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Forza d'Agrò. Nessuna incompatibilità, Di Cara rimane sindaco
di Andrea Rifatto | 24/03/2015 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 24/03/2015 | CRONACA
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Fabio Di Cara e Nino Bianca
“La causa di incompatibilità prevista dall’art. 12, c. 6, della legge regionale n. 7/1992 non si applica al sindaco, ma solo agli altri componenti della Giunta comunale”. Con questa motivazione il Collegio per le cause elettorali del Tribunale di Messina ha rigettato il ricorso dell'ex capogruppo di minoranza Nino Bianca sulla presunta incompatibilià tra il sindaco di Forza d'Agrò, Fabio Di Cara, e il fratello Emanuele, capogruppo di maggioranza in Consiglio comunale. “Non posso che manifestare soddisfazione per il provvedimento del Tribunale di Messina - ha commentato il primo cittadino forzese - anche se ero piuttosto tranquillo sull’esito, considerato che la legge è abbastanza chiara. Ringrazio gli avvocati Nino Gazzara e Salvatore Gentile per la difesa, in quanto hanno esposto al Tribunale in maniera incontroversa le ragioni della legittimità della mia elezione. A Forza d’Agrò purtroppo c’è una classe politica, per fortuna in via di estinzione, che oltre a non godere del favore popolare sconosce le più elementari norme giuridiche. A questa classe politica di 'dinosauri' dico solo che le elezioni si vincono con il consenso popolare e non a colpi di sentenze. E dico anche che la loro stagione politica è ormai inesorabilmente tramontata. Che ne prendano consapevolezza!". Il 13 febbraio scorso il Collegio aveva discusso il ricorso presentato dall’ex capogruppo Bianca, che sosteneva come vi fosse incompatibilità tra il capogruppo consiliare di maggioranza, Emanuele Di Cara, e il fratello sindaco, secondo quanto previsto dall’art. 12 c. 6 della Legge regionale 7/1992, come sostituito dall’art. 4 della L.r. 7/2011, secondo cui “non possono far parte della Giunta il coniuge, gli ascendenti ed i discendenti, i parenti e gli affini sino al secondo grado, del sindaco, di altro componente della giunta e dei consiglieri comunali”. Secondo Bianca, si sarebbe realizzata una commistione di ruoli tra controllore e controllato, essendo il Consiglio comunale “chiamato ad assolvere un ruolo di indirizzo e di controllo politico amministrativo nei confronti degli organi di amministrazione attiva (sindaco e giunta)". In quella sede il Pm Antonio Carchietti aveva chiesto al Collegio (presidente relatore Giuseppe Minutoli, giudici Antonino Orifici e Giuseppe Bonfiglio) l’accoglimento del ricorso e la decadenza del sindaco di Forza d’Agrò, che sosteneva invece, tramite i propri legali, che secondo la circolare n. 6 del 12 marzo 2012, che meglio specificava i contenuti della legge elettorale 6/2011, “la previsione di incompatibilità con la carica di componente della Giunta comunale, dettata da ragioni di parentela, può ritenersi sussistente solo tra il sindaco e gli assessori, tra gli assessore e i consiglieri comunali e tra gli assessori comunali medesimi”. La circolare escludeva poi esplicitamente l’esistenza di situazioni di incompatibilità tra il sindaco e i consiglieri.
“A giudizio del Tribunale – si legge nella sentenza – pur se con tutta evidenza il sindaco fa parte della Giunta comunale, è altresì certo che egli ha un’autonomia organica e funzionale dalla seconda. Ma più a monte va evidenziata una fondamentale distinzione genetica, in quanto quell’organo monocratico è diretta espressione della volontà del corpo elettorale, mentre gli assessori sono nominati dal sindaco solo dopo la sua elezione. Se il legislatore ha ritenuto necessario indicare espressamente e in maniera autonoma sia le cariche di sindaco che di assessore comunale – proseguono i giudici – dichiarandole entrambi incompatibili con quelle di componente della Giunta regionale mentre si è limitato a prevedere l’invocata incompatibilità solo per chi fa parte della Giunta, senza alcun riferimento espresso al sindaco, a giudizio del Collegio ciò vuol dire che si è voluto restringere ai soli assessori l’applicazione di una causa di incompatibilità”.
Bianca, rappresentato dall'avv. Antonio Saitta, ha fatto sapere che presenterà appello. L'opposizione ha invece “preso atto con rispetto e serenità della sentenza”. “Resta comunque sul piano politico – fanno sapere le forze minoritarie – l'anomalia di un sindaco e di un capogruppo di maggioranza che sono fratelli”.