Domenica 24 Novembre 2024
Il gip aggrava la misura degli arresti domiciliari su richiesta della Procura


Troppi post su Facebook, De Luca non potrà più comunicare con l’esterno

di Andrea Rifatto | 13/11/2017 | CRONACA

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De Luca nella sua abitazione a Fiumedinisi

Troppi post su Facebook e così per Cateno De Luca, ristretto ai domiciliari, è scattato il divieto di comunicazione con l’esterno. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, Carmine De Rose, che ha inasprito la misura cautelare accogliendo la richiesta formulata dalla Procura. Arrestato mercoledì da Carabinieri e Guardia di Finanza con l’accusa di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale per un totale di 1,7 milioni di euro, il neo deputato regionale era stato sottoposto sabato mattina dal gip ad interrogatorio di garanzia e i suoi legali, gli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, avevano chiesto in quell’occasione la revoca dei domiciliari. La decisione di vietare ogni tipo di comunicazione con l’esterno segue la pubblicazione di diversi post e video su Facebook da parte del parlamentare dopo l'arresto. Sabato, rientrando a Fiumedinisi dopo l’interrogatorio, De Luca aveva annunciato un “silenzio” di 48 ore in attesa della decisione del gip: “Il professor Carlo Taormina mi ha imposto l’assoluto silenzio e quindi non farò altri post e non potrò ovviamente rispondere alle centinaia di telefonate e messaggi che mi pervengono”. Ma neanche due ore dopo era ricomparso su Facebook continuando a pubblicare foto e video, documentando i doni ricevuti dagli amici, registrando filmati dal contenuto politico e rivolgendosi direttamente anche al presidente della Regione, fino a questa mattina alle 10. Si attende invece la decisione sul mantenimento o meno degli arresti domiciliari, in merito al quale il giudice non si è ancora espresso nè per De Luca nè per Carmelo Satta, anche lui sottoposto a misura cautelare da mercoledì. Quest'ultimo è difeso dall'avvocato Giovanni Mannuccia.

Più informazioni: inchiesta fenapi  


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