condotto l’inchiesta. Le accuse, formalizzate in nove capi di imputazione, erano di getto pericoloso di cose, omissione di atti d’ufficio e violazioni ambientali e al termine del dibattimento il collegio della Prima Sezione penale, presieduto dal giudice Maria Eugenia Grimaldi, ha disposto l’intervenuta prescrizione per i tre imputati relativamente a quattro capi riguardanti sversamenti di fogna in spiaggia, l’assoluzione con la formula “perchè il fatto non sussiste” per un altro episodio di fuoriuscite di liquami sull’arenile, per violazioni inerenti la condotta sottomarina, per omissione e per le violazioni ambientali, mentre dall’accusa di gestione non autorizzata di rifiuti Argiroffi e Della Scala sono stati assolti per non aver commesso reato e Gugliotta è stato condannato a tre mesi di reclusione (pena sospesa) "per aver effettuato senza la prescritta autorizzazione attività di raccolta di rifiuti non pericolosi (materiale di risulta) accumulati all'interno dell'impianto di depurazione". Il sindaco e il geometra Gugliotta sono stati difesi dall’avvocato Carmelo Saitta, l’architetto Della Scala è stato assistito dall’avvocato Giuseppe Marisca. Il reato di getto pericoloso di cose è stato contestato perchè “omettendo di eseguire le opportune verifiche sul funzionamento dell’impianto di sollevamento reflui provenienti dalla rete fognaria, provocavano lo scarico di acque reflue sulla sponda nord del torrente Pagliara, ove realizzavano due buche di raccolta dei reflui” (24 aprile 2014) e “omettendo di effettuare la necessaria manutenzione dell’impianto di depurazione consortile e le opportune verifiche sulla condotta sottomarina, provocavano lo scarico di acque reflue e di fanghi provenienti dal depuratore sulla spiaggia adiacente e quindi in mare (28 aprile 2014)”. Il 10 ottobre dello stesso anno la Guardia costiera ha contestato ai tre indagati di aver "omesso di verificare il corretto funzionamento del pozzetto di collegamento tra l’impianto di depurazione consortile e la condotta sottomarina, in particolare omettendo di controllare la chiusura della paletta posta all’interno del pozzetto che consentiva la deviazione del flusso dei reflui provenienti dall’impianto verso l’alveo del torrente, anzichè verso la condotta sottomarina, provocavano lo scarico in mare di acque reflue e di fanghi provenienti dal depuratore sulla spiaggia adiacente e quindi in mare”, mentre il 15 gennaio 2016 per l’accusa “consentendo la permanenza di due tubi di scarico collegati all’impianto di sollevamento dei reflui fognari in prossimità della foce del torrente Pagliara, provocavano lo scarico di acque reflue provenienti dall’impianto fognario comunale sulla spiaggia adiacente e quindi in mare”. In conseguenza di ciò è stata contestata anche l’occupazione abusiva di spazio demaniale perchè “in assenza di autorizzazione o concessione dapprima realizzavano su aree appartenenti al demanio marittimo due buche ove convogliavano i reflui e quindi le coprivano con calce viva (24 e 28 aprile 2014), così come il 28 giugno 2016 è stato contestato che “in assenza di autorizzazione o concessione occupavano una quantità indeterminata di demanio marittimo con la condotta sottomarina del depuratore comunale (concessione scaduta il 31 dicembre 2013)”. L’omissione d’atti d’ufficio secondo la Procura è stata quindi la conseguenza delle contestazioni precedenti in quanto “consentendo il funzionamento dell’impianto consortile di depurazione delle acque reflue in condizioni inadeguate (la condotta sottomarina era inefficiente, i reflui fognari erano convogliati dall’impianto fognario sull’arenile anzichè all’interno del depuratore, i reflui in uscita dal depuratore scaricavano attraverso un pozzetto in prossimità della foce anzichè nella condotta sottomarina) omettevano indebitamente di compiere un atto del loro ufficio che per ragioni di igiene e sanità doveva essere compiuto senza ritardo, consistente nel procedere al trattamento delle acque reflue provenienti dal territorio comunale attraverso un impianto di depurazione a norma di legge”. Reato contestato fino al 6 giugno 2016. Secondo l’avvocato Saitta, che è anche esperto del sindaco di Roccalumera, “questa sentenza rappresenta un encomio all’operato dell’Amministrazione Argiroffi, unitamente a tutti i funzionari comunali, i quali in tutti questi anni si sono spesi con il massimo impegno per far funzionare l’impianto di depurazione, profondendo notevoli risorse fisiche ed economiche, tratte dal bilancio comunale senza alcun finanziamento, per portare a regime la depurazione nel nostro comune”.