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Frana sull'A18 a Letojanni, 10 avvisi di garanzia: indagato anche il sindaco Costa
23/11/2016 | CRONACA
23/11/2016 | CRONACA
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La collina dove si è verificata la frana
Dieci avvisi di garanzia a carico di altrettanti indagati sono stati notificati questa mattina dai carabinieri del Comando provinciale di Messina e del Nucleo Operativo Ecologico di Catania, con la collaborazione dei colleghi di Misterbianco e Venezia, in seguito alle indagini sulla frana che il 5 ottobre 2015 ha invaso un ampio tratto dell’autostrada A18 Messina-Catania, all’altezza del comune di Letojanni. Le accuse contestate a vario titolo sono disastro ambientale in concorso e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. I provvedimenti scaturiscono dall’esito delle indagini svolte su delega della Procura della Repubblica di Messina. Nell’inchiesta sono finiti coinvolti anche il sindaco di Letojanni, Alessandro Costa, e il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Carmelo Campailla. L’inchiesta ha permesso di fare luce sulle condotte poste in essere dai dieci indagati. Si tratta, oltre a Costa e Campailla, di sei persone tra amministratori e proprietari di un complesso alberghiero, i titolari delle società Holidays Network, Elaion ed Elaion residence Sillemi e tre proprietari di singole abitazioni estive edificate in contrada Sillemi Alta, sottoposte a sequestro disposto dall’autorità giudiziaria: Danilo Zanchettin di Venezia, Francesco Siligato di Taormina, Roberto Costantino di Letojanni, e i proprietari Nicolò Bruno e Grazia Santonicito di Misterbianco e Andreana Bucceri di Letojanni, i cui immobili al piano terra del complesso residenziale Holidays Network erano stati fatti sgomberare dal sindaco il giorno dopo la frana. I sei sono accusati di aver omesso di eseguire i lavori per la regimentazione delle acque bianche sversandole illecitamente nel pendio prospicente al tratto autostradale, tanto da determinarne il dissesto e provocare il movimento franoso. La ricostruzione della Procura La dichiarazione del comandante provinciale dei Carabinieri di Messina L'area vista dall'alto
I due dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane finiti nell'inchesta sono il direttore generale Salvatore Pirrone e il dirigente tecnico Gaspare Sceusa, che secondo le indagini, malgrado fossero diretti destinatari delle prescrizioni del Piano di assetto idrogeologico della zona, avrebbero omesso di predisporre nella propria fascia di rispetto interventi idonei a preservare la sicurezza delle corsie dell’autostrada Messina–Catania. Al sindaco e al capo dell’Ufficio Tecnico viene contestata l’approvazione del progetto di messa in sicurezza dell’area di Contrada Sillemi in assenza dei prescritti nulla osta da parte dei competenti organi tecnici nonché, malgrado fossero diretti destinatari delle prescrizioni del Pai, avrebbero omesso di effettuare controlli sullo smaltimento delle acque bianche relative ai complessi edilizi siti in contrada Sillemi.
Lo smottamento fu frutto di una serie di omissioni da parte di chi era tenuto a realizzare tutta una serie di interventi già indicati nel 2013 nel Piano di Assetto Idrogeologico, dato il rischio e la pericolosità della zona, qualificata come area caratterizzata da dissesti conseguenti ad erosione accelerata. Situazione aggravata dalla circostanza che il territorio immediatamente posto sulla sommità della collina è stato oggetto, tra gli Anni ‘70 e ‘80, di un vero e proprio sbancamento finalizzato alla realizzazione di insediamenti urbanistici, alcuni dei quali immediatamente prospicenti sul pendio che sovrasta l’autostrada Messina–Catania, caratterizzato da una pendenza del 75%. Tuttavia, secondo gli inquirenti, né il Comune di Letojanni ne i proprietari dei luoghi interessati dall’azione erosiva determinata dal non regolare scolo delle acque bianche hanno predisposto quegli interventi necessari che, se realizzati, avrebbero evitato il disastro. Nel contempo, anche il Consorzio Autostrade Siciliane nel realizzare il muro di contenimento del materiale terroso che nel tempo più volte aveva ceduto, non avrebbe posto in essere alcun accorgimento per mettere in sicurezza l’area. L’evento determinò un grave pericolo per la pubblica incolumità, dato che la frana rovesciò sull’autostrada circa 3.000 metri cubi di materiale terroso e massi, che solo per circostanze fortuite non investirono le vetture in transito. Peraltro, proprio a sottolineare la situazione di pericolo generatasi, gli inquirenti sottolineano come a ridosso della sede autostradale scorrano la Strada statale 114 e la ferrovia e insistono numerose abitazioni private, che avrebbero potuto essere investite dallo smottamento. Nel corso dell’operazione il personale del Noe di Catania, oltre a documentare i profili di inquinamento ambientale dei terreni prospicenti gli edifici in sequestro, procederà ad ulteriori verifiche in merito alle modalità di raccolta delle acque afferenti ad alcuni complessi abitativi situati nelle aree adiacenti ai menzionati fabbricati.
A margine della conferenza stampa tenuta presso la Procura della Repubblica di Messina, il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Iacopo Mannucci Benincasa, ha sottolineato come “garantire il rispetto per l’ambiente non è solo una forma di tutela della salute delle persone dai rischi di inquinamento delle risorse naturali, ma costituisce anche una salvaguardia della loro incolumità a fronte dei pericoli che scaturiscono dal dissesto idro-geologico del territorio. Quanto accertato dalle indagini dimostra infatti come un piano edilizio che non rispetta le norme sulla regimentazione delle acque possa mettere seriamente a rischio la vita degli abitanti di una certa zona e degli automobilisti che transitano su un autostrada".
Il video girato dai Carabinieri