Mercoledì 05 Febbraio 2025
Per i carabinieri si tratta di un gesto autonomo, ma i parenti chiedono l'autopsia


Giallo a Fiumedinisi, allevatore trovato impiccato ma i familiari non credono al suicidio

di Andrea Rifatto | 29/07/2024 | CRONACA

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Per gli inquirenti la vittima si è tolta la vita

Un nuovo giallo avvolge i Peloritani a monte di Fiumedinisi. A due anni dalla morte di Riccardo Ravidà, l’allevatore di 34 anni ucciso la sera del 26 luglio 2022 in contrada Ferrera, in territorio di Alì, con tre colpi di fucile sparati mentre era al volante del suo fuoristrada, poi dato alle fiamme con il cadavere all’interno, c’è un altro decesso questa volta dai contorni ancora tutti da chiarire. In quel caso l’omicidio, ancora senza colpevoli, è stato evidente sin da subito, mentre adesso l’ipotesi iniziale non convince. Almeno non tutti. In contrada San Pantaleo, non lontano dai fatti efferati di due anni fa, nei giorni scorsi è stato trovato il corpo senza vita di un allevatore nisano, Giovanni Ciulla, 58 anni, che viveva da solo in un edificio rurale all’interno di un terreno di proprietà dell’Azienda Foreste Demaniali. Il suo corpo è stato rinvenuto impiccato ad un albero e per i carabinieri intervenuti sul posto il caso è stato classificato sin da subito come suicidio, così come dal medico necroscopo giunto per l’accertamento della morte e che avrebbe escluso azioni di terze persone nel provocare il decesso dell’uomo. Una morte che però non convince i familiari della vittima, in particolare un nipote che intratteneva i rapporti più stretti con il 58enne e che sin dal primo momento ha messo in evidenza incongruenze e anomalie che farebbero pensare come lo zio potrebbe essere stato ucciso e non si sarebbe tolto la vita. Il parente, che per il momento preferisce non rilasciare dichiarazioni, ha redatto una memoria scritta mettendo nero su bianco tutti i dubbi e la ricostruzione degli ultimi giorni di vita del parente e si è affidato all’avvocato Salvatore Carroccio, che ha presentato istanza alla Procura della Repubblica di Messina per chiedere l’esecuzione dell’autopsia sulla salma di Giovanni Ciulla, in modo da accertare come sia morto e chiarire tutti i punti oscuri. Esame che ancora non è stato disposto. 

La vittima viene ricordata come una persona tranquilla, ma negli ultimi giorni aveva assunto un comportamento diverso, anomalo rispetto al solito, manifestando paura per se stesso e per il nipote, invitandolo a non recarsi a trovarlo a tarda ora per portargli da mangiare, chiamandolo spesso per sincerarsi se fosse rientrato a casa e raccomandandogli di fare attenzione. Ciulla non aveva mai manifestato intenzioni suicidarie, anzi con il familiare parlava anche di progetti futuri, come l’apertura di un’azienda agricola, e dunque non si spiegherebbe l’intenzione di togliersi la vita all’improvviso. Quella mattina si era portato dietro lo zaino con il pasto per la giornata di lavoro in campagna e a non convincere i familiari sono anche le modalità di ritrovamento del cadavere, con le ginocchia quasi a terra, così come il ramo al quale si è appeso appare troppo basso. Non è chiaro, tra l’altro, se sul corpo siano presenti segni o lividi sospetti, anche perchè non è stata eseguita un’ispezione cadaverica. I familiari vogliono che sia fatta piena luce e non si archivi il caso in fretta come suicidio. Giovanni Ciulla ha visto o saputo qualcosa che ha segnato la sua vita, magari legata al delitto di Riccardo Ravidà? Oppure ci sono interessi in gioco per l’utilizzo dei terreni sui Peloritani? Sono alcune delle ipotesi, agli inquirenti il compito di fare chiarezza.


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