Articoli correlati
Omicidio Scipilliti, chiuse le indagini: sotto inchiesta una terza persona
di Andrea Rifatto | 29/07/2017 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 29/07/2017 | CRONACA
13469 Lettori unici
Roberto Scipilliti e il luogo del ritrovamento del cadavere
Spunta un terzo indagato per l’omicidio di Roberto Scipilliti, il vigile del fuoco di Roccalumera ucciso il 5 gennaio e trovato cadavere il 14 dello stesso mese nelle campagne di Rina, frazione di Savoca. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal pubblico ministero della Procura di Messina, Antonella Fradà, compare infatti anche il nome di Letterio Scionti, 51 anni di Messina, accusato di favoreggiamento, che si aggiunge a Fortunata Caminiti, 47 anni di Mandanici e Fabrizio Ceccio, 44enne di Pagliara, ritenuti gli esecutori del delitto, accusati di omicidio e occultamento di cadavere in concorso, entrambi fermati tra il 25 e il 26 gennaio e ristretti in carcere. La Caminiti è stata successivamente condotta ai domiciliari a Pagliara per motivi di salute. Secondo carabinieri e magistrati Scionti avrebbe aiutato Caminiti e Ceccio ad eludere le indagini. L’uomo, interrogato dagli uomini dell’Arma, ha raccontato di aver contattato Roberto Scipilliti alle ore 14 del 5 gennaio per concordare un incontro a S. Teresa di Riva nei pressi di un bar e che la vittima, alle 14.38, avrebbe ricevuto una telefonata e dopo avergli chiesto di aspettarlo si era diretto verso una Fiat Panda Gialla a bordo della quale vi erano due persone che Scionti ha dichiarato di non essere in grado di riconoscere, allontanandosi a bordo dell’utilitaria con loro. Il terzo indagato ha raccontato inoltre di aver provato a contattare Scipilliti alle 14.44 ma era poi andato via non ricevendo risposta. Secondo gli inquirenti, Scionti è giunto a S. Teresa con la propria auto contestualmente a Ceccio e Caminiti poco dopo le 14.03; sarebbe poi emerso che Scipilliti ha ricevuto una telefonata effettuata da un’utenza in uso a Ceccio, chiamata a cui ha assistito Scionti prima di giungere a S. Teresa, e che lo stesso ultimo indagato ha inviato tre messaggi a Ceccio alle 13.29 e alle 13.31 comunicando che lo stava raggiungendo. I legali difensori dei tre indagati avranno adesso circa un mese di tempo per depositare memorie e chiedere di far interrogare i propri assistiti. Secondo gli inquirenti Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti hanno agito attirando in trappola Scipilliti il pomeriggio del 5 gennaio, riuscendo a farlo salire a bordo della Fiat Panda gialla in uso ai due sul lungomare nella zona sud di S. Teresa, dove il pompiere aveva parcheggiato la sua auto: una volta seduto sul sedile anteriore lato passeggero, il vigile del fuoco è stato ucciso con un colpo di pistola calibro 9 a bruciapelo alla nuca, morendo all’istante. I due si sono quindi affrettati a scaricare il corpo sulla strada provinciale agricola Rina-Savoca, a ridosso di un canale di scolo, coprendolo con un sacco nero e completando le operazioni di occultamento nel giro di sette minuti. La svolta è arrivata dall’analisi dei tabulati del cellulare della vittima e di quelli ritrovati in possesso a Ceccio e Caminiti. I filmati di diverse telecamere della zona hanno poi consentito di rintracciare l’auto usata per l’omicidio, noleggiata il 4 gennaio dalla Caminiti sotto falso nome a Giarre, nella quale i Ris hanno trovato numerose tracce di sangue che i due hanno tentato di ripulire dopo il delitto, senza però accorgersi che nel vano porta oggetti posto sotto il sedile del passeggero anteriore vi era una pozza di sangue. Dopo il delitto Ceccio e Caminiti sono partiti verso la Toscana, dove l'uomo trascorreva la latitanza, salvo ritornare il 14 gennaio, quando sono stati arrestati a Messina con delle armi in auto. Rimane da chiarire chi abbia realmente premuto il grilletto sulla Fiat Panda e se l’omicidio possa essere maturato nell’ambito degli interessi illeciti nell’ambito delle truffe che accomunavano i due assassini e la loro vittima oppure nell’ambiente delle chat erotiche e degli appuntamenti a pagamento