Morte in cantiere a Nizza, Cassazione conferma una condanna e due assoluzioni
di Andrea Rifatto | 28/09/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 28/09/2018 | CRONACA
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Il cantiere dove avvenne l'incidente mortale
Confermata dalla Cassazione la sentenza della Corte di appello di Messina che nell’ottobre 2016 ha sancito una condanna e due assoluzioni per la morte del geometra 26enne Filippo Barbagallo, avvenuta in un cantiere edile a Nizza di Sicilia il 17 maggio 2007 mentre erano in corso lavori eseguiti su incarico del committente Enrico Interdonato. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di Giovanni Biagio Camillen, progettista e direttore dei lavori, confermando la sua condanna a due anni e sei mesi per omicidio colposo e l’assoluzione con la formula per non aver commesso il fatto per Carmelo Lombardo, titolare dell’impresa costruttrice Lcs Servizi Srl e Antonio Sterrantino, coordinatore per la progettazione. La Cassazione ha invece accolto i rilievi delle parti civili, i familiari della vittima Angelo Barbagallo, Rita Monforte e Giuseppe Barbagallo, in merito alla delega di funzioni di controllo in materia di sicurezza che a loro dire non spettavano al geometra e ha annullato ai fini civili la sentenza d’appello con riferimento alle posizioni di Lombardo e del responsabile civile della Lcs, Carmela Concetta Pino, rinviando al giudice civile competente per valore in grado di appello. Barbagallo, originario di Roccella Valdemone, direttore dei lavori della ditta, morì in via Villafranca, all'altezza del complesso Arcadia, travolto da grossi e pesanti frammenti che rimbalzarono sulla ruspa e lo colpirono a seguito del crollo del muro del fabbricato di proprietà di Letterio Ciraolo, adiacente al cantiere, dove erano in corso lavori di sbancamento per la realizzazione delle fondazioni di un edificio. Crollo che secondo il Tribunale di Messina era stato provocato da un cedimento strutturale dello stesso determinato dai lavori in corso nel cantiere. I giudici hanno ritenuto che Camillen, in quanto progettista e direttore dei lavori, nonché coordinatore per l’esecuzione, dovesse curare e vigilare, con costante presenza nel cantiere, sull’andamento dei lavori, provvedendo ad apportare gli opportuni accorgimenti in caso di evidenziati pericoli; pericoli che li erano stati segnalati da Barbagallo ma imprudentemente sottovalutati da Camillen, che disponeva la prosecuzione dei lavori, optando per eseguire fondazioni più larghe e più basse, nonostante la situazione di instabilità del muro. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Bonaventura Candido (Lombardo), Alberto Gullino (Lcs) e Giovanni Miasi (Sterrantino e Camillen), mentre l’avvocato Salvatore Pagano ha rappresentato le parti civili.