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Furci, abusi edilizi al Residence Grecale: tutti prosciolti e dissequestrato l'edificio
di Andrea Rifatto | 26/03/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 26/03/2018 | CRONACA
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Il Residence Grecale
Tutti prosciolti gli indagati accusati di abusi edilizi a Furci Siculo per la costruzione del Residence Grecale. Questa mattina il giudice dell’udienza preliminare Simona Finocchiaro del Tribunale di Messina ha disposto di non dover mandare a processo perchè il fatto non sussiste le nove persone, sette familiari del sindaco, un tecnico del Comune e un consigliere comunale, indagate a vario titolo per abuso d’ufficio e violazione delle norme urbanistiche, in particolare del Piano Casa, per la realizzazione del Residence Grecale, struttura a tre elevazioni fuori terra oltre piano cantinato destinata a locali commerciali, appartamenti e garage, ubicata sul lungomare Amerigo Vespucci all’angolo con via Interdonato. Il giudice ha disposto anche il dissequestro con effetto immediato dell’edificio, dove il 10 luglio dello scorso anno erano stati apposti i sigilli in seguito al sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari Daniela Urbani ed eseguito dai Vigili urbani di Messina, poi confermato dal Tribunale del Riesame, che ha rigettato la richiesta di dissequestro presentata dai legali dei coinvolti, mentre la Corte di Cassazione ha recentemente rigettato la misura cautelare, adesso definitivamente revocata dal Tribunale peloritano. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dal pubblico ministero Annamaria Arena per l’architetto Claudio Crisafulli, 61 anni, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale; l’ingegnere Giovanni Curcuruto, 42 anni, consigliere comunale di maggioranza coinvolto nella qualità di progettista e direttore dei lavori e sette privati tra cui la moglie, i cognati e altri parenti del sindaco Sebastiano Foti: Carmela Maccarrone, 59 anni; Concetta Maccarrone, 47 anni; Francesco Maccarrone, 55 anni; Giovanni Maccarrone, 51 anni; Maurizio Maccarrone, 49 anni; Rosario Maccarrone 58 anni e Rosario Maccarrone, 53 anni. I Maccarrone sono stati difesi dagli avvocati Pietro Luccisano, Ferruccio Puzzello e Carlo Autru Ryolo, Curcuruto da Autru Ryolo e Crisafulli dall’avvocato Antonio Scarcella. Secondo la Procura era stato costruito un palazzo di tre piani in violazione della normativa edilizia, con la complicità di chi ha autorizzato le opere. All’architetto Crisafulli, accusato di abuso d’ufficio in concorso con i proprietari, veniva contestato di aver rilasciato il 13 febbraio 2015 il permesso di costruire per la demolizione e ricostruzione del fabbricato esistente ai sensi del Piano casa Sicilia (Lr. 6/2010), che consentiva un aumento del 25% della cubatura nel caso di ricostruzione in seguito a demolizione di abitazioni esistenti, purché le stesse risultassero ultimate al 31 dicembre 2009. Secondo i magistrati il permesso era stato però rilasciato in assenza di questi requisiti, procurando ai privati richiedenti un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nell’edificazione di una terza elevazione fuori terra pari a 1.273 metri cubi e 462 metri quadri, suddivisa in sei appartamenti. Ai proprietari e all’ingegnere Curcuruto veniva contestata, sempre in concorso, anche la violazione del Dpr 380/2001 (Testo unico dell’edilizia) per aver eseguito i lavori in assenza di permesso di costruire, in quanto il titolo autorizzativo sarebbe stato rilasciato violando i dettami del Piano casa e dunque ottenuto illegittimamente. I sette proprietari avevano presentato il 13 dicembre 2011 al Comune di Furci l’istanza avente ad oggetto “progetto di demolizione e ricostruzione di un fabbricato sito in via Amerigo Vespucci angolo via Interdonato” da effettuarsi in applicazione del Piano casa. Nonostante il parere negativo dall’allora dirigente dell’Ufficio tecnico, l’ingegnere Francesco Foti, che prescriveva loro una serie di integrazioni tra cui la dimostrazione della destinazione residenziale del fabbricato e della regolarità dei pagamenti Ici e Tarsu, i proprietari non adempivano ma anzi il 2 marzo 2013 sollecitavano il Comune a rilasciare il permesso, che ottenevano dall’architetto Crisafulli, nominato l’1 agosto 2013 dirigente dal sindaco Sebastiano Foti, in carica da appena due mesi. Sindaco, sottolineò il Gip, che è coniuge di una delle proprietarie. “Crisafulli rilasciava quindi il titolo – venne scritto nel decreto di sequestro – nonostante l’immobile non risultava destinato a uso residenziale, poiché il piano terra interessato dalla demolizione e ricostruzione aveva destinazione di fabbrica di derivati agrumari e il primo piano non risultava ultimato alla data del 31 dicembre 2009. I richiedenti non erano inoltre in regola con il pagamento dell’Ici alla data di presentazione dell’istanza, versata per gli anni 2010/2011 solo il 12 febbraio 2015 (quindi il giorno prima del rilascio del permesso di costruire) mentre il pagamento della Tarsu risultava omesso per il periodo 2006/2011". Tesi adesso non condivise dal Gup Finocchiaro. L’edificio è attualmente intestato alla Mam Costruzioni Srl di Roccalumera, impresa che ha realizzato l’opera e che non è stata coinvolta nell’inchiesta ma ha dovuto fermare i lavori, che adesso potranno riprendere, dopo il sequestro disposto dalla Procura. La Mam aveva chiesto di costituirsi parte civile con gli avvocati Giuseppe Marisca e Carmelo Scillia ma il Gup ha rigettato l'istanza vista anche l'opposizione delle altre parti perchè non è stata ritenuta portatrice di interessi nel procedimento penale.