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Omicidio Lo Turco a Mongiuffi Melia, arrestato il presunto assassino - VIDEO
di Andrea Rifatto | 22/12/2017 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 22/12/2017 | CRONACA
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La vittima e il luogo del delitto
Lo avrebbe affrontato e ucciso con tre colpi di fucile alla testa, esplosi da distanza ravvicinata, a causa dei frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato. È arrivata questa mattina la svolta sull’omicidio di Pietro Alfio Lo Turco, il 64enne ucciso a Mongiuffi Melia l’1 ottobre scorso mentre si trovava nel suo terreno. Alle 5 i Carabinieri del Comando provinciale di Messina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Leonardo Lo Giudice, un operaio di 65 anni, accusato di omicidio premeditato. Il provvedimento è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Messina, Simona Finocchiaro su richiesta della Procura peloritana guidata dal procuratore capo Maurizio De Lucia. L’arresto di oggi arriva al culmine di una complessa attività di indagine avviata subito dopo il delitto, coordinata dal sostituto procuratore Annalisa Arena e sviluppata dalla Compagnia Carabinieri di Taormina, d’intesa con il Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina. I dettagli sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa aa Messina, alla presenza del comandante provincialedei Carabinieri, il colonnello Iacopo Mannucci Benincasa, e del comandante della Compagnia di Taormina, il capitano Arcangelo Maiello. Lo Turco la mattina dell’1 ottobre si era recato nel suo terreno agricolo di contrada Pagliarazzo, a Melia, per compiervi alcuni lavori consistenti nel caricare sul proprio autocarro Piaggio Porter della legna, utilizzando una carriola a scoppio. Poco prima di mezzogiorno la moglie, non vedendolo rientrare ma notando da casa che la carriola era rimasta accesa, si era insospettita anche perchè il marito non rispondeva al cellulare. Poco dopo la tragica scoperta. L’uomo era stato trovato ucciso con tre colpi di fucile semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata. L’attività investigativa ha consentito l’identificazione del presunto autore dell’efferato delitto, individuato sulla base della riconducibilità del materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine ad un’arma di sua proprietà, nonché di fare piena luce sul movente dell’omicidio, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino: la vittima lo aveva infatti più volte redarguito per la mancata pulizia di alcune stalle. Le indagini dei Carabinieri si sono sviluppate attraverso interrogatori di persone informate sui fatti, sopralluoghi, perquisizioni, esame delle riprese dei sistemi degli impianti di videosorveglianza e mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché indagini tecnico-scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina. Si è ricostruita, sulla base delle testimonianze raccolte, dapprima l’esistenza di dissidi tra la vittima e Leonardo Lo Giudice dovuti al cattivo rapporto di vicinato esistente tra i due. Successivamente si sono ricostruiti gli spostamenti dell’indagato nel giorno dell’omicidio appurando che, in un orario compatibile con quello in cui l’omicidio è stato commesso, aveva effettuato un sosta di circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena crimine: la prova è arrivata dal segnale Gps del dispositivo installato sull'auto di Lo Giudice dalla propria compagnia assicurativa. Contestualmente sono state eseguite numerose perquisizioni nei confronti di cittadini di Mongiuffi Melia che detenevano legalmente armi compatibili con quella utilizzata dall’omicida. Proprio tale attività ha consentito il sequestro del fucile calibro 12 semiautomatico marca Breda, legalmente detenuto da Lo Giudice. L’arma, sottoposta ad accertamenti tecnico-scientifici presso il Ris di Messina è risultata essere proprio quella che aveva esploso i colpi mortali all’indirizzo di Pietro Lo Turco. Sulla base del quadro indiziario così elaborato, ritenuto schiacciante dalla Procura della Repubblica di Messina, il Gip ha quindi emesso il provvedimento cautelare a carico dell’operaio 65enne, che dovrà difendersi dalla grave accusa di omicidio premeditato.