Sabato 23 Novembre 2024
Sigilli all’impianto della frazione di Forza d’Agrò. Le acque nere scorrono nel torrente


Sequestrato il depuratore fognario di Scifì, indagini della Guardia di Finanza - FOTO

di Andrea Rifatto | 13/08/2022 | CRONACA

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Sigilli all'ingresso dell'impianto

Arrivano i sigilli per il depuratore fognario di Scifì, frazione di Forza d’Agrò. Ieri pomeriggio l’impianto è stato posto sotto sequestro preventivo dalla Guardia di Finanza di Taormina, che ha eseguito il provvedimento su delega della Procura della Repubblica di Messina. L’indagine potrebbe riguardare il mancato o cattivo funzionamento della struttura o essere legata all’assenza di autorizzazioni, con la contestazione di possibili violazioni di tipo omissivo e ambientale, e potrebbero risultare indagati amministratori e funzionari del Comune di Forza d’Agrò, ente proprietario e gestore del depuratore. Al momento, però, non trapelano ulteriori dettagli. L’impianto non sembra in buono stato e il quadro elettrico appare fuori uso con tracce di incendio già da tempo. Anche ieri pomeriggio, durante il sequestro, era evidente la fuoriuscita di reflui fognari sulla stradina sterrata poco più a valle, segno che il meccanismo depurativo non funzionerebbe a dovere. Un depuratore a vasche Imhoff, quello di Scifì, che serve circa 300 abitanti ed è stato attivato nel 2009 per eliminare le vecchie fosse settiche, con un’autorizzazione del 1999 concessa dalla Regione per scaricare le acque depurate nel torrente Agrò, rilasciata però per un impianto di depurazione in contrada Matrafà, dove era stato previsto inizialmente.

Da circa 12 anni lo scarico avviene senza autorizzazione, come abbiamo raccontato ad aprile 2020, visto che quella concessa all’epoca è ormai scaduta. Nel corso degli anni il Comune di Forza d’Agrò non ha risposto alle richieste della Regione per arrivare al rilascio del rinnovo, chiesto nel 2008, e nell’aprile 2020 il Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti ha firmato il decreto di archiviazione dell’istanza di autorizzazione allo scarico, chiudendo il lungo iter con un nulla di fatto. Due anni prima l’Assessorato regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica utilità aveva chiesto altri documenti per poter avviare l’iter autorizzativo, chiedendo anche di specificare con esattezza il punto di scarico del refluo depurato, se fosse nel torrente Agrò, come riportato nella relazione tecnico-descrittiva del depuratore e nella scheda tecnica oppure, come scriveva la Provincia di Messina nel 2009 e nel 2010, nel torrente Petraro-Scifì, affluente dell’Agrò. Inoltre si ricordava l’obbligo di garantire la presenza, sia in ingresso che in uscita, dei misuratori di portata e di pozzetti fiscali sigillabili al fine di consentire l’effettuazione dei controlli periodici e si segnalava che invece l’impianto era privo dei misuratori di portata e del pozzetto di prelievo in uscita. Chiarimenti venivano chiesti anche sulla funzionalità del processo di disinfezione del refluo in uscita, non effettuata secondo quanto rilevato dalla Provincia nel 2014, e pure sull’aspetto geologico ed idrogeologico e sulle caratteristiche dei suoli. L’indagine della Guardia di Finanza potrebbe dunque essere legata a questi aspetti mai chiariti. Due anni fa il Comune, dopo l’archiviazione dell’istanza del 2008, ha affidato l’incarico ad un geologo per riavviare l’iter e ottenere il nulla osta a scaricare le acque depurate, ma finora la procedura non si è chiusa.



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