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Incidente con tre vittime sull'A18, a processo il camionista che disseminò carburante
di Andrea Rifatto | 14/11/2020 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 14/11/2020 | CRONACA
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L'auto della Polstrada tra due tir e le tre vittime
Sarà un processo a stabilire le responsabilità del tragico incidente del 15 gennaio 2019 sull’A18 Messina-Catania, all’altezza di Itala Marina, in cui rimasero coinvolti sei mezzi pesanti, due autovetture e una moto con il bilancio di tre morti (il sovrintendente della Polizia stradale Angelo Spadaro, 55enne di Santa Teresa in servizio alla Sottosezione di Giardini Naxos, l’81enne calabrese Rosa Biviera di Bovalino e il 42enne Salvatore Caschetto di Modica) e oltre quattro feriti, tra cui Giuseppe Muscolino, collega di Spadaro. Ieri il gup Eugenio Fiorentino del Tribunale di Messina, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio il camionista Marco Giuseppe Papa, 34enne di Comiso, che quella notte viaggiava sulla carreggiata in direzione Messina al volante dell’autoarticolato Iveco Stralis con rimorchio Lamberet, accusato di omicidio stradale e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti per aver disseminato gasolio sull’asfalto provocando poi l’inferno di lamiere e sangue, come richiesto dalla Procura peloritana rappresentata ieri dal pm Roberto Conte. Il processo si aprirà il 19 marzo del prossimo anno e in dibattimento sarà ricostruita compiutamente tutta la dinamica del sinistro. La Procura ha concentrato su di lui tutte le attenzioni, chiudendo le indagini lo scorso maggio senza formalizzare alcuna accusa a carico degli altri due autotrasportatori siciliani, un 43enne e un 28enne, rimasti coinvolti nello scontro e finiti sotto indagine nelle fasi iniziali. L’autotrasportatore ragusano è difeso dagli avvocati Antonio Cocchiaro e Flavio Ragonese di Catania. Le parti offese sono 17, tra feriti nell’incidente e familiari delle vittime, difese dagli avvocati Giuseppe Lacagnina, Michele Liuzzo, Cesare Spadaro, Giancarlo Spatafora, Corrado Di Stefano, Venerina Monello e Rosaria Filloramo dei Fori di Messina, Catania e Siracusa. Le accuse. Marco Giuseppe Papa deve rispondere di omicidio stradale perché “per negligenza, imprudenza, imperizia, in violazione degli articoli 15 e 140 del Codice della Strada, cagionava uno stato di pericolo per la sicurezza stradale omettendo di segnalare alle autorità competenti la perdita di un’ingente quantità di gasolio dal proprio mezzo, pure avendone contezza, così da causare una pluralità di sinistri da parte dei veicoli sopravvenuti al suo passaggio, che determinavano il decesso di Angelo Spadaro, agente di Polizia stradale, che, intervenuto dopo il primo incidente occorso ad un mezzo, sceso dall’auto di servizio era travolto da un autoarticolato, in seguito alla perdita di controllo del mezzo a causa delle condizioni del manto autostradale; lesioni gravi a Giuseppe Muscolino, che intervenuto con il collega Spadaro, era travolto dall’autovettura di servizio sbalzata in avanti dall’impatto con l’autoarticolato, con prognosi superiori a 40 giorni; il decesso di Rosa Biviera, 81enne di Bovalino (Rc), passeggera posteriore della Fiat Panda investita da un altro articolato in seguito alla perdita di controllo a causa delle condizioni del manto autostradale; lesioni gravi a Hamrik Singhm, passeggero anteriore della Panda, con prognosi superiore a 40 giorni; la morte di Salvatore Caschetto, 42enne di Modica, sceso dal proprio autocarro Iveco e travolto dalla Panda in seguito allo scivolamento in avanti del mezzo causato dall’impatto con l’autoarticolato”. L’imputato è accusato anche di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti perchè con le proprie condotte “poneva in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti stradali sul tratto autostradale A18 Catania-Messina” con l’aggravante di aver provocato un disastro. L’inchiesta. Le indagini della Procura di Messina sono durate oltre un anno tra ricostruzione della dinamica dell’incidente, accertamenti tecnici e raccolta delle testimonianze: agli atti del corposo fascicolo sono allegate numerose note e informative delle Sezioni di Polizia stradale di Messina, Buonfornello e Vibo Valentia, della Polizia scientifica del Dipartimento di Pubblica sicurezza, dei Vigili del Fuoco, del Cas e le consulenze tecniche dell’ing. Santi Mangano e del dott. Fabrizio Perri, periti nominati dalla Procura per gli accertamenti sui mezzi coinvolti e su quel tratto di A18, che rimase per alcuni mesi sotto sequestro. Il tir Iveco Stralis condotto da Papa venne rintracciato dopo l’incidente a Vibo Valentia e arrivò la conferma che si trattava del mezzo che aveva perso gasolio lungo l’A18, prima di imbarcarsi ai traghetti e raggiungere la Calabria. La ricostruzione di quella notte parte dall’intervento dei due agenti della Stradale per un incidente avvenuto poco prima in cui era rimasto coinvolto un autoarticolato, finito di traverso sulla carreggiata Catania-Messina in prossimità di una semicurva: mentre i poliziotti erano al lavoro sopraggiunse un tir Scania che li travolse e Spadaro rimase schiacciato contro il guard-rail laterale, tanto che nel violento impatto perse una gamba e morì al Policlinico di Messina un paio di ore dopo a causa delle gravissime lesioni riportate; poi a catena altri mezzi pesanti, tra cui quello condotto da Caschetto, sceso per aiutare altre persone, la Fiat Panda in cui viaggiava Rosa Biviera, un furgone e una moto. Per i fatti di quella tragica notte Angelo Spadaro e Giuseppe Muscolino sono stati insigniti con la medaglia d’oro al merito civile dal Capo dello Stato e promossi vicesovrintendenti della Polizia di Stato per merito straordinario come “chiaro esempio di altissimo senso del dovere, coraggio e spirito di sacrificio a servizio della collettività”.