Mercoledì 15 Gennaio 2025
Dopo il nostro articolo sulle spese non rimborsate, contestati gli affidamenti dal 1997


Lavori sulla costa di Sant'Alessio, arriva un esposto in Procura sugli incarichi tecnici

di Andrea Rifatto | 09/08/2024 | CRONACA

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Il terzo lotto si è concluso nei mesi scorsi

Indagare sul conferimento degli incarichi di progettazione e direzione lavori del secondo stralcio di completamento del terzo lotto. È quanto viene chiesto con un esposto appena giunto alla Procura della Repubblica di Messina sui lavori di salvaguardia della costa di Sant’Alessio Siculo, conclusi nelle scorse settimane grazie al finanziamento da 13 milioni di euro concesso dalla Regione nel 2020. A presentarlo è stato l’ingegnere Giuseppe Mallandrino, direttore dei lavori del primo stralcio avviato nel 2014 e concluso nel 2018, dopo aver letto un nostro articolo sul caso delle spese tecniche da riconoscere al progettista delle opere di salvaguardia della costa e direttore dei lavori dell’ultima tranche, visto che non è ancora certo il riconoscimento delle somme da parte della Regione poiché sono in corso verifiche sulla regolarità procedurale dell’affidamento, risalente al 1997 e avvenuto in forma diretta senza gara nonostante gli importi superassero la soglia comunitaria. L’ingegnere Mallandrino, assistito dall’avvocato Corrado Rizzo, evidenzia come “l’articolo denuncia un’operazione caratterizzata da gravi illeciti che il sottoscritto conosce bene per esserne stato notevolmente danneggiato”, poiché il “caso” delle spese tecniche “è proprio quello che mi ha visto escluso in maniera illecita”. Il professionista messinese ricostruisce tutta la vicenda ricordando come l’Ordinanza n. 2621 del 1997 del Ministero degli Interni avesse stanziato per il Comune alessese 3 miliardi di lire per le opere a salvaguardia di costa e abitato, con una deroga alla Legge Merloni sul conferimento di incarichi a professionisti per i servizi di ingegneria. Deroga che portò la giunta allora guidata dal sindaco Agatino Gussio, con delibera del 15 luglio 1997, ad affidare il mandato di provvedere alla “compilazione del progetto e della direzione per l’importo finanziato con l’ordinanza”, con un disciplinare che prevedeva il pagamento a titolo di rimborso spese del 60% dell’onorario, in quanto “tutte le spese per la compilazione del progetto restano a carico del professionista”. 

Il progettista, però, nel dicembre 1997 presentò un progetto preliminare da 18,5 miliardi di lire e poi ad ottobre 2000 una seconda stesura da 32 miliardi, al punto che i 3 miliardi dell’Ordinanza ministeriale non furono sufficienti a pagare nemmeno le sue parcelle, pari a 3 miliardi 338 milioni 810 mila 600 lire. L’ingegnere Mallandrino denuncia ora “gravi violazioni di legge compiute anche da parte di chi, nell’ambito dell’Amministrazione comunale aveva il dovere di controllare l’osservanza delle regole”, in quanto il progettista «si sarebbe dovuto limitare a progettare opere il cui importo non superasse i 3 miliardi». Secondo il professionista messinese, poi, «le violazioni di legge più gravi cagionate in occasione dell’attività progettuale esecutiva concernono il secondo e il terzo lotto funzionale» e ciò per due ragioni: «l’estensione dell’oggetto della progettazione rispetto l’Ordinanza ministeriale e la delibera di giunta del 1997, poiché le ulteriori opere da realizzare vengono collocate, spazialmente e urbanisticamente al di fuori della “località lungomare” (nel secondo lotto funzionale si parla di prolungamento dell’opera di presidio soffolta verso il Capo di Sant’Alessio)»; la seconda ragione «l’entrata in vigore, l’1 luglio 2006, del nuovo Codice degli appalti, che abroga la Legge Merloni del 1994 richiamata in chiave di deroga dall’Ordinanza ministeriale» e dunque secondo Mallandrino vi è stata una «grave violazione al Codice del 2006 compiuta dall’Amministrazione comunale, che avrebbe dovuto bloccare ogni attività progettuale esecutiva relativa al secondo lotto funzionale da 5 milioni 275mila euro e farsi promotrice di una nuova gara in base alle regole introdotte dal Codice del 2006». Ma non è tutto. «Le gravi violazioni si ripetono riguardo al terzo ed ultimo dei progetti esecutivi - scrive ancora l’ingegnere Mallandrino - con l’incarico di direzione lavori del secondo stralcio del terzo lotto affidato in forma diretta, mentre con riferimento ai precedenti lavori del primo stralcio l’affidamento della direzione lavori è avvenuto mediante gara di evidenza pubblica, nella quale è risultato vincitore lo Studio Mallandrino di cui il sottoscritto è amministratore unico e rappresentante legale. Ebbene - conclude l’esposto dell’ingegnere Giuseppe Mallandrino - nel momento in cui ho saputo che per la direzione lavori del secondo stralcio non erano state osservate le regole del Codice per gli incarichi professionali e l’Amministrazione comunale aveva proceduto all’affidamento diretto sulla base della vecchia ordinanza ministeriale del 1997, ho subito nutrito il sospetto di un accordo criminoso ai miei danni. Qualora fossero state rispettate le leggi avrei avuto ottime possibilità di vincere la gara anche per la direzione lavori del secondo stralcio”.


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