Furci, non mantenne le promesse: per la Cassazione "lecito insultare" il sindaco
di Andrea Rifatto | 09/01/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 09/01/2018 | CRONACA
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Bruno Parisi e Sebastiano Foti
Meglio mantenerle, le promesse elettorali, a meno che non si voglia finire sbeffeggiati sui manifesti affissi dagli avversari politici che sono legittimati a dare del falso e del bugiardo a chi, dopo essere stato eletto, fa dietrofront sugli impegni presi davanti ai cittadini. È quanto accaduto a Furci Siculo, nella vicenda che lo scorso novembre ha visto assolti l’attuale primo cittadino Sebastiano Foti e cinque ex consiglieri comunali di maggioranza, Carmelo Andronico, Beniamino Lo Giudice, Alessandro Niosi, Saverio Palato e Agatino Vinci, accusati di diffamazione nei confronti dell’x sindaco Bruno Parisi, in carica dal 2008 al 2013. La Cassazione, nella sentenza depositata oggi, ha riconosciuto loro il diritto di critica politica per aver affisso nell'aprile 2011, lungo le vie cittadine, dei manifesti nei quali Parisi veniva definito “falso, bugiardo, ipocrita, malvagio” per aver deliberato l’erogazione dell’indennità di funzione “così tradendo le promesse elettorali”. Nel manifesto venivano riportate le cifre delle indennità di carica percepite dal primo cittadino e dai suoi assessori, seguito dalla frase “dopo avere sbandierato che non vi era un euro nelle casse comunali e che per questo motivo non avrebbe percepito la stessa indennità” e a seguire i quattro aggettivi (falso, bugiardo, ipocrita, malvagio) che Bruno Parisi ritenne diffamanti, sporgendo querela dinanzi ai Carabinieri di S. Teresa di Riva, e l’invito a dimettersi dalla carica. Gli imputati avevano riconosciuto la paternità del manifesto e spiegato che il loro non era un "intento denigratorio", ma "frutto di una decisione politica diretta ad attaccare il sindaco e la giunta che aveva deliberato l'indennità di funzione, così tradendo le promesse elettorali”. In primo grado, il Tribunale di Messina nel marzo 2014 aveva escluso l’esimente del diritto di critica politica, “viste le connotazioni personali delle ingiurie contenute nel testo dei manifesti” e aveva condannato a una multa i consiglieri Foti, Andronico, Lo Giudice, Niosi, Palato e Vinci. Su ricorso degli imputati, la Corte di Appello di Messina nel marzo 2016 li aveva invece assolti ritenendo la loro condotta scriminata dall'esercizio del "diritto di critica politica": le frasi, secondo la Corte messinese, erano sì "offensive", ma la lettura integrale del manifesto consentiva di ricondurle alle "critiche di carattere politico, rispetto alle quali paiono pertinenti, sebbene espressione di un costume politico deteriore ma ampiamente diffuso". Ora la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dall’ex sindaco per ottenere il risarcimento dei danni da diffamazione, in cui Parisi sottolineava che “il limite dell'esercizio di critica va individuato nel rispetto della dignità altrui e non può costituire l'occasione di gratuiti attacchi alla persona e alla sua reputazione". Ad avviso della Cassazione il verdetto di assoluzione è corretto perchè è partito “dal presupposto incontestabile della offensività delle espressioni usate per riconoscere che gli epiteti rivolti alla parte offesa presentavano una stretta attinenza alle vicende che avevano visto l’opposizione contrapporsi al sindaco in merito alla erogazione di funzione, a cui il primo cittadino aveva dichiarato di voler rinunciare in campagna elettorale”. “In questo ambito, gli epiteti 'falso, bugiardo, ipocrita si ricollegano, secondo la Corte territoriale – prosegue la Cassazione – al mancato adempimento delle promesse elettorali nonché all’avere omesso di dichiarare pubblicamente il proprio ripensamento sul tema dell’indennità di funzione e, quanto all’aggettivo ‘malvagio’, ad azioni giudiziarie, asseritamente infondate, che egli aveva promosso contro gli avversari politici”. Per la Suprema Corte “è apparso quindi chiaro ai giudici di merito che l’attacco al Parisi riguardava specificamente le scelte politiche ed amministrative sue e della sua maggioranza e, del tutto correttamente, si è escluso che sia trasmodato in un attacco alla dignità morale e intellettuale della persona offesa” come invece ha tentato di sostenere l’ex primo cittadino di Furci Siculo. Foti e gli altri cinque erano difesi dagli avvocati Antonio Scarcella e Carlo Autru Ryolo. Parisi, condannato al pagamento delle spese del giudizio, era rappresentato dall’avvocato Giuseppe Serafino.