Giovedì 21 Novembre 2024
Archiviato definitivamente il caso sul bimbo di Savoca, in cui erano indagati due medici


Nessun responsabile per la morte di Giulian Garufi: fu una tragedia senza colpevoli

di Andrea Rifatto | 25/05/2023 | CRONACA

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L'ultimo saluto al piccolo l'11 marzo 2021

“Risultano elementi di insopprimibile dubbio circa la configurabilità di responsabilità degli indagati ed è sopravvenuta la riforma Cartabia, che prevede l’archiviazione ogni qualvolta non sia possibile operare, come nel caso in esame, una ragionevole previsione di condanna, parametro che impone l’accoglimento della richiesta di archiviazione”. Sono i passaggi chiave contenuti nell’ordinanza che mette la parola fine sul caso della morte di Giulian Garufi, il bimbo di 23 mesi di Savoca deceduto il 6 marzo 2021 dopo un malore e la corsa in ambulanza al Policlinico, dove all’arrivo il suo cuoricino aveva smesso di battere. Lo scorso gennaio il sostituto procuratore Francesco Lo Gerfo aveva chiesto per la terza volta l’archiviazione del procedimento, dopo le richieste di luglio e novembre 2021 alle quali si era opposta alla famiglia, assistita dagli avvocati Giovanni Caroè e Fabio Di Cara, che vedeva indagati due medici del Pte e del 118 di Santa Teresa di Riva per omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Quattro mesi fa ad opporsi era stata la giudice per le indagini preliminari Monica Marino, fissando l’udienza per giovedì scorso. E dopo alcuni giorni il gip Francesco Torre ha sciolto la riserva e disposto la terza archiviazione, che fa calare il sipario sulla vicenda, visto che l’ordinanza è ricorribile per Cassazione solo nei casi di nullità per vizi di forma. Quella notte il piccolo accusò un malessere e la madre chiamò la pediatra di famiglia che però non rispose al telefono: l’indomani mattina, insieme alla sorella, si recò al Pte-118 dove dopo i controlli venne consigliato il ricovero in ambulanza, ma la madre affermò che avrebbe provveduto a trasportare il figlio con il proprio mezzo; da lì si recarono da un altro pediatra, che dopo aver visitato il bimbo disse di farlo trasportare subito in ospedale con l’ambulanza, quindi tornarono al Pte e il mezzo partì alla volta del Policlinico, ma durante il tragitto Giulian si aggravò improvvisamente fino al decesso. 

Il gip Torre scrive che “non può ragionevolmente escludersi (così da non potersi pronosticare la condanna degli indagati) l’ascrivibilità del tragico decesso del minore alla mai diagnosticata patologia congenita di cui soffriva”, insieme a “fatali concause non ascrivibili agli indagati”, come “le condizioni (purtroppo solo apparentemente) non allarmanti al momento del primo accesso al Pte, tanto da indurre la madre a sottoscrivere le dimissioni volontarie, e la rapidità della loro evoluzione verso l'irreversibilità della condizione”. A provocare il decesso è stato infatti un arresto cardio-circolatorio in esito a shock secondario a enterocolite associata a malattia di Hirschsprung (megacolon), mai diagnosticata e acuitasi nelle 12 ore antecedenti. Per il giudice “non può ipotizzarsi con ragionevole certezza né che il minore versasse al momento del primo accesso al Pte in condizioni di gravità manifestatasi in termini così allarmanti da suggerire già in quel momento l'ipotetico trattamento idratante con dose antishock, né che eventuali ritardi siano dipesi dagli indagati”: secondo le consulenze mediche il piccolo “versava in uno stato metabolico ed emodinamico irrimediabilmente compromesso, seppur apparentemente in condizioni non critiche” e al momento del secondo ingresso al Pte “in condizioni di shock irreversibile ed ogni cura sarebbe risultata vana”. I consulenti hanno inoltre specificato che nei bambini i meccanismi di compensazione immediata dello shock sono tali che la pressione può apparire normale se non addirittura aumentata: “è la ragione per cui il bambino appariva in buone condizioni alla madre durante il primo trasporto al Pte alle 8.45 - scrive il gip - che quindi temporeggiava, rivolgendosi al pediatra, rispetto all'indicazione dei medici del Pte di trasporto immediato del figlio al Pronto soccorso in periodo di pandemia, circostanze che - si concorda pienamente con il pubblico ministero - rendono assolutamente incolpevole la condotta della donna”.

Più informazioni: morte bimbo savoca  


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