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"Sacco di Fiumedinisi", De Luca assolto anche in appello: rimane sindaco di Messina
di Andrea Rifatto | 11/09/2019 | CRONACA
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De Luca con l'avvocato Micalizzi
Ha atteso stringendo in mano il rosario, seduto nell’aula di Corte d’appello. Il verdetto di secondo grado sul “Sacco di Fiumedinisi” è arrivato alle 13.20, letto dal giudice Maria Celi (a latere Sagone e Lino): appelli inammissibili. I giudici hanno quindi confermato la sentenza di primo grado del 10 novembre 2017, che aveva disposto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Cateno De Luca, Tindaro De Luca, Angelo Caminiti, Francesco Carmelo Oliva, Renzo Briguglio, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Pietro D’Anna e Benedetto Parisi per il reato di tentata concussione in concorso, riqualificato dai giudici in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso, e per falso in atto pubblico. L’assoluzione era invece scattata per Cateno De Luca, Natale Coppolino, Grazia Rasconà, Antonino Cascio, Pietro D’Anna, Giuseppe Bertino, Salvatore Piccolo, Paolo Crocé, Carmelo Crocetta, Giuseppe Giardina per il reato di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste e per Carmelo Satta e Pietro D’Anna perché il fatto non costituisce reato. A differenza di allora, i giudici d’appello hanno oggi assolto pr non aver commesso il fatto dall'accusa di tentata concussione Benedetto Parisi, ex presidente della commissione edilizia comunale di Fiumedinisi, confermando nel resto la sentenza di due anni fa. De Luca, assistito in aula dall’avvocato Tommaso Micalizzi (è difeso anche dall’avvocato Carlo Taormina) e accompagnato dalla moglie, non sarà dunque sospeso dalla carica di sindaco di Messina, procedimento che rischiava in base alla Legge Severino vista la richiesta di condanna a quattro anni e quattro mesi avanzata il 16 aprile dal procuratore generale Adriana Costabile, che aveva inoltre chiesto tre anni e otto mesi per il fratello Tindaro De Luca e due anni e otto mesi per Benedetto Parisi. Cateno De Luca è stato condannato al pagamento delle spese processuali in favore delle parti civili, la famiglia Giardina, pari a 1.710 euro e per le altre in 900 euro ciascuna. Il processo riguardava una serie di opere pubbliche realizzate negli anni scorsi nel borgo collinare tramite il “Contratto di Quartiere”, che secondo la Procura della Repubblica di Messina sarebbe stato modificato per agevolare le imprese della famiglia De Luca. L'inchiesta ha analizzato fatti avvenuti nel periodo tra il 2004 e il 2010 ed è culminata nel giugno 2011 con l’arresto di Cateno De Luca, ristretto per un periodo ai domiciliari. Al centro delle indagini, svolte della Polizia municipale di Messina in seguito a un esposto, i lavori per la costruzione di un albergo con annesso centro benessere della società “Dioniso Srl”, l'edificazione di 16 villette da parte della cooperativa “Mabel" e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero agevolato l'ex sindaco De Luca, mediante l'approvazione della variante al Prg, per la realizzazione dell'albergo di contrada Vecchio con i finanziamenti regionali per la messa in sicurezza del torrente.