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Morte di Roberto Saccà a Letojanni, chiesto il rinvio a giudizio per sindaco e dirigente
di Andrea Rifatto | 18/09/2019 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 18/09/2019 | CRONACA
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L'architetto Campailla e il sindaco Costa
Non sarebbero intervenuti per chiudere quella strada nonostante il forte maltempo e dunque ricadrebbe su di loro la responsabilità della morte di Roberto Saccà, il commerciante messinese di 74 anni deceduto durante l’alluvione del 25 novembre 2016 a Letojanni. È l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Messina nei confronti del sindaco Alessandro Costa e del dirigente dell’Ufficio tecnico, l’architetto Carmelo Campailla, per i quali il sostituto procuratore Anna Maria Arena ha chiesto il rinvio a giudizio al termine delle indagini iniziate lo scorso anno. Ieri il Gip Maria Vermiglio ha fissato l’udienza preliminare per il 7 novembre e in quella data, a più di tre anni di distanza dai fatti, si deciderà se aprire o meno il processo. Costa (indagato anche come ufficiale di Governo per la protezione civile) e Campailla sono accusati di rifiuto di atti d’ufficio perché “nella qualità di pubblici funzionari operanti all’interno del Comune di Letojanni rifiutavano di adottare provvedimenti necessari per prevenire il rischio di esondazione del torrente Silemi, pericolo aggravato dalla deviazione degli alvei del torrenti Vallone Serro Ercia e Galeri, omettendo di disporre l’interdizione della strada torrente al traffico di pedoni e veicoli, provvedimento necessario e indifferibile al fine di assicurare pubblica incolumità in caso di precipitazioni intense”; entrambi devono poi rispondere dell’accusa di morte in conseguenza di altro reato perché “omettendo di precludere la strada determinavano il decesso di Roberto Saccà, che stava transitando nella strada insediata nell’alvei del torrente Silemi e veniva investito dalla colata di acqua che proveniva dalla montagna, morendo annegato”. Costa è difeso dall'avvocato Fabio Di Cara, Campailla dall'avvocato Salvatore Gentile. Le parti offese sono la moglie di Roberto Saccà, Pina Cannistraci, le figlie Luisa e Laura e altri familiari della vittima, tutti difesi dall’avvocato Orazio Carbone di Messina, che avevano chiesto più volte in passato che fine avesse fatto l’indagine e che si accertassero eventuali responsabilità; altre parti civili sono gli Assessorati regionali Territorio e Ambiente e Infrastrutture e Mobilità, il Dipartimento regionale di Protezione civile e il Ministero dell’Ambiente. Il commerciante 74enne quel pomeriggio stava percorrendo in sella alla sua moto la strada nell’alveo del Sillemi, unica via per accedere ai complessi abitativi a monte, per raggiungere il centro di Letojanni, quando arrivato sotto il ponte della Statale 114 venne sorpreso dall’ondata di acqua e fango venendo travolto e trascinato in mare. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo al largo dell’Isola Bella di Taormina. Lo scorso anno la Procura ha aperto l’inchiesta e sono finiti sotto indagine il sindaco e il dirigente dell’Ufficio tecnico, per i quali il Pm Arena aveva inizialmente formulato l’accusa di omicidio colposo chiedendo anche l’applicazione di misure cautelari che il Gip ha poi rigettato dopo gli interrogatori di entrambi. Tra gli atti dell’inchiesta vi sono l’informativa dei Carabinieri di Letojanni, la consulenza medico-legale sul decesso di Saccà, le consulenze tecniche sui luoghi, la documentazione dei progetti dei residence “Azzurra” e “Le Terrazze” di Silemi, ordinanze del Genio civile e una sentenza del Tribunale delle Acque pubbliche.