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Omicidio Canfora: il 18enne si difende e chiama in ballo il vicino, ma rimane in carcere
di Andrea Rifatto | 22/08/2022 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 22/08/2022 | CRONACA
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La via del delitto e il giovane in carcere
Ha respinto tutte le accuse tirando in ballo un’altra persona, ma rimane in carcere con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato. È stato infatti convalidato il fermo di Feres Bayar, il cameriere 18enne di Letojanni sospettato di aver ucciso Massimo Canfora, il 56enne trovato accoltellato giovedì mattina nella sua abitazione a Letojanni. Questa mattina la giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro ha accolto la richiesta firmata venerdì notte dal sostituto procuratore Alessandro Liprino della Procura della Repubblica di Messina e ha disposto per il giovane la custodia cautelare nel carcere di Gazzi. L’uomo, di origini tunisine e residente a Letojanni, secondo le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Taormina avrebbe colpito a morte con diverse coltellate l’operatore ecologico della “Loveral” nella sua abitazione nel quartiere Baglio a Letojanni, dandosi poi alla fuga. Il sospettato è difeso dagli avvocati Giovambattista Freni e Giuseppe Marino. Nel corso dell’interrogatorio davanti alla Gip, Bayar ha respinto tutte le accuse ma la sua ricostruzione dell’accaduto non ha convinto e dunque è arrivata la convalida del fermo. Il ragazzo ha raccontato di trovarsi nel palazzo al civico 8 di via Nenzi, nell’appartamento sottostante quello dove abitava la vittima, per consumare cocaina con l’inquilino che vive in quell’alloggio, un uomo di nazionalità tunisina, e con un’altra persona di Taormina (entrambi non indagati), escludendo di aver avuto rapporti sessuali con Canfora e che a suo avviso sarebbe stato proprio il vicino di casa ad ucciderlo, avendolo visto sporco di sangue una volta raggiunto il secondo piano, dove ha udito delle urla. La ricostruzione dell’omicidio che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare appare però “blindata” e contro Feres Bayar ci sono diversi elementi: la mano ferita, gli indumenti macchiati di sangue, la fuga in strada notata da un letojannese e ripresa dalle telecamere della zona e quattro testimonianze ritenute attendibili, una delle quali racconta di un ragazzo nudo sul balcone di Canfora che ad una residente di via Nenzi è sembrato essere Bayar. Cosa è successo in quella mezz’ora? Forse un mix di droga e sesso che ha fatto perdere la lucidità a qualcuno fino a colpire mortalmente il 56enne? Il movente del delitto è ancora tutto da decifrare e gli inquirenti stanno lavorando per delineare uno scenario più chiaro. Feres Bayar ha risposto con freddezza alle numerose domande della gip Finocchiaro, sicuro di sè e senza tentennamenti: ci troviamo davanti ad una mente criminale raffinatissima oppure un 18enne che è soltanto scappato impaurito alla vista del cadavere e del sangue a terra e sulle pareti? Per i difensori il quadro probatorio a carico del cameriere è vacillante e hanno già deciso di presentare istanza al Tribunale del Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare firmata oggi, che lo ha portato a rimanere dietro le sbarre. Mercoledì sarà effettuata l’autopsia sulla salma di Massimo Canfora, affidata dal pm Liprino al medico legale Daniela Sapienza, e dall’esame potrebbero emergere ulteriori elementi, così come dagli accertamenti sull’arma del delitto, un coltello da cucina trovato accanto al cadavere e sul quale potrebbero essere rimaste le impronte digitali dell’assassino. All’esame autoptico parteciperà anche il dottor Giovanni Crisafulli, nominato dai difensori di Bayar, che valuteranno se richiedere una perizia psichiatrica sul loro assistito per stabilire se eventualmente possa essere ritenuto incapace di intendere e volere, qualora avesse commesso il reato sotto l’effetto di droga e se la tossicodipendenza fosse precedente al fatto e non preordinata alla azione delittuosa. Per tale motivo è stato chiesto un parere ad un consulente, il dottor Giuseppe Turrisi, per richiedere una perizia alla Gip con incidente probatorio. Intanto anche la famiglia Canfora ha nominato un legale e si è affidata all’avvocato Giacomo Rossini di Letojanni.