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Lorena e Antonio e quello strano pomeriggio: "Discutevano fuori, poi lui girava nervoso"
di Andrea Rifatto | 02/04/2020 | CRONACA
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L'appartamento del delitto in via Delle Mimose a Furci
Sembravano davvero una coppia perfetta Antonio e Lorena, ma nella testa di lui c’era un tarlo che girava, una fissazione che gli arrovellava la mente e che l’ha portato a uccidere. Perchè l’infermiere 27enne di Dasà, piccolo centro di poco più di mille anime a 25 km da Vibo Valentia, studente al primo anno di Odontoiatria a Messina, si è trasformato in assassino privandosi del bene più prezioso che aveva, la studentessa di Favara che amava da tre anni e con la quale era andato anche a convivere su quel cocuzzolo di Furci Siculo, con la sua Calabria sullo sfondo? Si è mostrato molto confuso il giovane, da quando si è ritrovato solo in quell’appartamento con la povera Lorena morta. Ha provato a giustificare il gesto con il Coronavirus, il maledetto morbo che a suo dire la 27enne aveva già addosso e gli ha trasmesso, contagiandolo e facendolo ammalare, lui, una roccia, che sfrecciava tra la Sicilia e la Calabria in sella alla sua moto. Tutto smentito dai test. Nella zona jonica era conosciuto per l’attività di infermiere professionale in una cooperativa di Messina che si occupa di assistenza domiciliare a pazienti bisognosi di cure: da tempo cercava casa da queste parti e a settembre lui e la sua fidanzata avevano trovato il nido d’amore in quell’appartamento in via Delle Mimose. Antonio aveva lavorato alcuni mesi tra 2018 e 2019 anche all’Oasi Sant’Antonio di Furci e chi lo conosce lo ricorda come un ragazzo serio, preciso, educato, gentile. “Mai un urlo, mai un litigio, stavano sempre in casa, lei studiava tanto e lui usciva solo per il lavoro – racconta una vicina - lunedì mentre fumavo li ho visti che si baciavano sul pianerottolo, nel pomeriggio ho notato però una cosa strana, discutevano sempre sul pianerottolo, poi lei è rientrata e lui saliva e scendeva nervosamente tra il pianerottolo e le scale. Uscivano solo con gli amici, tra cui mia figlia, perché il suo ex ragazzo e Antonio hanno la passione per le moto. Lei una ragazza a dir poco amorevole e di una gentilezza unica”. De Pace è andato in crisi dopo quel contatto, convinto che Lorena avesse il Covid-19? E durante la notte è scoppiato il litigio e l’ha accoltellata e, lei, ferita, ha minacciato di lasciarlo o denunciarlo e a quel punto l’ha strangolata per assicurarsi che morisse? Perché o mia o di nessun altro? Chi lo conosce ammette che Antonio un po’ di gelosia la manifestava verso quella bellezza mediterranea che era inevitabile ammirare: forse temeva di perderla? Oggi potrebbero arrivare alcune risposte nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Eugenio Fiorentino, dove Antonio De Pace comparirà in videoconferenza dal carcere assistito dall’avvocato Bruno Ganino di Dasà e dalla collega messinese Ilaria Intelisano. Sempre oggi il sostituto procuratore Roberto Conte, che indaga sull’omicidio, ha conferito l’incarico per l’autopsia sul corpo di Lorena Quaranta al medico legale Daniela Sapienza: dall’esame autoptico potrebbero arrivare importanti risposte. La famiglia della giovane è assistita dall’avvocato Giuseppe Barba di Favara.