Mafia, pizzo e droga a Taormina e Giardini: 24 arresti e tre società sequestrate - VIDEO
di Redazione | 17/11/2022 | CRONACA
di Redazione | 17/11/2022 | CRONACA
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La mappa delle aree di azine dei clan
Trentasette persone indagate, 24 arrestate di cui 9 della provincia di Messina, 6 di Catania, una in provincia di Monza-Brianza, quattro imprese sequestrate. Sono i numeri dell’operazione “Tuppetturu” della Procura della Repubblica di Catania, contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Guardia di Finanza etnea, con l'ausilio dei finanzieri dei Comandi provinciali di Messina e Monza-Brianza, nei confronti di 24 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi, con il sequestro, finalizzato alla confisca, di tre attività commerciali operanti nei comuni di Calatabiano e Giardini Naxos. L'indagine, condotta da unità specializzate del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, ha riguardato i clan mafiosi Cintorino e Brunetto - articolazioni territoriali, rispettivamente, dei clan catanesi Cappello e Santapaola-Ercolano - attivi nei territori, in particolare, di Calatabiano, Giarre, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia, Mascali e in zone limitrofe, anche della provincia di Messina, come l'area di Giardini Naxos e Taormina. Le indagini, concluse a maggio 2021, hanno consentito di ricostruire l'organigramma e gli interessi criminali dei due clan nella fascia jonico-etnea, anche attraverso attività tecniche e servizi di osservazione sul territorio, ulteriormente riscontrate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da indagini patrimoniali. Gli arrestati sono Giuseppe Andò, 62 anni di Giarre; Carmelo Caminiti, 49 anni di Francavilla di Sicilia; Dario Cavallaro, 40 anni di Giardini Naxos; Luciano Maria Costanzo, 30 anni di Piazza Armerina; Sebastiano Cateno Costanzo, 43 anni di Giardini Naxos; Cristian Cullurà, 35 anni di Giardini Naxos; Gaetano Di Bella, 62 anni di Catania; Orazio Di Grazia, 40 anni di Giarre; Edy Fazio, 28 anni di Castelmola; Pietro Galasso, 40 anni di Calatabiano; Giovanni Camillo Gambacurta, 60 anni di Giardini Naxos; Angelo Leonardi, 26 anni di Giardini Naxos; Giuseppe Lisi, 48 anni di Fiumefreddo di Sicilia; Marco Longhitano, 38 anni di Riposto; Giuseppe Mascali, 40 anni di Calatabiano; Francesco Maugeri, 63 anni di Paternò; Vincenzo Messina, 46 anni di Messina; Giuseppe Raneri (inteso Castelmola), 50 anni di Fiumefreddo di Sicilia; Pietro Roccella, 33 anni di Giardini Naxos; Giuseppe Ruggeri, 57 anni di Taormina; Gaetano Scalora, 59 anni di Calatabiano; Mariano Spinella, 56 anni di Graniti; Costantino Talio, 34 anni di Giardini Naxos; Salvatore Zacco, 45 anni di Francavilla di Sicilia. Personaggi di spicco delle due associazioni, secondo gli inquirenti, sono stati individuati Cullurà, Di Bella, Raneri e Spinella per il clan Cappello-Cintorino; Andò, Caminiti, Di Grazia, Lisi e Maugeri per il clan Santapaola-Ercolano. Tali esponenti avrebbero ricoperto ruoli di rilievo all'interno delle rispettive organizzazioni, contribuendo non soltanto al controllo e alla gestione delle attività criminali sui territori di rispettiva competenza, principalmente connesse alle estorsioni e al traffico di droga, ma anche partecipando agli incontri periodici tra i due clan, volti alla spartizione degli affari mafiosi e alla risoluzione di controversie o problematiche nelle zone di comune interesse, come quelle di Giardini Naxos e Taormina. In particolare, per il clan Cintorino, radicato soprattutto a Calatabiano, Mariano Spinella (detto “U biondu”), nipote del capo clan Antonino Cintorino, sarebbe stato referente per l'area di Calatabiano, mentre Gaetano Di Bella (detto "Tano ca lente”) avrebbe rappresentato il capo clan Mario Pace dei Cappello a Giardini Naxos, Taormina e comuni limitrofi, così come Giuseppe Raneri (detto “Peppe Castelmola”), genero di Mariano, avrebbe ricoperto il ruolo di referente per Castelmola e Cristian Cullurà sarebbe stato coinvolto in prima persona nelle estorsioni e nel traffico di droga. Con riferimento al clan