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Processo De Luca, la Cassazione dice no allo spostamento a Reggio Calabria
di Andrea Rifatto | 27/09/2017 | CRONACA
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Cateno De Luca
Riprenderà a Messina il processo sulle presunte speculazioni edilizie a Fiumedinisi, che vede imputato tra gli altri l’ex sindaco della cittadina collinare e di S. Teresa di Riva, Cateno De Luca, oggi candidato alle elezioni regionali tra le fila dell’Udc a sostegno di Nello Musumeci e aspirante primo cittadino di Messina alle Amministrative del 2018. La VI Sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti respinto la richiesta di rimessione (spostamento) del procedimento al Tribunale di Reggio Calabria, presentata lo scorso 30 gennaio dai legali di De Luca, gli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, che sostenevano come al Tribunale peloritano non vi fossero le giuste condizioni ambientali che consentissero ai giudici di poter emettere una sentenza priva di condizionamenti. Il processo, sospeso a Messina il 9 marzo, riprenderà quindi il 9 novembre nella Città dello Stretto dinanzi alla corte della Seconda Sezione penale, presieduta da Mario Samperi e composta dai giudici Rosa Calabrò e Valeria Curatolo, e andrà rapidamente a sentenza. Oltre a De Luca, sono imputate altre 17 persone Il processo riguarda una serie di opere realizzate negli anni scorsi nel borgo collinare tramite il “Contratto di Quartiere”, che secondo la Procura della Repubblica di Messina sarebbe stato modificato per agevolare le imprese della famiglia dell'ex sindaco. L'inchiesta si è concentrata sul periodo tra il 2004 e il 2010 ed è culminata nel giugno 2011 con l’arresto di Cateno De Luca, ristretto per un periodo ai domiciliari. Al centro delle indagini i lavori per la costruzione di un albergo con annesso centro benessere della società “Dioniso Srl”, l'edificazione di 16 villette da parte della cooperativa “Mabel" e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero agevolato l'ex sindaco De Luca, mediante l'approvazione della variante al Prg, per la realizzazione dell'albergo di contrada Vecchio con i finanziamenti regionali per la messa in sicurezza del torrente. Per De Luca il pm aveva chiesto la condanna a 5 anni per tentata concussione e abuso d'ufficio; 4 anni per il fratello Tindaro; due anni per Pietro D'Anna, funzionario del Comune; un anno e 7 mesi per il tecnico Natale Coppolino; un anno e 4 mesi per il vicesindaco Grazia Rasconà, un anno e 2 mesi per gli ex assessori Giuseppe Bertino, Paolo Crocé, Carmelo Crocetta, Giuseppe Giardina, Antonino Cascio e Salvatore Piccolo. Per Benedetto Parisi, allora presidente della Commissione edilizia, era stata chiesta l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Il pubblico ministero aveva invece proposto la prescrizione per i componenti della Commissione edilizia Renzo Briguglio, Angelo Caminiti, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Francesco Carmelo Oliva e per l’ex sindaco di Alì Carmelo Satta, coinvolto nella qualità di presidente della Fenapi.