Articoli correlati
Omicidio Lo Turco a Mongiuffi Melia, confermata condanna per Lo Giudice
di Andrea Rifatto | 18/12/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 18/12/2018 | CRONACA
3243 Lettori unici
L'assassino, la vittima e il luogo dell'omicidio
Confermata la condanna a 30 anni di carcere per Leonardo Lo Giudice, che l’1 ottobre del 2017 ha ucciso a Mongiuffi Melia il 64enne Pietro Lo Turco. La Corte d’assise d’appello ha ribadito oggi la pena inflitta in primo grado il 27 marzo scorso, con rito abbreviato, all’operaio di 65 anni, accusato di omicidio aggravato. I giudici di secondo grado, in parziale riforma del primo verdetto, hanno escluso solo l’aggravante dei futili motivi, mantenendo invece quella della premeditazione. Nell'udienza scorsa il procuratore generale Adriana Costabile aveva chiesto la conferma della pena di primo grado. Confermata anche l’applicazione delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, così come il risarcimento alle parti civili, la moglie della vittima, Carmela Saglimbene e le due figlie Melania e Lorena, difese dagli avvocati Mariella Muscolino di Letojanni e Salvatore Berritta di Taormina, con provvisionali di 50mila euro ciascuna, per un totale di 150mila euro. L'imputato era difeso dagli avvocati Alfio Ardizzone di Letojanni e Giuseppe Carrabba di Messina, che chiedevano l'esclusione di entrambe le aggravanti e hanno già annunciato il ricorso per Cassazione dopo i 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Soddisfatti invece della sentenza gli avvocati Muscolino e Berritta. Lo Giudice è stato arrestato dai Carabinieri di Taormina e del Comando provinciale di Messina il 22 dicembre dello scorso anno e lo stesso giorno, durante l’interrogatorio in carcere, ha confessato il delitto e spiegato il movente, legato a liti di vicinato. L’1 ottobre di un anno fa ha raggiunto Pietro Lo Turco, che si trovava nel suo terreno agricolo di Melia per compiervi alcuni lavori, affrontandolo e infine uccidendolo con tre colpi di fucile semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata, per poi fare rientro a casa. Ad incastrarlo le tracce di materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine, riconducibile all’arma di sua proprietà legalmente detenuta, ma soprattutto gli spostamenti della sua auto nel giorno dell’omicidio, ricostruiti grazie al rilevatore gps, che quel giorno mostrarono come Lo Giudice avesse sostato circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena del crimine in un orario compatibile con quello del delitto.