Brunetto, operante primariamente a Giarre, Fiumefreddo, Mascali, Castiglione di Sicilia, i ruoli di maggior rilievo sarebbero stati ricoperti da Giuseppe Andò (detto "U cinisi"), promotore e dirigente dell'associazione attiva nella fascia jonico-etnea, e Carmelo Caminiti (detto "Melo panettone"), responsabile per Castiglione. Accanto a loro spiccano le figure di Orazio Di Grazia e Giuseppe Lisi, i quali sarebbero risultati i principali referenti, rispettivamente, per le attività estorsive e il traffico di sostanze stupefacenti, nonché quella di Francesco Maugeri (detto "Franco u paturnisi"), di matrice santapaoliana riferibile al clan catanese di Picanello, per la gestione di alcune attività commerciali della zona di Taormina. L'attività investigativa ha permesso di ricostruire gli interessi criminali dei clan, acquisendo un quadro gravemente indiziario in merito ai "reati fine", strumentali al sostentamento delle associazioni mafiose e dei sodali detenuti, tra cui le estorsioni ai danni di imprenditori catanesi e delle aree contigue in provincia di Messina, il traffico di sostanze stupefacenti e l'acquisizione della gestione e del controllo di attività economiche. Con riferimento all'attività estorsiva, le indagini hanno documentato 6 estorsioni che sarebbero state consumate con modalità tipicamente mafiose ai danni di attività commerciali attive nei settori della vendita di alimenti e bevande, della balneazione ed edile, corroborate dalle evidenze emerse dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dall'escussione di persone informate sui fatti. Il modus operandi seguiva uno schema ricorrente, con plurime minacce attuate posizionando bottiglie incendiare davanti ai luoghi di esercizio dell'attività economica, accompagnate da messaggi intimidatori quali “cercati un amico”, “aspettiamo la risposta”, “la prossima volta bruciamo il locale facci trovare la risposta nei pressi dei pini”. Di norma, le richieste di “pizzo” ammontavano a circa 3.000/4.000 euro all'anno, da pagare in tranche trimestrali o semestrali. In un caso, sarebbe, inoltre, emersa un'estorsione trasversale da parte dei due clan, i cui profitti sarebbero stati equamente divisi, mentre in altro è stato riscontrato l'assoggettamento ultraventennale della vittima al pagamento del pizzo. Tra i soggetti coinvolti nella gestione operativa delle attività estorsive in particolare Spinella, Cullurà e Raneri per i Cintorino, Caminiti, Di Grazia e Ruggeri per i Brunetto. I clan gestivano anche il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e marijuana, rifornendo le locali piazze di spaccio, principalmente individuate a Calatabiano e nei comuni limitrofi della fascia jonico-etnea, come dimostrati, oltre che dalle attività tecniche e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche dal sequestro di oltre mezzo chilo di cocaina, occultata a bordo di una Fiat 600, in esito a un controllo della Guardia di Finanza nei pressi di Fiumefreddo. Ricostruiti, inoltre, gli investimenti delle associazioni criminali, individuando le attività economiche, gestite e controllate direttamente o tramite persone interposte ovvero familiari degli indagati, operanti nel settore del movimento terra, della ristorazione e del commercio di ortofrutta. Si tratta, in particolare, di quattro società poste sotto sequestro: ditta individuale “Strangi Giuseppa Manuela”, riconducibile a Giuseppe Raneri, coniuge della titolare, nella cui sede principale a Calatabiano viene esercitata attività di ristorazione all'insegna "Trattoria Pizzeria da Peppe" mentre, presso quella secondaria sita a Giardini Naxos - non dichiarata - è stato riscontrato l'esercizio di attività nel settore dell'ortofrutta; “Ta.Co. Srls”, esercente attività di ristorazione a Giardini Naxos con la denominazione "La viuzza dei sapori”, riconducibile a Costantino Talio; “Giardini Scavi”, operante nel settore del movimento terra e delle demolizioni a Giardini Naxos, dell'indagato Cristian Cullurà e delle quote del ristorante "La Cambusa" di Giardini Naxos, in quanto secondo gli inquirenti l'amministratore di fatto era Francesco Maugeri.