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Omicidio Scipilliti, il Pm chiede l'ergastolo per gli "amanti diabolici"
di Andrea Rifatto | 22/11/2018 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 22/11/2018 | CRONACA
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Ceccio e Caminiti e il luogo del ritrovamento
Ergastolo per entrambi. È questa la pena che il pubblico ministero Antonella Fradà ha chiesto ieri per Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti, gli “amanti diabolici” accusati dell’omicidio di Roberto Scipilliti, il vigile del fuoco di Roccalumera ucciso a Savoca il 5 gennaio del 2017 e trovato cadavere il 14 gennaio nelle campagne della frazione Rina, coperto da un sacco sotto le foglie ai bordi di un canalone di scolo della strada provinciale agricola 234. Al processo che li vede alla sbarra davanti la Corte d’assise del Tribunale di Messina per omicidio premeditato, occultamento di cadavere e per un’altra serie di reati quali falsità materiale, sostituzione di persona, falsa attestazione di identità, detenzione abusiva di armi e munizioni, ricettazione, per un totale di dodici capi di imputazione, il Pm ha chiesto la pena massima, oltre all’isolamento diurno per sei mesi, al termine della requisitoria in cui ha ricostruito tutta la vicenda sulla base delle indagini svolte dai Carabinieri e dalla Procura, secondo le quali i due amanti avrebbero giustiziato Scipilliti (nella foto a fianco) con un colpo alla nuca nella regione parieto-occipitale, con foro di uscita alla base della piramide nasale, esploso da dietro mentre era in auto. L’avvocato Salvatore Silvestro, difensore di Ceccio, ha chiesto invece l’assoluzione dai reati di omicidio e occultamento, sostenendo come il 45enne di Pagliara non si trovasse con la Caminiti al momento dell’omicidio, portando come prova le telefonate intercettate tra i due proprio quel pomeriggio, e si è rimesso alla Corte per gli altri reati. Per la 49enne di Mandanici il suo legale, l’avvocato Katia Veneziani, ha chiesto la derubricazione del reato da omicidio premeditato a colposo, in quanto quel giorno nelle campagne di Rina il colpo di pistola sarebbe partito accidentalmente mentre la Caminiti aveva in mano la semiautomatica Sig Sauer calibro 9, come dichiarato dalla donna nell’udienza scorsa. Il difensore delle parti civili, l’avvocato Antonio Roberti, si è associato alla richiesta dell’ergastolo per Ceccio (attualmente detenuto nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto) e Caminiti (agli arresti domiciliari a Pagliara) formulata dall’Accusa e ha chiesto alla Corte un risarcimento dei danni di almeno un milione e mezzo di euro, oltre a provvisionali da 200mila euro ciascuna per il padre e i due figli di Roberto Scipilliti e da 100mila euro ciascuna per il fratello e le due sorelle. Rimane ancora incerto il movente del delitto: un piccolo debito da 1.500-2.000 euro della vittima verso la coppia oppure qualcosa di molto più grosso, un affare da addirittura 7 milioni di euro. Le repliche del Pm e la sentenza arriveranno il 9 gennaio.