Giovedì 21 Novembre 2024
I retroscena del delitto di Furci. Oggi l'udienza di convalida e l'incarico per l'autopsia


L’uccisione di Pippo Catania, la confessione di Gaetano Nucifora: “Ecco perchè ho sparato”

di Andrea Rifatto | 05/10/2023 | CRONACA

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Un'esecuzione messa a segno sul lungomare

Un gesto che non ha accettato, giudicato impossibile da perdonare e dinanzi al quale ha perso la ragione. C’è una questione personale molto delicata all’origine dell’omicidio di Pippo Catania, l’ex poliziotto di 63 anni ucciso lunedì sera sul lungomare di Furci Siculo. Gaetano Nucifora, il 57enne di Roccalumera che si è costituito poco dopo il delitto, ha confessato tutto ai carabinieri della Compagnia di Taormina nel corso dell’interrogatorio durato circa due ore, davanti al sostituto procuratore Roberta La Speme, scoppiando in un pianto a dirotto tra rabbia e disperazione, dopo essersi liberato del peso che aveva dentro. Poi, in nottata, si sono aperte per lui le porte del carcere. La Procura della Repubblica di Messina, che coordina le indagini con il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, ha emesso nei confronti dell’uomo un provvedimento di fermo con l’ipotesi reato di omicidio volontario e il 57enne è rinchiuso nel carcere di Messina Gazzi, in attesa della convalida. L’udienza è fissata per oggi alle 13 davanti alla giudice per le indagini preliminari Claudia Misale e ai magistrati che coordinano le indagini, dove comparirà con il suo legale difensore, l’avvocato Gianni Miasi. Alla base dell’efferata esecuzione messa in atto tra le 18.30 e le 19 di lunedì, su un lungomare affollato, c’è una vicenda che risale a sette anni fa e che Nucifora ha appreso domenica sera, decidendo di vendicarsi di Catania. Così il giorno dopo si è messo in macchina e ha raggiunto Furci Siculo, notandolo sulla litoranea vicino al tavolo dove ogni pomeriggio si radunano soprattutto gli anziani per giocare a carte e dove l’ex agente della Squadra Mobile di Messina era solito trascorrere qualche momento. L’operaio edile, da giovane attivo nel commercio di vino e olio a Messina, è tornato a casa e ha preso il fucile automatico da caccia legalmente detenuto, arrivando davanti largo Petroselli, al centro della cittadina furcese, è sceso dall’auto e ha raggiunto la vittima sul marciapiede lato monte, chiamandola per nome e invitando a spostarsi due anziani che erano vicino a lui, per evitare di colpirli. Quando Pippo Catania si è voltato, lo ha centrato alla testa con una prima fucilata, poi ha esploso almeno altri due colpi allo stomaco e al basso ventre, risalendo in macchina e tornando a casa con una freddezza impressionante, tra lo sgomento dei testimoni che hanno assistito alla tragedia. Una volta rientrato nella sua abitazione ha sbattuto l’arma più volte a terra danneggiandola parzialmente, ha fatto una doccia e si è incamminato a piedi percorrendo alcune centinaia di metri fino a raggiungere la caserma dei carabinieri, dove ha confessato l’omicidio, prima di essere trasferito a Taormina per l’interrogatorio. 

Le indagini dei Carabinieri, diretti dal capitano Giovanni Riacà, vanno avanti per ricostruire con esattezza tutto il puzzle della vicenda: il fucile è stato posto sotto sequestro, così come altri elementi tra cui il cellulare dell’ex poliziotto, che potrebbe fornire elementi utili agli inquirenti. Le fasi dell’omicidio potrebbero inoltre essere state immortalate dal sistema di videosorveglianza comunale installato sul lungomare. La salma di Pippo Catania è custodita nell’obitorio dell’ospedale “Papardo” di Messina e oggi pomeriggio la Procura affiderà l’incarico per l’autopsia al medico legale Elvira Ventura Spagnolo. Poi verrà restituita ai familiari per i funerali. La famiglia Catania si è affidata all’avvocato Antonio Scarcella per essere assistita in questa triste vicenda. Assassino e vittima erano amici di vecchia data, tanto che Catania era stato testimone di nozze di Nucifora e gli aveva cresimato uno dei figli: insieme, inoltre, coltivavano la passione per la caccia, anche se negli ultimi anni i rapporti si erano allentati per piccole incomprensioni. Nella mente del 57enne di Roccalumera, descritto da tutti come una persona calma e affettuosa, l’altra sera è però scattata una molla che lo ha spinto a compiere l’insano gesto e poi a costituirsi per voler pagare il conto con la giustizia. Sul paese, già sconvolto nel 2020 dal femminicidio di Lorena Quaranta alla quale è dedicata la panchina rossa installata a pochi metri dalla scena del delitto di lunedì sera, è calata una cappa di tristezza. Chi transita davanti alla scena del crimine rallenta e volta lo sguardo verso quella porzione di marciapiede recintata, dedicando un pensiero o una preghiera. La comunità è ancora sotto choc, sui marciapiedi e nei bar si commenta l’accaduto ma c’è poca voglia di parlare. Chi lo fa ricorda Pippo Catania come una brava persona, corretta, l’amico di tutti: “Un avvenimento così grave ci ha sconvolto - commentano i furcesi - non siamo abituati a fatti di sangue così efferati”. E anche chi conosce l’omicida e il suo carattere, come i colleghi di lavoro, non riesce a spiegarsi una tale azione. Da lunedì notte l’abitazione della famiglia Catania è affollata di parenti, amici e conoscenti che non lasciano soli neanche per un attimo i familiari, pietrificati dal dolore. Tantissimi i messaggi di cordoglio giunti dal comprensorio ma non solo. “Hanno spento il tuo sorriso” scrive un’amica, parole che racchiudono il pensiero di tutti, perchè il sorriso di Pippo Catania non brillerà più su Furci Siculo.

Più informazioni: omicidio catania  


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