Mercoledì 05 Marzo 2025
Cade un reato e per l’altro si torna in appello. Il processo è in corso per altri otto


Gli appalti all'Asm di Taormina: la Cassazione riduce le accuse per l'imprenditore Cipolla

di Andrea Rifatto | ieri | CRONACA

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Inchiesta riferita agli affidamenti degli anni scorsi

Un reato che cade e un altro che va riformulato. Cambia nettamente il quadro accusatorio a carico dell’imprenditore Francesco Cipolla nell’ambito del processo sugli appalti del settore acquedotto all’Asm di Taormina, nato dall’inchiesta condotta da Polizia di Stato e Guardia di Finanza che nel novembre 2021 ha portato all’applicazione di cinque misure cautelari, ossia una sospensione dall’esercizio per un dipendente della municipalizzata e il divieto temporaneo di contrattare a carico di quattro imprenditori. Cipolla, condannato in primo grado a luglio 2022, con rito abbreviato, a cinque anni di reclusione per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, pena un anno fa ridotta in appello a due anni e dieci mesi, con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e incapacità di contrarre con la Pubblica Amministrazione, ha presentato ricorso in Cassazione tramite il suo legale, l’avvocato Antonio Noè, e adesso la Suprema Corte ha rimodulato le accuse. La sentenza, infatti, è stata annullata senza rinvio in merito all’accusa di turbata libertà degli incanti perché il fatto non sussiste, mentre per la corruzione è stata rinviata per nuovo giudizio ad un’altra sezione della Corte d’appello. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto il rigetto del ricorso, mentre il difensore di parte civile dell’Asm, l’avvocato Giovanni Mannuccia, aveva chiesto la conferma della sentenza impugnata. In udienza preliminare erano stati assolti gli imprenditori Pietro Monaco e Vincenzo Caserta, mentre è in corso il processo a carico di Santo D’Agostino, Carmelo Portogallo, Agostino Pappalardo, Alfio Lo Pinto, Giuseppe Sabato, Giuseppe Piccolo, Salvatore Vercoco e Antonino Giacona. 

Nel marzo 2020 Asm affidò all’impresa “Building & Tourist” di Cipolla, con sede a Giardini Naxos, un appalto da 400 euro per la riparazione di una perdita idrica in via Bellini a Taormina e secondo l’accusa si è configurato il reato di turbata libertà degli incanti a carico del rup Portogallo, del funzionario responsabile del Servizio Acquedotto D’Agostino e dell’imprenditore perchè simularono l’invio a 13 ditte dell’invito a presentare preventivo, ma in realtà nessuna ditta venne consultata e l’Asm siglò un affidamento diretto, anche se la ditta era stata affidataria di altri lavori nel medesimo lasso di tempo, in violazione del principio di rotazione. La Cassazione, ricordando come il Codice dei contratti allora in vigore consentisse affidamenti diretti di importo inferiore a 40mila euro, anche senza confronto concorrenziale, ha stabilito invece che «laddove il procedimento adottato per la scelta del contraente non preveda segmenti concorrenziali, nemmeno nella fase iniziale, finalizzati ad una preselezione tra i candidati, la condotta non può essere ricondotta alla fattispecie di cui all'art. 355-bis Codice penale» e dunque «esulano dal perimetro applicativo dell’art. 353-bis i casi in cui l'affidamento diretto sia disposto illegittimamente, per effetto della condotta perturbatrice volta ad impedire la gara», come nel caso dell’affidamento a Cipolla, mentre «la condotta perturbatrice non finalizzata a inquinare il contenuto del bando ma volta a impedire la gara attraverso l'affidamento illegittimo diretto dei lavori è esterna rispetto al perimetro testuale della norma» e dunque la Corte d’appello «non ha fatto corretta applicazione di tali principi». 

La corruzione viene contestata all’imprenditore poiché offrì a D’Agostino varie utilità tra cui l'assunzione del figlio Giuseppe nella sua società, al fine di ottenere l'asservimento delle qualità funzionali dello stesso, e dalla sentenza di primo grado emerge che le intercettazioni danno conto di una attività spasmodica di D'Agostino volta a collocare lavorativamente il figlio, mediante contatti con vari imprenditori locali, tra cui Francesco Cipolla che ha accettato senza indugio la richiesta rivoltagli il 25 febbraio 2020 (anche se il rapporto di lavoro avrà brevissima durata, dieci giorni, per il sopravvenire della pandemia da Covid-19) ed emerge altresì che D'Agostino ha posto in essere diverse attività in favore di Cipolla, ossia lo favoriva nell'affidamento di commesse pubbliche in violazione del principio di rotazione degli incarichi, violava le regole amministrativo-contabili per assicurargli celeri pagamenti, gli rivelava informazioni riservate sulle procedure in corso e si adoperava per l'annullamento di gare vinte da altri. Per la Cassazione «non viene, però, adeguatamente motivato il rapporto di sinallagmaticità tra le prestazioni del pubblico ufficiale e l'utilità conseguita (assunzione del figlio per dieci giorni), tenuto conto, da un lato, del profilo temporale in cui le condotte sono poste in essere, e, dall'altro, del valore del compenso illecito in ipotesi percepito dal pubblico ufficiale». La Cassazione ha quindi ritenuto necessario «un supplemento di motivazione in ordine al contenuto del pactum sceleris, alla sinallagmaticità tra prestazioni e alla qualificazione giuridica del fatto», valutando la riqualificazione del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in quello di corruzione per l'esercizio della funzione, che contempla il caso di stabile asservimento del pubblico ufficiale ad interessi personali di terzi, realizzato attraverso l'impegno permanente a compiere od omettere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione esercitata.


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