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I dubbi sulla morte di Deborah Pagano: incarico a 4 super esperti per stabilire la causa
di Andrea Rifatto | 12/09/2024 | CRONACA
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Deborah Pagano ha lasciato una figlia in tenera età
Accertare le cause del decesso e in particolare se sia stato provocato da asfissia meccanica violenta o da altra causa, in modo da mettere un punto fermo nel processo in corso. È il compito che la Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, ha affidato ai quattro super esperti individuati per porre fine allo scontro tra periti sulle cause della morte di Catena Pagano, conosciuta come Deborah, la 31enne di Letojanni deceduta l’8 luglio 2022 a Giarre dove viveva con il compagno, il 40enne giarrese Leonardo Fresta, oggi sotto processo con l’accusa di omicidio volontario. Nell’ultima udienza era emersa la diversità di vedute tra i consulenti, in particolare gli esperti nominati dalla difesa dell’imputato e quelli della Procura etnea, con i primi che sostengono come il decesso sia legato ad una intossicazione acuta da cocaina, mentre quelli dell’accusa che ribadiscono come la causa della morte sia stata un’asfissia meccanica da annegamento. La Corte ha quindi ritenuto indispensabile procedere con una nuova perizia e ieri ha conferito gli incarichi ai medici legali Lucio Di Mauro, Paolo Procacciani, Marco Magnano (radiologo) e Gaetano Pietro Bulfamante (anatomo-patologo), che hanno prestato giuramento e avranno 90 giorni di tempo per consegnare le loro risultanze, a decorrere dal primo incontro fissato per il 30 settembre con i consulenti nominati dalla Procura, dopo aver esaminato i prelievi istologici, le provette e tutti gli esiti dell’autopsia. In aula era previsto anche il confronto richiesto dalla parte civile, l’avvocato Angela Ruggeri per conto della famiglia Pagano, tra i testi Isidora Tropea (madre della vittima) e Maria Catena Catalano (compagna di un amico di Fresta), ma quest’ultima non si è presentata per motivi di salute e il faccia a faccia è stato rinviato al 15 ottobre. Leonardo Fresta, assistito dall’avvocato Cristofero Alessi, è stato trasferito nel carcere di Parma e ha assistito all’udienza in videocollegamento. A processo deve rispondere dell’omicidio della 31enne, trovata morta due giorni dopo in via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre perchè “colpendola su varie parti del corpo e procurandole ecchimosi e contusioni sparse, nonché la frattura dello sterno, annegandola all’interno della vasca da bagno fino a determinarne l’asfissia meccanica, primitiva e violenta”, per futili motivi riconducibili “a divergenze relazionali e a non meglio specificate ragioni di gelosia”. Imputato è anche un amico di Fresta, Antonino Pistorio, che deve rispondere di occultamento di cadavere in concorso e favoreggiamento per averlo aiutato ad eludere le indagini: dopo la richiesta di messa alla prova il processo è stato sospeso e ieri si è rifiutato di essere sottoposto all’esame e sono state acquisite le sommarie informazioni rilasciate in sede di interrogatorio ai Carabinieri nel luglio 2022, con il rinvio dell’udienza al 21 ottobre. L’esame autoptico eseguito dai medici legali Nunziata Barbera e Giuseppe Ragazzi ha stabilito che “la causa ed i mezzi del decesso di Pagano Catena devono essere ricondotti all’arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo ad asfissia meccanica, primitiva e violenta da annegamento, a configurazione omicidiaria”, mentre per i consulenti della difesa, Alfredo Lo Faro e Cataldo Raffino, “il dato tossicologico risulta fortemente inclusivo per addivenire a una morte correlata ad abuso di cocaina”. Adesso i quattro super periti dovranno dipanare ogni dubbio.