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Omicidio di Letojanni, due persone sotto torchio per ore. Sequestrata anche droga
di Andrea Rifatto | 19/08/2022 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 19/08/2022 | CRONACA
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La salma di Massimo Canfora portata via ieri sera
“Tanto sangue, tanto sangue, non c’era più nulla da fare”. Quando i familiari di Massimo Canfora sono arrivati nel palazzo, l’inquilino del piano di sotto era seduto sulle scale, stravolto dopo aver provato a soccorrere il vicino, mentre dalla porta dell’alloggio del 56enne al secondo piano uscivano già i carabinieri facendo allontanare tutti. Ma cosa è successo in quella mezz’ora, tra le 7.15, quando il fratello della vittima è uscito di casa lasciandolo a dormire e le 7.45, ora in cui è stato dato l’allarme? Cosa ha scatenato una violenza così efferata che ha portato alla morte l’operatore ecologico, colpito con diverse coltellate all’addome e poi al collo? Ad insospettirsi dopo aver sentito dei lamenti è stata una vicina, che poco prima delle 8 ha avvisato la sorella di Canfora, che già aveva preso servizio in municipio, precipitatasi in via Nenzi con una zia. Nei minuti precedenti era arrivato nel palazzo il proprietario dell’appartamento, che raggiunto il secondo piano ha aperto la porta trovando all’interno la vittima distesa a terra, completamente svestita, in una pozza di sangue: nell’alloggio avrebbe incrociato anche un giovane, che a quanto pare si trovava all’interno, e su questa circostanza ruotano le indagini, mirate a capire cosa ci facesse quell’estraneo nell'abitazione di Canfora. Ieri i Ris dei Carabinieri hanno lavorato fino a tarda sera per effettuare i rilievi scientifici sul cadavere e nell’abitazione, dove sono state trovate macchie di sangue anche sulle pareti, e sarebbe stata individuata l’arma del delitto, un coltello da cucina repertato per essere analizzato e verificare se sia compatibile con i segni sul corpo. I carabinieri della Compagnia di Taormina hanno trovato nel palazzo anche della sostanza stupefacente, sottoposta a sequestro insieme a tre telefoni cellulari. Un testimone, sentito ieri mattina, ha raccontato di aver visto in quei minuti intorno alle 8 un giovane con un braccio fasciato correre su via Nenzi verso nord, raggiungendo via Millo per poi dirigersi sul lungomare. Potrebbe trattarsi dell’assassino? Due persone, uno straniero che vive al piano di sotto dell’appartamento di Canfora e un altro giovane che si trovava nel palazzo ma non è residente in quello stabile, sono state tenute sotto torchio per ore dai militari dell’Arma nella caserma di Letojanni, alla presenza del sostituto procuratore Alessandro Liprino e del comandante della Compagnia di Taormina Giovanni Riacà: non è escluso, quindi, che la svolta possa essere vicina. Ieri sera la salma di Massimo Canfora è stata trasferita alle 22 all’obitorio del Policlinico di Messina, dove verrà eseguita l’autopsia come disposto dalla Procura della Repubblica di Messina. Poco prima, alle 21.30, il magistrato e il capitano Riacà sono tornati all’interno dell’abitazione per un ultimo sopralluogo insieme ai Ris, prima del via libera alla rimozione del cadavere. La vittima era una persona semplice, mite e tutti gli volevano bene: difficile, dunque, che qualcuno potesse avere astio nei suoi confronti al punto tale da ucciderlo. Le modalità dell’omicidio sembrano piuttosto quelle di un delitto d’impeto, non premeditato, legato probabilmente a questioni economiche, forse ad una rapina finita male tentata ai danni del netturbino, tratto in inganno da qualcuno che magari conosceva e che è riuscito a farsi aprire la porta introducendosi in casa, dove si trovava in convalescenza in seguito ad una operazione chirurgica alle gambe che lo faceva muovere a fatica con l’ausilio delle stampelle. Le testimonianze raccolta ieri dagli inquirenti hanno permesso di ricostruire il quadro all’interno del quale è maturato l’omicidio e nelle prossime ore il caso potrebbe già essere risolto.