Spese pazze all’Ars, assolto il sindaco di S. Teresa Cateno De Luca
di Redazione | 11/07/2016 | CRONACA
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Cateno De Luca (al centro) con i suoi legali
Il tribunale di Palermo ha assolto oggi Cateno De Luca, attuale sindaco di S. Teresa di Riva, dall’accusa di peculato formulata nell’ambito del processo sulle cosiddette “spese pazze” all’Assemblea regionale siciliana. La sentenza di primo grado, pronunciata con la formula del "fatto non sussiste", è stata emessa al termine del procedimento avviato dopo l’inchiesta condotta dalla Procura palermitana e coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis, Maurizio Agnello e Luca Battinieri, sulle somme di denaro spese da 13 ex capigruppo che secondo i pm, nel periodo tra il 2008 e il 2012, furono impiegate per fini non istituzionali. De Luca, insieme a Innocenzo Leontini (Pdl, condannato oggi a due anni con pena sospesa), aveva scelto il rito abbreviato e lunedì scorso il pm Maurizio Agnello aveva chiesto nei suoi confronti, dinanzi al gup Riccardo Ricciardi, la condanna a due anni e quattro mesi. “Sono stato l’unico capogruppo ad essere stato assolto con formula piena – ha commentato sul suo profilo Facebook il sindaco di S. Teresa, postando una foto che lo ritrae assieme ai suoi legali –: io non ho fatto spese pazze con i soldi del parlamento siciliano e dai documenti acquisiti dalla Guardia di Finanza era emerso che avevo speso più soldi di quanti ne ricevevo ogni mese. In definitiva è stato confermato che l'onorevole Cateno De Luca ci ha rimesso anche soldi di tasca nel fare politica”. In caso di condanna sarebbe stato sospeso dalla carica di sindaco per un periodo di 18 mesi, secondo quanto previsto dalla Legge Severino. La Procura sostiene che le risorse dei partiti, destinate al funzionamento dei gruppi parlamentari, siano state invece utilizzate per spese personali di varia natura, persino una borsa Louis Vuitton, ma anche cravatte, profumi e soggiorni in alberghi di lusso. A Cateno De Luca, difeso dagli avvocati Giuseppe e Giovanni Cozzo, veniva contestata la spesa di 1.810 euro provenienti dai gruppi Mpa e Misto per l’acquisto di 133 agende Nazareno Gabrielli consegnate alla sua segreteria politica di Messina.
Nell’udienza di oggi, nel rito ordinario, il gup ha rinviato a giudizio altri sette capigruppo sempre per peculato e ne ha prosciolti quattro perché il fatto non sussiste. Vanno a giudizio Cataldo Fiorenza (Pd e gruppo misto), Salvo Pogliese (Pdl), Rudy Maira (Udc e Pid), Giulia Adamo (Pdl, gruppo misto e Udc), Nunzio Cappadonna (Aps, Alleati per la Sicilia), Livio Marrocco e Giambattista Bufardeci (Grande Sud). I quattro prosciolti per tutte le accuse sono Marianna Caronia (Mpa e Pid), Francesco Musotto (Mpa), Paolo Ruggirello (Mpa e Gruppo Misto) e Nicola D’Agostino (Mpa). Il processo inizierà il 7 novembre davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo.