Mercoledì 17 Luglio 2024
Il tragico schianto del 2019 nel quale morì anche il poliziotto Angelo Spadaro


L'incidente con tre morti sull'A18 a Itala, assolto il camionista finito sotto processo

di Andrea Rifatto | 29/05/2024 | CRONACA

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L'auto della Polstrada tra due tir e le tre vittime

Si è chiuso con l’assoluzione dell’unico imputato il processo sul tragico incidente del 15 gennaio 2019 sull’A18 Messina-Catania, al km 12,800 all’altezza di Itala Marina, in contrada Siberia, in cui rimasero coinvolti sei mezzi pesanti, due autovetture e una moto con il bilancio di tre morti (il sovrintendente della Polizia stradale Angelo Spadaro, 55enne di Santa Teresa in servizio alla Sottosezione di Giardini Naxos, l’81enne calabrese Rosa Biviera di Bovalino e il 42enne Salvatore Caschetto di Modica) e oltre quattro feriti, tra cui Giuseppe Muscolino, collega di Spadaro. Ieri la giudice monocratica Monica Marino ha assolto al termine del dibattimento il camionista Marco Giuseppe Papa, 38enne di Comiso, che quella notte viaggiava sulla carreggiata in direzione Messina al volante dell’autoarticolato Iveco Stralis con rimorchio Lamberet, accusato di omicidio stradale e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti per aver disseminato gasolio sull’asfalto, secondo l’accusa provocando poi l’inferno di lamiere e sangue. Nelle settimane scorse era stata chiesta la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione, ma ieri è arrivata l’assoluzione per insufficienza di prove, in quanto non è stata raggiunta la prova certa che la perdita di gasolio dal suo mezzo sia stata la causa che abbia provocato l’incidente. Il rinvio a giudizio era arrivato nel novembre 2020, quando la Procura peloritana chiuse le indagini senza formalizzare alcuna accusa a carico degli altri due autotrasportatori siciliani, un 43enne e un 28enne, rimasti coinvolti nello scontro e finiti sotto indagine nelle fasi iniziali, concentrando le proprie attenzioni solo su Papa, difeso in giudizio dagli avvocati Flavio Ragonese e Mario Brancato. I difensori hanno evidenziato nella loro memoria come il loro assistito “non aveva la consapevolezza che la perdita di carburante era così ingente da dover essere segnalata, non avendo in tal senso nessuna sollecitazione da chi aveva incontrato quella sera (come si è avuto modo di riscontrare al dibattimento dalle esame dei testi presenti durante la riparazione dei suoi serbatoi sul traghetto), né aveva avuto segnali così chiari e incontrovertibili”; inoltre hanno sostenuto come l'autista del primo mezzo pesante sopraggiunto “guidava il suo mezzo alla velocità massima, perdeva il controllo del mezzo, cosa che probabilmente non sarebbe avvenuta se avesse rispettato il Codice della strada e guidato a velocità commisurata, il suo sinistro a questo punto scatenava la sequela degli eventi”, mentre il conducente del secondo camion “alla velocità di 87 km/h perdeva il controllo del suo mezzo, (inchiodando per inesperienza le ruote del suo veicolo), e uccideva lo Spadaro”, e infine l'autista del terzo mezzo sopraggiunto “a 92 km/h, quindi ad oltre 30 km/h in più rispetto al limite di velocità perdeva il controllo ed uccideva Biviera e Caschetto”. Le parti civili a processo erano 17, tra feriti nell’incidente e familiari delle vittime, difese dagli avvocati Giuseppe Lacagnina, Michele Liuzzo, Cesare Spadaro, Giancarlo Spatafora, Corrado Di Stefano, Venerina Monello e Rosaria Filloramo dei Fori di Messina, Catania e Siracusa. 

Le accuse. Marco Giuseppe Papa era chiamato a rispondere di omicidio stradale perché “per negligenza, imprudenza, imperizia, in violazione degli articoli 15 e 140 del Codice della Strada, cagionava uno stato di pericolo per la sicurezza stradale omettendo di segnalare alle autorità competenti la perdita di un’ingente quantità di gasolio dal proprio mezzo, pure avendone contezza, così da causare una pluralità di sinistri da parte dei veicoli sopravvenuti al suo passaggio, che determinavano il decesso di Angelo Spadaro, agente di Polizia stradale, che, intervenuto dopo il primo incidente occorso ad un mezzo, sceso dall’auto di servizio era travolto da un autoarticolato, in seguito alla perdita di controllo del mezzo a causa delle condizioni del manto autostradale; lesioni gravi a Giuseppe Muscolino, che intervenuto con il collega Spadaro, era travolto dall’autovettura di servizio sbalzata in avanti dall’impatto con l’autoarticolato, con prognosi superiori a 40 giorni; il decesso di Rosa Biviera, 81enne di Bovalino (Rc), passeggera posteriore della Fiat Panda investita da un altro articolato in seguito alla perdita di controllo a causa delle condizioni del manto autostradale; lesioni gravi a Hamrik Singhm, passeggero anteriore della Panda, con prognosi superiore a 40 giorni; la morte di Salvatore Caschetto, 42enne di Modica, sceso dal proprio autocarro Iveco e travolto dalla Panda in seguito allo scivolamento in avanti del mezzo causato dall’impatto con l’autoarticolato”. L’imputato era accusato anche di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti perchè con le proprie condotte “poneva in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti stradali sul tratto autostradale A18 Catania-Messina” con l’aggravante di aver provocato un disastro. Il tir Iveco Stralis condotto da Papa venne rintracciato dopo l’incidente a Vibo Valentia e arrivò la conferma che si trattasse del mezzo che aveva perso gasolio lungo l’A18, prima di imbarcarsi ai traghetti e raggiungere la Calabria. La ricostruzione di quella notte parte dall’intervento dei due agenti della Stradale per un incidente avvenuto poco prima in cui era rimasto coinvolto un autoarticolato, finito di traverso sulla carreggiata Catania-Messina in prossimità di una semicurva: mentre i poliziotti erano al lavoro sopraggiunse un tir Scania che li travolse e Spadaro rimase schiacciato contro il guardrail laterale e morì al Policlinico di Messina un paio di ore dopo a causa delle gravissime lesioni riportate; poi a catena altri mezzi pesanti, tra cui quello condotto da Caschetto, sceso per aiutare altre persone, la Fiat Panda in cui viaggiava Rosa Biviera, un furgone e una moto.


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