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L’omicidio Canfora a Letojanni, condannato Feres Bayar. L'accusa aveva chiesto l'ergastolo
di Andrea Rifatto | 12/06/2024 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 12/06/2024 | CRONACA
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La via del delitto e il giovane condannato
L’accusa aveva chiesto la pena massima, la Corte ha deciso di ridurla. È arrivata una condanna a 25 anni di reclusione per l’omicidio di Massimo Canfora, l’operatore ecologico di 56 anni ucciso il 18 agosto del 2022 nella sua abitazione di Letojanni. Oggi pomeriggio la Corte d’assise del Tribunale di Messina (presidente Massimiliano Micali, a latere Giuseppe Miraglia) ha inflitto a Feres Bayar, il 19enne tunisino imputato per il delitto, la condanna a 21 anni di reclusione per il reato di omicidio e a 4 anni per calunnia aggravata per aver accusato falsamente un suo amico e connazionale. In mattinata l’accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Giuseppe Adornato, aveva chiesto la condanna di Bayar all’ergastolo ribadendo la sussistenza dell’aggravante della crudeltà, che invece la Corte ha escluso riducendo così la condanna a carico del giovane, difeso nel processo dall’avvocato Giovambattista Freni. Il 19enne era imputato per aver provocato la morte di Canfora utilizzando un coltello lungo 29 centimetri, con 15 centimetri di lama, colpendolo reiteratamente con numerose e violente coltellate in varie parti del corpo, al capo e alla gola, provocando il decesso per arresto cardio-respiratorio per shock emorragico da ferite da punta e taglio, con l’aggravante di aver agito per crudeltà verso la vittima inerme che tentava invano di difendersi; inoltre doveva rispondere di due episodi di calunnia aggravata commessa per assicurarsi l’impunità per il delitto, in quanto nel corso degli interrogatorii del 18 e del 22 agosto di due anni fa ha accusato falsamente per l’omicidio un suo amico e connazionale che vive al piano di sotto, Ibrahim Soaudi, pur sapendolo innocente. La Corte ha stabilito in sentenza i risarcimenti per le parti offese, ossia i familiari di Massimo Canfora assistiti dall’avvocato Giacomo Rossini, fissati in 50mila euro per il fratello Fabio e 20mila euro ciascuno per l'altro fratello Francesco e la sorella Elvira. Gli avvenimenti di quella mattina nella palazzina al civico 8 di via Nenzi sono stati ricostruiti nelle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, ai comandi del capitano Giovanni Riacà, che nel giro di poche ore hanno delineato lo scenario del delitto arrivando a Feres Bayar, accusato di aver ucciso Massimo Canfora con un coltello da cucina trovato nel suo appartamento al secondo piano, dove era salito dopo aver consumato cocaina al livello sottostante con altre due persone. Il movente è stato individuato in contrasti economici sorti nell’ambito di una relazione occasionale tra la vittima e l’assassino, che quella mattina si trovava in stato di alterazione psicofisica per aver fatto uso di droga.