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Morte di Roberto Saccà a Letojanni, la famiglia chiama in causa anche il Comune
di Andrea Rifatto | 07/11/2019 | CRONACA
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Il torrente dove Saccà fu travolto
Entra anche il Comune di Letojanni nel procedimento giudiziario sulla morte di Roberto Saccà, il commerciante messinese di 74 anni deceduto durante l’alluvione del 25 novembre 2016 a Letojanni. Questa mattina il Gip Valeria Curatolo del Tribunale di Messina ha infatti accolto l'istanza presentata dall'avvocato Orazio Carbone, difensore delle parti civili (la moglie Pina Cannistraci, le figlie Luisa e Laura e altri familiari della vittima) autorizzando la citazione in giudizio del Comune quale responsabile civile, in persona del rappresentante pro-tempore, il sindaco Alessandro Costa. L’Ente non si era infatti costituito nel giudizio, in cui sono imputati il sindaco Costa e il dirigente dell’Ufficio tecnico, l’architetto Carmelo Campailla, accusati dalla Procura della Repubblica di non essere intervenuti, nonostante il forte maltempo, per chiudere la strada dove Saccà venne travolto dall’ondata d fango mentre transitava in moto. Il Gip ha quindi aggiornato l’udienza preliminare al 30 gennaio, per consentire la notifica del decreto di autorizzazione alla citazione e di tutti gli atti al municipio letojannese. La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata nei mesi scorsi dal sostituto procuratore Anna Maria Arena al termine delle indagini iniziate lo scorso anno. Costa (indagato anche come ufficiale di Governo per la protezione civile) e Campailla, difesi rispettivamente dagli avvocati Fabio Di Cara e Salvatore Gentile, sono accusati di rifiuto di atti d’ufficio perché “nella qualità di pubblici funzionari operanti all’interno del Comune di Letojanni rifiutavano di adottare provvedimenti necessari per prevenire il rischio di esondazione del torrente Silemi, pericolo aggravato dalla deviazione degli alvei del torrenti Vallone Serro Ercia e Galeri, omettendo di disporre l’interdizione della strada torrente al traffico di pedoni e veicoli, provvedimento necessario e indifferibile al fine di assicurare pubblica incolumità in caso di precipitazioni intense”; entrambi devono poi rispondere dell’accusa di morte in conseguenza di altro reato perché “omettendo di precludere la strada determinavano il decesso di Roberto Saccà, che stava transitando nella strada insediata nell’alvei del torrente Silemi e veniva investito dalla colata di acqua che proveniva dalla montagna, morendo annegato”. Altre parti civili sono gli Assessorati regionali Territorio e Ambiente e Infrastrutture e Mobilità, il Dipartimento regionale di Protezione civile e il Ministero dell’Ambiente.