Articoli correlati
La morte di Deborah Pagano, guerra tra periti sulle cause: nominati quattro super esperti
di Andrea Rifatto | 01/09/2024 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 01/09/2024 | CRONACA
3767 Lettori unici
La vittima aveva 31 anni
È scontro tra periti sulle cause della morte di Catena Pagano, conosciuta come Deborah, la 31enne di Letojanni deceduta l’8 luglio 2022 a Giarre dove viveva con il compagno, il 40enne giarrese Leonardo Fresta, oggi sotto processo con l’accusa di omicidio volontario. Nell’ultima udienza è emersa la diversità di vedute tra le consulenze dei periti, in particolare gli esperti nominati dalla difesa dell’imputato e quelli della Procura, con i primi che sostengono come il decesso sia legato ad una intossicazione acuta da cocaina, mentre quelli dell’accusa ribadiscono che la causa del decesso sia stata un’asfissia meccanica da annegamento. I giudici hanno quindi ritenuto indispensabile procedere con una nuova perizia medico legale relativamente alle cause della morte, rinviando all’udienza del 10 settembre per il conferimento degli incarichi a quattro super esperti, i dottori Lucio Di Mauro, Marco Magnano, Claudio Cacaci e Gaetano Pietro Bulfamante, disponendo per quella data anche il confronto richiesto dalla parte civile, l’avvocato Angela Ruggeri per conto della famiglia Pagano, con la citazione dei testi Isidora Tropea (madre della vittima) e Maria Catena Catalano (compagna di un amico di Fresta). Il compagno della giovane, assistito dall'avvocato Cristofero Alessi, è accusato di omicidio della 31enne, trovata morta due giorni dopo in via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre, dove la coppia viveva con la figlioletta, in quei giorni a Letojanni dalla nonna materna, perchè “colpendola su varie parti del corpo e procurandole ecchimosi e contusioni sparse, nonché la frattura dello sterno, annegandola all’interno della vasca da bagno fino a determinarne l’asfissia meccanica, primitiva e violenta”, per futili motivi riconducibili “a divergenze relazionali e a non meglio specificate ragioni di gelosia”. L’esame autoptico eseguito dai medici legali Nunziata Barbera Giuseppe Ragazzi ha stabilito che “la causa ed i mezzi del decesso di Pagano Catena devono essere ricondotti all’arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo ad asfissia meccanica, primitiva e violenta da annegamento, a configurazione omicidiaria”, mentre per i consulenti della difesa, Alfredo Lo Faro e Cataldo Raffino, “il dato tossicologico risulta fortemente inclusivo per addivenire a una morte correlata ad abuso di cocaina”. I consulenti di parte esprimo forte contrasto e dissenso alle conclusioni e considerazioni rassegnate dai consulenti della Procura, affermando che “l’approccio utilizzato nella conduzione delle analisi chimico-tossicologiche appare assai poco scientificamente attendibile e in totale disaccordo alle linee guida nazionali e internazionali” e che “le quantità di cocaina e benzoilecgonina riportate nella consulenza dei consulenti del pubblico ministero sarebbero state sufficienti, in accordo ai dati di letteratura scientifica, a causare un’intossicazione acuta a seguito di assunzione di cocaina”. Secondo i due periti “i criteri macroscopici e di laboratorio considerati nell'algoritmo dagli autori non sono presenti, pertanto la diagnosi di annegamento omicidiario formulata dai consulenti della Procura, quale causa e diagnosi di morte per annegamento, deve essere/doveva essere esclusa già ab initio dovendosi prediligere come dato di assoluto rilievo tossicologico la diagnosi di morte per intossicazione acuta da sostanza esogena, ossia intossicazione da cocaina, i cui dati analitici sono e rimangono fortemente inclusivi per tale diagnosi di morte per come presenti per dato analitico quantitativo nella letteratura di settore”. Tesi smontate dalle osservazioni controdeduttive dei medici legali Ragazzi e Barbera, che hanno replicato affermando come le analisi tossicologiche siano state eseguite rispettando le linee guida e in merito alla concentrazione letale di cocaina hanno ribadito come “non si possa in alcun modo accertare o escludere una condizione di intossicazione acuta a causa della mancata disponibilità di campioni di sangue da analizzare” e “gli stessi consulenti di parte non sono stati in grado di dimostrare scientificamente la loro stessa ipotesi di morte per intossicazione acuta da cocaina, in quanto anche qualora ci fosse stata la disponibilità di sangue, la bibliografia citata nella relazione dei consulenti di parte riporta che la concentrazione ematica riscontrata nei casi letali da intossicazione acuta da cocaina si sovrappone alle concentrazioni ematiche che si rilevano negli assuntori viventi”. Per i due professionisti, che hanno rilevato sul cadavere fratture, lussazioni ed ecchimosi, “anche tutte le argomentazioni addotte sono scevre di requisiti scientifici atti a dimostrare una causa mortis diversa da quella accertata dai sottoscritti” e sulla scorta dei dati ottenuti dalle analisi tossicologiche “è possibile escludere che la sig. Pagano fosse un’assuntrice cronica di cocaina, essendo state riscontrare concentrazioni compatibili con la condizione di assuntrice leggera”.