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Omicidio Scipilliti, svolta nelle indagini: fermata la presunta assassina
di Andrea Rifatto | 25/01/2017 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 25/01/2017 | CRONACA
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Il luogo del ritrovamento del cadavere e nel riquadro la fermata
Clamorosa svolta nelle indagini condotte dai carabinieri a seguito dell’omicidio di Roberto Scipilliti. Nel pomeriggio di oggi, infatti, i militari del Comando provinciale di Messina hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica, nei confronti della 47enne di Mandanici Fortunata Caminiti, ritenuta responsabile di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Il provvedimento restrittivo scaturisce dagli esiti di una complessa attività di indagine, sviluppata dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri Messina Sud, al comando del maggiore Paolo Leoncini, a seguito dell’omicidio di Scipilliti, vigile del fuoco di 56 anni di Roccalumera scomparso il 5 gennaio a S. Teresa di Riva e rinvenuto cadavere il successivo 14 gennaio nelle campagne di Savoca, in fondo ad un fosso adiacente alla strada provinciale agricola 234 Rina-Savoca, nascosto tra la vegetazione e parzialmente coperto da un sacco di plastica nero, analogo a quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Nella tasca della giacca era stato trovato il suo telefono cellulare, sporco di sangue e con lo schermo danneggiato. La successiva autopsia aveva accertato che la morte era stata determinata da un colpo di pistola calibro 9, esploso a distanza ravvicinata dall’alto verso il basso. Le ricerche effettuate sul luogo del rinvenimento del cadavere, anche con l’ausilio di personale del Ris, non avevano consentito però di rinvenire sulla scena del crimine né il bossolo e né l’ogiva del colpo che aveva perforato da parte a parte il cranio di Scipilliti. Dopo la scoperta del corpo, i carabinieri hanno verificato, anzitutto, la presenza di eventuali telecamere lungo le varie strade che conducono al luogo del ritrovamento. L’attenzione degli investigatori è stata subito attirata da una Fiat Panda gialla di cui non si riusciva a leggere la targa, ma che transitava alle 15.28 in direzione mare-monte, verso il luogo del rinvenimento del cadavere con a bordo più persone non distinguibili. Alle 15.35, dunque solo dopo sette minuti, il mezzo veniva registrato mentre tornava in senso opposto dal luogo di rinvenimento del cadavere. Il dato significativo è che in quella fascia oraria, corrispondente a quella in cui anche la presenza di Scipilliti era stata rilevata a S. Teresa davanti a un bar sul lungomare dove è stata poi trovata la sua vettura, verso il luogo dove era stato rinvenuto il corpo transitava soltanto quella Panda gialla. Dalla telecamera si riuscivano ad apprezzare particolari importanti come una leggera ammaccatura al lato sinistro della targa posteriore. Essendo evidente il collegamento tra l’utilitaria e l’omicidio, i carabinieri hanno iniziato così una certosina e attenta analisi di centinaia di telecamere di videosorveglianza presenti sull’intero litorale jonico, attività che ha consentito di ricostruire la targa della vettura ricercata e ritrovarla all’alba del 20 gennaio. Si tratta di un mezzo intestato a una ditta di noleggio del Catanese, che il 4 gennaio (il giorno precedente la scomparsa dello Scipilliti) era stata affittata proprio alla Caminiti, che nella circostanza aveva presentato documenti falsi. L’auto era stata restituita con un giorno di ritardo, tanto che la donna si era dovuta giustificare dicendo che a bordo della vettura vi era stata una lite violenta e che alcuni suoi amici erano ricoverati in ospedale. Precisava anche che l’auto si era sporcata di sangue ed aveva provveduto a pulirla con l’alcool. Nei giorni successivi una persona impegnata nella pulizia del mezzo per conto della ditta di noleggio, aveva poi notato che nel vano porta oggetti posto sotto il sedile del passeggero anteriore vi era una pozza di sangue sulla quale galleggiava una penna, tanto che l’uomo aveva scattato una foto commentando come “...dentro l’auto c’era stata una guerra...”. Fortunata Caminiti, che nel 2009 è stata candidata a sindaco a Mandanici e fino a qualche anno fa gestiva un negozio di abbigliamento al centro di S. Teresa di Riva, nelle prime ore del 14 gennaio era stata arrestata dai carabinieri della Compagnia Messina Sud insieme al latitante Fabrizio Ceccio, ricercato da aprile dell’anno scorso allorquando si era reso irreperibile poiché colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alle truffe, al riciclaggio ed alla ricettazione”. In tale occasione i due provenivano insieme da una località del Nord Italia ma il loro viaggio si era concluso a bordo di una nave “Caronte”, ad un passo della costa messinese. Nella circostanza i due erano entrambi in possesso di documenti falsi ed armati di pistola con matricola abrasa, carica e con colpo in canna, una Beretta calibro 22 ed una Sig Sauer calibro 9, con 60 colpi circa di riserva. La 47enne, inizialmente rinchiusa nel carcere di Catania Piazza Lanza, era stata poi scarcerata in quanto il compagno si era assunto la responsabilità del possesso delle armi.
A questo punto è apparso evidente come sulla Panda si fosse stato consumato un efferato delitto, l'omicidio di Scipilliti, giustiziato mentre si trovava seduto sul mezzo sul quale era stato fatto salire il pomeriggio del 5 gennaio. Gli elementi acquisiti dai carabinieri hanno costituito indizi di colpevolezza così gravi nei confronti della donna, quale esecutrice dell’omicidio, da determinare l’immediata emanazione da parte della Procura della Repubblica di Messina del provvedimento di fermo, anche in considerazione dell’accertata capacità della donna ad utilizzare altre identità e documenti falsi, attitudine che rendeva concreto il pericolo di fuga. Al vaglio degli inquirenti i motivi del delitto ed eventuali complicità.