Gestione del depuratore fognario di Nizza, chieste due condanne e cinque assoluzioni
di Andrea Rifatto | 18/02/2023 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 18/02/2023 | CRONACA
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Il depuratore fognario di contrada Piana a Nizza
Due condanne e cinque assoluzioni. Sono le richieste formulate ieri dal pubblico ministero nel processo penale davanti al giudice Adriana Sciglio sulla gestione del depuratore di Nizza di Sicilia nel periodo compreso tra gennaio 2018 e febbraio 2019, che vede imputate sette persone rinviate a giudizio nel febbraio 2020 dal gup Monica Marino. Sul banco degli imputati l’allora sindaco di Nizza Pietro Briguglio, i sindaci Giovanni De Luca (Fiumedinisi) e Carlo Giaquinta (Alì Terme), l'ex sindaco di Alì Terme Giuseppe Marino (in carica sino all’11 giugno 2018) due funzionari dell'Ufficio tecnico del Comune di Nizza, il geometra Rosario Porto e il perito industriale Umberto Valerini e Agatino Mantarro, titolare della ditta di Santa Teresa di Riva allora affidataria della gestione dell’impianto. Le accuse di cui sono chiamati a rispondere a vario titolo sono getto pericoloso di cose, violazione del testo unico ambientale per il superamento dei limiti dei valori inquinanti e attività di gestione rifiuti non autorizzata (il solo Mantarro), mentre in udienza preliminare erano stati prosciolti dalle accuse di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e Valerini da quella di getto pericoloso di cose e violazioni ambientali relativamente ai capi 9 e 10; l’omissione d’atti d’ufficio (capo 11) a carico di sindaci e tecnici è stata poi contestata nuovamente in un altro procedimento, aperto dopo che la Corte d’Appello di Messina ha accolto la richiesta di impugnazione della Procura. Ieri il pm ha chiesto la condanna per De Luca alla pena di un anno e tre mesi di arresto e 15mila euro di ammenda e per Mantarro ad un anno e due mesi di arresto e 10mila euro di ammenda, mentre per gli altri cinque imputati è stata chiesta l’assoluzione con formula piena. I sette sono difesi dagli avvocati Massimo Brigandì, Giovanni Calamoneri, Antonio Scarcella, Carmelo Lombardo, Giovanni Mannuccia, Giovambattista Freni, Felice Di Bartolo e Giancarlo Padiglione, che ieri hanno iniziato le arringhe difensive la cui conclusione è prevista per l’1 marzo, giorno in cui arriverà la sentenza. Le accuse. Briguglio, Marino, De Luca, Valerini e Mantarro sono accusati di getto pericoloso di cose per aver provocato “lo scarico in mare di acque reflue non depurate provenienti dal depuratore”, omettendo di eseguire le opportune verifiche sul funzionamento del depuratore con particolare riferimento ai misuratori di portata degli scarichi eseguiti della attività produttive autorizzate (in parte funzionanti in modo discontinuo e in parte non tarati, quindi inidonei a misurare il rispetto del parametri stabiliti per l’immissione in fognatura) omettendo di eseguire un corretto trattamento depurativo e di procedere alla manutenzione dell’impianto”; per un caso analogo, accertato il 22 maggio 2018, al posto di Valerini, responsabile della gestione del depuratore sino al 28 febbraio, è imputato Porto, nella qualità di dirigente dell’Ufficio tecnico, oltre nuovamente a Briguglio, Marino, De Luca, e Mantarro. Il getto pericoloso di cose per lo scarico in mare di acque reflue non depurate viene inoltre contestato dalla Procura a Briguglio, Giaquinta, De Luca e Mantarro per fatti accertati il 25 e 26 gennaio 2019, “con particolare riferimento ai misuratori di portata non funzionanti, alla presenza di rifiuti solidi urbani nella sede dell’impianto, alla presenza di guasti tecnici reiterati e alla irregolare esecuzione della fase di clorazione”. Briguglio, Marino, De Luca, Giaquinta, Valerini, Porto e Mantarro sono accusati poi di violazione del D. Lgs. 152/2006 (Testo unico Ambiente) per il superamento dei valori limite dello scarico fognario, perché “immettevano in mare reflui fognari non depurati con valori batteriologici relativi ai parametri Cod, Bod, Sst, boro, azoto, nitrato ed Escherichia coli di gran lunga superiori ai limiti previsti, come accertato dall’Arpa in seguito alle analisi sui campioni prelevati” il 21 e 22 gennaio 2018, il 22 maggio 2018 e il 25 e 26 gennaio 2019 (per quest’ultimo caso Valerini è stato prosciolto). Agatino Mantarro deve rispondere anche di due capi di imputazione (maggio 2018 e febbraio 2019) per attività di gestione rifiuti non autorizzata “perché realizzava una discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue) lasciati in deposito temporaneo oltre un anno e in quantità superiore a quella prevista dalla legge (47,1 mc a fronte di un limite di 30)” e “vaglio lasciato in deposito temporaneo per oltre un anno in violazione dei limiti temporali previsti”.