Domenica 01 Settembre 2024
All'epoca in servizio al 118 di Santa Teresa, dovrà risarcire l'Azienda sanitaria


Paziente morì per negligenze e ritardi, medico condannato anche dalla Corte dei conti

di Andrea Rifatto | 29/05/2024 | CRONACA

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La vecchia postazione del Pte-118 di Santa Teresa

La responsabilità penale è stata accertata da una sentenza ormai definitiva, adesso è stata acclarata anche quella amministrativa. La Corte dei conti regionale ha infatti condannato al risarcimento dei danni la dottoressa Ermelinda Domenica Cicala, all’epoca dei fatti medico in servizio al Pte-118 di Santa Teresa di Riva, per la morte di Carmelo Giannetto, il 52enne di Furci Siculo deceduto nell’estate del 2014 dopo un malore che lo colpì in casa e i ritardi nei soccorsi. Due anni fa la Corte d’appello di Messina ha confermato la sentenza di primo grado del 2021 con la quale Cicala è stata condannata ad un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) per le accuse di omicidio colposo (un anno) e omissione di atti d’ufficio (sei mesi): adesso la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti (presidente Anna Luisa Carra, giudici Salvatore Grasso e Raimondo Nocerino) l’ha condannata al pagamento in favore dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina della somma di 37mila 485 euro, oltre rivalutazione monetaria dai singoli esborsi, e al pagamento delle spese giustizia allo Stato liquidate in 188 euro. Lo scorso novembre la Procura contabile ha citato in giudizio il medico, difeso dall’avvocato Anna Mugnano, chiedendo la condanna al risarcimento all’Asp di 49mila 980 euro, cifra corrispondente all’esborso sostenuto dall’Azienda sanitaria danneggiata su ordine del Tribunale per pagare la provvisionale da 40mila euro nei confronti di quattro familiari della vittima. I giudici contabili hanno richiamato le sentenze penali che hanno riconosciuto il nesso di causalità tra la condotta negligente ed imprudente della dottoressa Cicala (con l’omessa diagnosi di infarto) e l’evento letale, evidenziando come Giannetto si sarebbe salvato se l’intervento del 118 fosse stato tempestivo e nel rispetto delle linee guida e che la somministrazione dei farmaci salvavita avrebbe consentito al paziente di arrivare, in condizioni di sicurezza, all’ospedale “San Vincenzo” di Taormina. 

Per la Corte dei conti “la deviazione della condotta antigiuridica in concreto tenuta rispetto allo standard di diligenza e di perizia attesi risulta effettivamente macroscopica, imponendo, per l’effetto, l’affermazione della sua responsabilità amministrativa”. Rispetto alla richiesta della Procura, sono stati riconosciuti i presupposti per la riduzione dell’addebito nella misura del 25%, di cui il 20% per il guasto delle linee telefoniche “che certamente ha determinato un ritardo nell’intervento presso il domicilio, circostanza che esclude l’inerzia o il disinteresse della comparente per la vicenda, dimostrando un disordine organizzativo non privo di rilievo”, mentre un altro 5% per la condotta degli autisti soccorritori, “i quali, come da testimonianze in atti, si dicono avvertiti che un paziente colpito da infarto non debba fare da solo neppure un passo e indipendentemente da specifiche direttive del medico presente, avrebbero dovuto aiutare il paziente almeno nella fase del suo passaggio dalla sedia alla lettiga ai fini della salita in autoambulanza”, mentre “le deposizioni acquisite al giudizio confermano l’assenza dei soccorritori impegnati in altre, non meglio precisate, incombenze”. Il 23 agosto 2014 Carmelo Giannetto, dipendente del Consorzio autostradale, intorno all’1 accusò un malore nella sua abitazione furcese e i familiari cercarono di contattare il 118 ma invano, perchè le linee telefoniche non funzionavano e la chiamata non arrivò alla Centrale operativa. A quel punto un parente, il cognato Carmelo Andronaco, fra l’1.30 e l’1.35 si recò alla postazione di Santa Teresa per sollecitare i soccorsi, ma il medico di turno spiegò di non poter intervenire senza una chiamata dalla Centrale e arrivò con l’ambulanza nell’abitazione del 52enne solo all’1.53, dopo che intervennero anche i Carabinieri, decidendo di ricoverarlo all’ospedale di Taormina, dove giunse in gravissime condizioni e morì alle 2.45.


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