Taormina, estorsione con metodo mafioso a due imprenditori: arrestate quattro persone
12/04/2017 | CRONACA
12/04/2017 | CRONACA
5922 Lettori unici
Gli arrestati: Blanco, Ferriero, Faranda e Porto
Quattro persone ritenute esponenti di “Cosa Nostra” etnea sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Taormina, in collaborazione con i colleghi di Giarre e Paternò, tra la città del Centauro e la provincia di Catania, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Eugenio Fiorentino del Tribunale di Messina, su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina Sebastiano Ardita e del sostituto procuratore Francesco Massara, perchè considerate responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, denominata “Good Easter”, ha permesso di fare piena luce su una serie di estorsioni poste in essere dai quattro indagati nei confronti di due imprenditori di Taormina, ai quali veniva imposta la consegna ai quattro di alcuni automezzi esposti in vendita. In carcere sono finiti Francesco Antonio Faranda, 38 anni, nato a Catania e residente a Fiumefreddo di Sicilia, ritenuto appartenente al clan “Brunetto”, egemone nell’area sub-etnea nord-occidentale; Emanuele Salvatore Blanco, 44 anni, nato a Catania e residente a Fiumefreddo, ritenuto appartenente anch’egli al clan “brunetto”; Enzo Ferriero, 31 anni, nato e residente a Paternò ritenuto elemento di spicco ed emergente nell’area “Etnea”; Carmelo Porto, 60 anni, nato Catania e residente a Calatabiano, ritenuto anche per pregresse vicende giudiziarie elemento apicale del clan mafioso “Cintorino”. I militari dell’Arma hanno acquisito da fonti confidenziali la notizia che appartenenti a clan mafiosi operavano anche a Taormina tentando di sottoporre ad estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture. Le vittime del racket, una volta individuate, sono state ascoltate sia dai militari che dai magistrati della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, e con responsabilità e senso civico hanno riferito dei tentativi di estorsione subiti. Acquisiti i necessari riscontri in tempi celerissimi, i quattro estorsori sono quindi stati arrestati. Ad una delle due vittime era stata imposta la consegna di un’autovettura sotto pressanti minacce mafiose. L’imprenditore ha consegnato il veicolo a fronte del quale sono stati consegnati due assegni, uno dei quali riferibile ad un conto corrente già estinto mentre l’altro riferito ad un conto corrente con un saldo negativo. Il secondo imprenditore, invece, non ha ceduto alle richieste estorsive e per tale ragione è stato anche colpito con schiaffi presso il proprio esercizio commerciale. In questa ultima fattispecie l’organizzazione mafiosa ha mutato l’oggetto della richiesta che in prima istanza erano delle autovetture e richiedendo successivamente il pagamento di una somma in denaro a titolo di “pizzo”. L’imprenditore ormai determinato non ha esitato, anche incoraggiato dall’operato dei carabinieri, a riferire immediatamente gli sviluppi agli ufficiali dell’Arma. Tutti gli arrestati sono stati trasferiti nel carcere di Messina “Gazzi” in regime di isolamento in attesa dell’interrogatorio di garanzia. La pronta azione della magistratura e della Compagnia Carabinieri di Taormina, ai comandi del capitano Arcangelo Maiello, ha così arginato sul nascere il tentativo delle cosche mafiose di imporre il pizzo ad esercenti di attività commerciali di Taormina. Il gip, concordando con le risultanze investigative dell’attività d’indagine posta in essere, ha ritenuto esservi la sussistenza di esigenze cautelari gravi ed attuali nei confronti di tutti gli indagati e specificatamente, un concreto e grave pericolo di reiterazione della medesima attività criminosa, quale si poteva agevolmente ricavare dalle peculiari connotazioni oggettive della condotta delittuosa messa in atto. Gli indagati destinatari della misura cautelare, secondo il giudice, non hanno avuto alcuna perplessità nell’adottare l’inquietante strategia comportamentale al fine di piegare la volontà delle vittime, sintomatica espressione di personalità allarmante e criminale. Determinante è risultato essere il coraggio, la determinazione e la collaborazione dimostrata dagli imprenditori che in piena sinergia con la magistratura peloritana e con l’Arma dei Carabinieri hanno permesso di assicurare alla giustizia i quattro. La loro opera ha permesso agli inquirenti, in tempi celeri, di respingere il fenomeno criminale che cercava di trovare spazio a Taormina e nei vicini comuni limitrofi della fascia costiera. Gli investigatori auspicano che altri imprenditori possano con celerità rivolgersi alla magistratura inquirente e all’Arma dei Carabinieri in modo da poter mettere fine al fenomeno, purtroppo ancora presente, delle estorsioni sul territorio. Gli stessi imprenditori, denunciando i fatti, hanno permesso il brillante risultato, frutto di un certosino lavoro di squadra, e che ha saputo, ridare la libertà a loro stessi che da tempo si vedevano costretti a pagare con i loro sacrifici “il pizzo” allo scopo di non avere minacce e ritorsioni ulteriori.