Sabato 23 Novembre 2024
La sentenza ha confermato il primo verdetto. La Procura aveva chiesto tre condanne


Processo Fenapi: De Luca, Satta e Ciatto assolti anche in appello dalle accuse di evasione

di Andrea Rifatto | 19/12/2022 | CRONACA

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Cateno De Luca e Carmelo Satta

Tutti assolti anche in appello nel processo sul Caf-Fenapi e sulla presunta maxi evasione fiscale da un milione 750mila euro, contestata nel 2017 dalla Guardia di Finanza dopo un’indagine sul patronato nazionale. La Corte presieduta dal giudice Bruno Sagone ha prosciolto oggi da tutte le accuse, con la formula "perchè il fatto non sussiste", il deputato regionale Cateno De Luca, l’ex presidente della Fenapi Carmelo Satta e il commercialista Giuseppe Ciatto, all’epoca dei fatti deputato alla redazione di bilanci, scritture contabili e dichiarazioni fiscali del Caf Fenapi, nonché liquidatore delle società “Delnisi Srl” e “Nisaweb Srl”. Dunque anche in secondo grado le contestazioni mosse a suo tempo dalla Procura sono state giudicate insussistenti dai giudici, che hanno condannato anche la parte civile, l'Agenzia delle Entrate.

Lo scorso 17 ottobre il sostituto procuratore generale Felice Lima aveva chiesto la condanna a tre anni per De Luca e a due anni per Satta e Ciatto, prima del rinvio del processo all’udienza di questa mattina, nel corso della quale è stata pronunciata la sentenza dopo due ore di camera di consiglio. In primo grado, lo scorso gennaio, erano stati assolti anche Cristina Triolo, Floretana Triolo, Antonino Bartolotta, Francesco Vito, Carmelina Cassaniti e Fabio Nicita. I tre imputati per i quali il processo è andato avanti anche in appello sono stati difesi dagli avvocati Carlo Taormina, Tommaso Micalizzi, Giovanni Mannuccia ed Emiliano Covino.

“Oggi La Corte d’appello ha messo la parola fine a questo ennesimo capitolo - commenta De Luca - sono stati anni complicati, quando l’8 novembre 2017 sono stato arrestato con l’accusa di evasione fiscale in quello che sarebbe diventato il processo Fenapi la mia vita e quella della mia famiglia e della Fenapi stessa sono state stravolte. Ero appena stato eletto al Parlamento siciliano e immaginate cosa si è scatenato contro di me. Ho subito un attacco mediatico senza precedenti. In meno di 24 ore il mio nome era su tutti i Tg nazionali e i maggiori quotidiani. Peccato però che lo scorso 10 gennaio, in occasione della sentenza di assoluzione di primo grado, non ci sia stato nei miei confronti lo stesso interesse. In questi anni ho sempre affrontato ogni udienza a testa alta, consapevole della mia innocenza. Non c’è giudice che possa rimproverarmi di non essere stato un bravo imputato. Sono stato sempre presente, soprattutto nei momenti cruciali, come stamattina perché non sono mai fuggito dai miei 18 processi che vi hanno sempre visto assolto. Questo sarà il primo Natale dopo tanti anni che non trascorrerò leggendo carte giudiziarie, perché ovviamente non sono stato un imputato passivo ho cercato di essere utile al mio collegio di difesa e il mio ringraziamento va al professore Carlo Taormina, all'avvocato Giovanni Mannuccia, all’avvocato Tommaso Micalizzi, all'avvocato Emiliano Covino e tutti i consulenti che ci hanno supportato in questa guerra con particolare riferimento al professor Raffaello Lupi. Questa vicenda lascia in me un segno, una profonda ferita”.

Non auguro a nessuno il calvario giudiziario che ho passato - prosegue - nei miei confronti c’è stato un vero e proprio accanimento, ora mi aspetto che tutti coloro che si sono occupati di me e della mia vicenda sentendosi in diritto di rilasciare dichiarazioni ed emettere giudizi chiedano scusa, mi riferisco in particolare a quella politica che non aspettava altro che un appiglio per attaccarmi e tentare di mettermi fuori gioco con vere e proprie azioni di sciacallaggio. Secondo i benpensanti avrei dovuto ritirarmi in attesa di essere assolto in via definitiva. Dovevo mettermi da parte già dal 27 di giugno 2011, quando sono stato arrestato la prima volta. Pensate a quante cose sono accadute in questi anni. Io sono andato avanti sempre a testa alta, anche grazie al sostegno di quanti hanno continuato a credere in me. La comunità di Santa Teresa di Riva prima e quella di Messina dopo. Mi ha sostenuto il consenso della gente. Oggi pretendo le scuse di Matteo Salvini e di quanti come lui mi hanno condannato ancor prima che un tribunale emettesse la sentenza. Devo ringraziare gli uomini e le donne di legge onesti che hanno avuto la lucidità di esaminare quelle carte giudiziarie e andare oltre. Voglio ringraziare in particolare quel giudice che si è preso la responsabilità di smontare in primo grado le porcherie che erano state ad arte architettate contro di me. Che il sostituto procuratore generale Felice Lima avesse definito la scorsa udienza ‘stupefacente’ quanto deciso dal giudice di primo grado ci aveva lasciati più che perplessi. Da subito è parsa una presa di posizione sconcertante, anche nei confronti del lavoro svolto dai suoi colleghi. La giustizia giusta ha prevalso. Oggi posso dire che è finalmente finita, ma le cicatrici restano. Resta una profonda ferita e per questo che pretendo di essere risarcito, per le notti insonni, per il danno morale, per tutte le volte che sono stato bollato di essere impresentabile”


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