Mafia e traffico di droga tra il Catanese, Taormina e Giardini Naxos: 16 arresti - I NOMI
di Redazione | 05/10/2022 | CRONACA
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Fiumi di cocaina e marijuana a Giardini Naxos
Sedici persone sono finite in carcere questa mattina nell’ambito di un’operazione condotta dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina, al culmine di articolate attività di indagine coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura peloritana e in esecuzione di un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco, con cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Gli arrestati sono Giuseppe Borzì 45 anni di Tremestieri Etneo, Maurizio Cipolla 40 anni di Taormina, Rosario Costanzo 46 anni di Calatabiano, Lucio Giovanni Faro 63 anni di Viagrande, Giuseppe Ferro 48 anni di Catania, Anna Franco 36 anni di Gaggi, Roberto La Spina 54 anni di Giardini, Alessandro Maccarone 57 anni di Giardini, Settimo Manera 47 anni di Tortorici, Alessandro Marino 43 anni di Catania, Dahab Menzouli detta Debby 31 anni di Giardini, Stefano Panarello 38 anni di Giardini, Carmelo Pelleriti 52 anni di Giardini, Giuseppe Ragusa 64 anni di Taormina, Christian Santapaola 41 anni di Tremestieri Etneo e Sebastiano Torrisi 54 anni di Aci Sant'Antonio L’attività investigativa, sviluppata dagli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, guidato dal tenente colonnello Girolamo Franchetti, è nata dopo le dichiarazioni rese da Carmelo Porto, collaboratore di giustizia, che sottoposte a rigoroso vaglio hanno permesso di fare piena luce sull’attuale operatività di un articolato gruppo, vicino agli ambienti strutturati della criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa, da tempo operante tra le province di Catania e Messina, sistematicamente dedito all’approvvigionamento e successiva commercializzazione di considerevoli partite di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina. Più nel dettaglio, all’esito di mirate attività tecniche di intercettazione telefonica, ambientale e di video-sorveglianza, rese particolarmente difficoltose dall’utilizzo di comunicazioni triangolari, criptiche ed in codice, ovvero attraverso sistemi di messaggistica istantanea, si acquisiva alle indagini come il gruppo, anche durante la vigenza delle restrizioni dovute all’emergenza epidemiologica e nel periodo del lockdown, risultasse tra i più agguerriti e rodati tra quelli operanti sulla fascia jonica della provincia messinese. Forte di documentate contiguità al clan mafioso catanese dei Cintorino, emergeva come il gruppo oggi finito agli arresti avesse legami solidi con fornitori di narcotico operanti nella provincia etnea, parimenti contigui a noti clan mafiosi locali, quali i Laudani e i Cappello: di qui la capacità di introdurre e consegnare, ai membri del sodalizio indagato, anche in piena pandemia, importanti partite di sostanze stupefacenti. In tal senso, secondo ipotesi d’accusa, era proprio il redditizio mercato dello stupefacente il collante che, a seguito dell’arresto dei capi storici dei clan mafiosi Cintorino e Laudani, portava i rispettivi membri di seconda linea, operanti sul territorio peloritano, a trovare forme di sinergica collaborazione criminale, anche dando vita a taciti accordi per finanziare le casse delle rispettive organizzazioni criminali, così superando anche storiche rivalità. Sul punto, si documentavano numerosissime cessioni di stupefacente, del tipo cocaina e marijuana, a Catania e a Giardini Naxos, località turistica particolarmente frequentata nel periodo estivo; in particolare, si raccoglievano numerosi indizi ed elementi di prova nei confronti dei soggetti ritenuti promotori, organizzatori, finanziatori e partecipi dell’illecito traffico, alcuni dei quali resisi responsabili anche dei reati di cessione, detenzione e porto abusivo di armi, comunque ritenuti dal competente giudice - fatte salve eventuali diverse valutazioni nei successivi gradi di giudizio - caratterizzati da profili di gravità indiziaria. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti numerosi riscontri e arresti, senza che venisse minimamente intaccata l’incessante, e lucrosa, attività degli indagati i quali, mai domi, proseguivano negli illeciti traffici, organizzando continui approvvigionamenti di ulteriori partite di droga da destinare alla rivendita: emblematica l’affannosa ricerca di mezzi sempre più sofisticati per garantirsi il buon esito dei viaggi dei corrieri via via individuati, quali servirsi di bidoni di candeggina, per confondere l’olfatto dei cani antidroga, ovvero per occultare lo stupefacente, servendosi di appositi nascondigli sulla pubblica via, conosciuti ai soli pusher dell’organizzazione. In conclusione, l’odierna attività investigativa costituisce ulteriore riprova della rilevanza attribuita alla specifica e grave fenomenologia criminale dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Guardia di Finanza di Messina, quale principale forma di finanziamento di strutturate organizzazioni criminali in un territorio, quale quello della provincia messinese, di evidente rilevanza strategica non solo per essere la porta d’ingresso della Sicilia, ma anche quale remunerativa piazza di spaccio per la presenza di rinomate località turistiche.