"Nomi e cognomi", Cateno De Luca condannato per diffamazione
di Andrea Rifatto | 31/10/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 31/10/2018 | CRONACA
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Il comizio del 4 marzo 2012 a Fiumedinisi
Arriva una condanna per Cateno De Luca al termine del processo di primo grado che lo vedeva imputato per diffamazione per i comizi “Nomi e cognomi”, tenuti in piazza a Fiumedinisi tra marzo e aprile 2012 e poi trasmessi su internet e in televisione. Il giudice monocratico Claudia Misale della II Sezione penale ha inflitto all’attuale sindaco di Messina una condanna a 1.800 euro di multa per diffamazione aggravata, oltre al pagamento delle spese processuali e delle spese legali nella misura di 1.710 euro per ogni parte civile, rinviando al giudice civile per la quantificazione dei risarcimenti. Il giudice ha disposto il non doversi procedere per l’allora direttore di Tele 90 Umberto Gaberscek, in quanto scomparso nel febbraio scorso, che era imputato per violazioni della disciplina del sistema radiotelevisivo perché accusato di non aver esercitato il controllo sul contenuto della trasmissione televisiva del comizio per impedire a De Luca la commissione del reato. De Luca e Gaberscek erano stati rinviati a giudizio dal Gup Maria Militello nell’aprile 2016. Il procedimento partì dopo le querele presentate a giugno 2012 da Domenico Giardina, Maria Ricca e Massimo Giardina e a luglio dello stesso anno da Fortunata Cannetti e Carmelo De Francesco, parti civili nel processo insieme a Guglielmo Giardina, dopo le quattro serie di comizi “Nomi e cognomi” in cui De Luca accusò pubblicamente i vertici della Procura della Repubblica di Messina, inquirenti, politici, testimoni di aver tramato per costruire il castello accusatorio che portò al suo arresto nel giugno 2011. Oggi in aula il legale di De Luca, l'avvocato Giovanni Mannuccia, ha chiesto il rinvio dell'udienza al 26 novembre per legittimo impedimento del suo assistito a partecipare perchè impegnato a Roma in un incontro al Ministero della Giustizia, ma il giudice ha rigettato l'istanza e ha concluso il dibattimento prima di ritirarsi per la sentenza. Il pubblico ministero Francesca Bonanzinga ha chiesto per De Luca la condanna a 1.000 euro di multa per ciascuno dei due capi di imputazione e il non doversi procedere per un capo relativamente al comizio del 4 marzo, per il quale l'attuale sindaco di Messina ha già ricevuto una condanna per diffamazione in primo grado e in appello. Mannuccia ha chiesto invece l'assoluzione per non aver commesso il fatto (o comunque una condanna al massimo a una multa) ritenendo che le affermazioni fatte nei comizi durante la campagna elettorale del 2012 fossero sì "accese, forti e censurabili sotto il profilo morale" ma non diffamatorie. L’allora parlamentare regionale era accusato di diffamazione, aggravata dall’aver commesso il fatto con mezzo di pubblicità e con attribuzione di fatti determinati, per le parole pronunciate il 4 marzo 2012 durante il comizio “Nomi e cognomi” parte prima, tenuto in piazza San Pietro a Fiumedinisi, per aver offeso la reputazione dei Giardina e di Ricca definendoli “calunniosi accusatori”, “imbroglioni”, “bastardi”, soggetti che avevano strumentalizzato la disabilità del loro figlio per imbrogliare il Tar, sfruttandolo “per fare compravendita di case”, che avevano posto in essere “un tentativo estorsivo a carico del Comune di Fiumedinisi”, mentre in un altro comizio del 4 aprile Cannetti e De Francesco venivano accusati di aver reso in suo danno una falsa testimonianza, che la Cannetti avrebbe detto a terzi di pretendere da De Luca una rilevante somma di denaro (50mila euro) a titolo di risarcimento del danno subito, irridendo durante il comizio la sua condizione di invalida, definendoli “confraternita di farisei e traditori della Sicilia”, “idioti”. Comizi videoripresi e messi in onda su Tele 90 e sul sito internet www.siciliavera.com, di cui il deputato era responsabile. Cateno De Luca è stato difeso inizialmente dagli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi e poi dall'avvocato Giovanni Mannuccia; Umberto Gaberscek dall’avvocato Pietro Pollicino; le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Rosario Trimarchi, Alessandro Pruiti e Salvatore Carroccio. Il commento di Cateno De Luca. “Proporremo appello, le frasi sono contestualizzate in un ragionamento più complessivo di campagna elettorale di marzo-giugno 2012 dal clima velenoso provocato con il contributo dei destinatari dei miei epiteti – ha commentato il sindaco di Messina – di questo il giudice ne ha tenuto parzialmente conto ed in appello siamo certi di poter ottenere la completa assoluzione”.