Sabato 23 Novembre 2024
Sentenza di appello per la scomparsa del furcese Carmelo Giannetto avvenuta nel 2014


"Morì per negligenza e imprudenza": confermata condanna a medico del 118 di S. Teresa

di Andrea Rifatto | 14/05/2022 | CRONACA

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Il cognato andò a chiedere aiuto al presidio

Confermata anche in secondo grado la condanna per la morte di Carmelo Giannetto, il 52enne di Furci Siculo deceduto nellestate del 2014 dopo un malore che lo colpì in casa e i ritardi nei soccorsi. La Corte d’appello di Messina ha infatti confermato la sentenza di primo grado del 24 settembre scorso con la quale è stata condannata ad un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) la dottoressa Ermelinda Cicala, 66 anni, all’epoca dei fatti medico in servizio al Pte-118 di Santa Teresa di Riva, per le accuse di omicidio colposo (un anno) e omissione di atti dufficio (sei mesi). In primo grado era stata stabilita una condanna al risarcimento per Cicala e lAsp di Messina da liquidarsi alle sei parti civili, oltre al pagamento di una provvisionale di 40mila euro nei confronti di quattro familiari della vittima e alle spese processuali fissate in 6mila 840 euro. Adesso i giudici hanno stabilito il pagamento di altri 3mila 400 euro di spese processali ai familiari. Quella notte, era il 23 agosto di sette anni fa, Carmelo Giannetto, dipendente del Consorzio autostradale, intorno all1 accusò un malore nella sua abitazione furcese e i familiari cercarono di contattare il 118 ma invano, perchè le linee telefoniche non funzionavano e la chiamata non arrivò alla Centrale operativa. A quel punto un parente, il cognato Carmelo Andronaco, fra l1.30 e l1.35 si recò alla postazione di Santa Teresa per sollecitare i soccorsi, ma il medico di turno spiegò di non poter intervenire senza una chiamata dalla Centrale e arrivò con lambulanza nellabitazione del 52enne solo all1.53, dopo che intervennero anche i Carabinieri, decidendo di ricoverarlo allospedale di Taormina, dove giunse in gravissime condizioni e morì alle 2.45.

Il giudice Adriana Sciglio ha riconosciuto in primo grado “il nesso di causalità tra la condotta negligente ed imprudente della Cicala e l’evento letale”, evidenziando come Giannetto si sarebbe salvato se l’intervento del 118 fosse stato effettuato tempestivamente e nel rispetto delle linee guida e che la somministrazione dei farmaci salvavita avrebbe consentito al paziente di arrivare, in condizioni di sicurezza, presso il presidio ospedaliero “San Vincenzo” di Taormina. All’imputata sono state addebitate “condotte negligenti e/o imprudenti, oltre il doloso rifiuto di intervento”, ossia “ritardo nell’esecuzione dell’intervento domiciliare; omessa somministrazione del trattamento farmacologico indicato nelle linee guida; agevolazione di movimenti del paziente (dovuti alla richiesta di vestizione, alle modalità scelte per il suo trasporto lungo le scale, all’omessa assistenza al paziente in occasione del passaggio dalla sedia alla barella); mancato immediato incannulamento di una via venosa ed inidonea somministrazione endovena dell’adrenalina; ritardato arrivo in ospedale in conseguenza di reiterate soste lungo il tragitto”. Nella sentenza viene evidenziato come “in ogni caso era necessaria l’immediata esecuzione di un elettrocardiogramma e la somministrazione di farmaci che pur utili a scongiurare il decesso non avrebbero avuto effetti collaterali dannosi in caso di diagnosi errata” e la “condotta colposa della Cicala nell’aver favorito sforzi muscolari del paziente nel passaggio da casa all’ambulanza, chiedendo di indossare una maglietta, fargli scendere le scale con una sedia medica senza una sufficiente immobilizzazione del tronco e nel non aver prestato assistenza nel passaggio dalla sedia alla barella”. Inoltre è stata giudicata “irragionevole la pretesa della Cicala che Andronico si recasse dai carabinieri, una volta appreso che, già da tempo, si era cercato di contattare, senza esito, la centrale operativa”: da qui l’ulteriore condanna per omissione di atti d’ufficio. Ermelinda Cicala è stata difesa dall’avvocato Enrico Ricevuto, i familiari di Carmelo Giannetto sono stati assistiti dagli avvocati Anna Scarcella e Vincenza Prestipino.


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