Lunedì 31 Marzo 2025
Accolta la richiesta di concordato della pena a carico del giovane per il delitto del 2022


L’omicidio di Massimo Canfora a Letojanni, in appello ridotta la condanna per Feres Bayar

di Andrea Rifatto | 12/03/2025 | CRONACA

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La via del delitto e il giovane condannato

In primo grado era arrivata una condanna a 25 anni, dopo che l’accusa aveva chiesto l’ergastolo. Adesso è stata ridotta. È di 16 anni e 8 mesi, infatti, la pena inflitta ieri dalla Corte d’assise d’appello del Tribunale di Messina a Feres Bayar, il 20enne tunisino imputato per l’omicidio di Massimo Canfora, l’operatore ecologico di 56 anni ucciso il 18 agosto del 2022 nella sua abitazione di Letojanni. Lo scorso 12 giugno Bayar era stato condannato a 21 anni di reclusione per il reato di omicidio e a 4 anni per calunnia aggravata per aver accusato falsamente un suo amico e connazionale e in appello il suo legale difensore, l’avvocato Giovambattista Freni, ha concordato la pena con l'accusa, ossia con il sostituto procuratore Felice Lima, davanti alla Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Carmelo Blatti con a latere la collega Daria Orlando. Poche ore dopo la richiesta è stata accolta con la sentenza di condanna a 16 anni e 8 mesi. Restano confermati anche in secondo grado i risarcimenti per le parti offese, ossia i familiari di Massimo Canfora assistiti dall’avvocato Giacomo Rossini, fissati in 50mila euro per il fratello Fabio e 20mila euro ciascuno per l'altro fratello Francesco e la sorella Elvira. Il 20enne era imputato per aver provocato la morte di Canfora utilizzando un coltello lungo 29 centimetri, con 15 centimetri di lama, colpendolo reiteratamente con numerose e violente coltellate in varie parti del corpo, al capo e alla gola, provocando il decesso per arresto cardio-respiratorio per shock emorragico da ferite da punta e taglio, con l’aggravante di aver agito per crudeltà verso la vittima inerme che tentava invano di difendersi; inoltre doveva rispondere di due episodi di calunnia aggravata commessa per assicurarsi l’impunità per il delitto, in quanto nel corso degli interrogatorii del 18 e del 22 agosto di due anni fa ha accusato falsamente per l’omicidio un suo amico e connazionale che vive al piano di sotto, Ibrahim Soaudi, pur sapendolo innocente. 

Gli avvenimenti di quella mattina nella palazzina al civico 8 di via Nenzi sono stati ricostruiti nelle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, allora ai comandi del capitano Giovanni Riacà, che nel giro di poche ore hanno delineato lo scenario del delitto arrivando a Feres Bayar, accusato di aver ucciso Massimo Canfora con un coltello da cucina trovato nel suo appartamento al secondo piano, dove era salito dopo aver consumato cocaina al livello sottostante con altre due persone. Il movente è stato individuato in contrasti economici sorti nell’ambito di una relazione occasionale tra la vittima e l’assassino, che quella mattina si trovava in stato di alterazione psicofisica per aver fatto uso di droga.

Più informazioni: omicidio letojanni  


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